Ambiente

Crisi climatica: benvenuti allo show dei record 2024

Davanti all’innalzamento delle temperature, alla siccità, allo scioglimento dei ghiacci e alla diffusione del problema delle microplastiche, latita ancora l’impegno verso l’azione climatica che meritiamo. Perché?
Credit: Sergey Vinogradov  

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13 marzo 2024 Aggiornato alle 06:30

Il 2024 sarà un anno da record. Un anno che impareremo a ricordare, ma che inizialmente vivremo come un anno qualsiasi, facendoci caso quel tanto che basta a ricordarci che, effettivamente, lo stiamo vivendo.

In questo 2024 non mancheranno certo le novità, né tantomeno la presenza di certezze che si ripresenteranno per riconfermare il titolo.

Si sfideranno senza riserve proponendo nuove categorie e nuovi tempi, nuove misure e nuovi primati che faranno la storia.

Ma cominciamo dal principio, quello con la P maiuscola. Quello che di solito si fa ricondurre alla nascita.

Ebbene, in questo 2024 sono le placente a vincere la vettoriale inquinamento da plastica. Essì, nemmeno gli organi temporanei sono al sicuro dall’inquinamento da rifiuti, per la precisione, dai prodotti della scomposizione dei rifiuti plastici: le microplastiche.

Già nel 2020 dall’Italia era stata pubblicata una ricerca che ne riscontrava la presenza, ma come ogni competizione che si rispetti, è il 2024 a calare l’asso, il numero più alto. Se nel 2020 erano state rinvenute microplastiche nella placenta di quattro donne, nel 2024 “i ricercatori dell’università del New Mexico hanno utilizzato un nuovo strumento analitico per misurare le microplastiche presenti nella placenta umana. In uno studio pubblicato il 17 febbraio sulla rivista Toxicological Sciences, un team guidato da Matthew Campen, professore presso il Dipartimento di Scienze Farmaceutiche dell’University of New Mexico Health Sciences, ha riferito di aver trovato microplastiche in tutti i 62 campioni di placenta testati, con concentrazioni che vanno da 6,5 ​​a 790 microgrammi per grammo di tessuto.

Terrificante non è vero? Pensare che i rifiuti che con tanta cura vengono differenziati da chi non ne riduce la produzione possano finire addirittura in un tessuto che ha una vita media pari a quella di una gravidanza, la cui funzione è quella di nutrire, ossigenare e fungere da barriera è davvero spaventoso. Ma non temete, non è finita qui, the show must go on e il 2024 è appena iniziato.

Questo gennaio ha superato quello precedente attestandosi come il più caldo mai registrato anche se, con molta probabilità anche lui sarà battuto il prossimo anno, ma pare brutto fare pronostici così disfattisti davanti al neo incoronato vincitore - come dichiarato dal programma di osservazione della Terra europeo, Copernicus. Anche se, a onor del vero, ci ha già pensato febbraio con la sua strabiliante capacità di toccare un aumento di 1,77 °C di media.

Record, però, che verrà minacciato nella sessione estiva perché, stando alle dichiarazioni di James Hansen, ex scienziato della Nasa che già nel 1988 aveva testimoniato davanti al Congresso per allertare sui rischi relativi all’aumento della temperatura globale, ovvero tempeste, ondate di calore e siccità, a maggio 2024 - complice l’azione di El Niño - la temperatura media globale toccherà gli 1,7 °C sopra i livelli preindustriali.

Forse l’arrivo de La Nina potrà abbassare le temperature, così si pronostica e si spera, grazie a modelli predittivi che ormai sembrano slot machine tarate in perdita.

Sarebbe infatti da ricordare che gli Accordi Parigi si proponevano di mantenere l’aumento di temperature entro l’1,5 o, comunque, ben al di sotto dei 2,0 °C.

Ad incrementare la certezza che la concentrazione di gas serra non verrà drasticamente ridotta concorrono altre industrie da record.

Tra le prime posizioni troviamo proprio quella bellica che tra bombe al fosforo bianco, distruzione di massa e impoverimento, muovono eserciti e dispositivi alimentati con combustibili fossili, permettono di fare nuove strabilianti concessioni e nel mentre di rimandare la transizione ecologica, facendo schizzare i prezzi dei combustibili fossili alle stelle.

Il business della guerra non viaggia da solo, anzi, è affiancato dalla più timida e romantica industria turistica che quest’anno ha intenzione di non trattenersi in quanto a record. La più grande crociera del mondo Icon of the seas è stata inaugurata a gennaio. La nave vanta 6 scivoli da record, la piscina da nave più grande al mondo e, per non farci mancare nulla, una portata emissiva maggiore del 70%-80% rispetto a qualsiasi altra crociera, parola di Bryan Comer direttore del Consiglio Internazionale per i Trasporti Marittimi.

La progettazione infatti, si è concentrata molto sulla CO2, dimenticando che non è l’unico gas climalterante, e scadendo in una quota emissiva di metano titanica.

Metano che - giusto per stare in tema di record - trattiene 80 volte più calore della CO2.

Per non parlare del consumo alimentare che una popolazione come quella che si intratterrà sul colosso navale richiede o dello spreco di acqua e del flusso di acqua virtuale (ovvero quello relativo agli approvvigionamenti che, chissà come mai, è una delle voci meno trattate dall’industria turistica).

La Icons of the sea potrà quindi scivolare sulle acque di un oceano sempre più caldo, che negli ultimi 5 anni non ha fatto che accumulare sempre più calore a discapito di chi li abita e degli equilibri termici prodotti dalle correnti - come la famosa Corrente del Golfo - sempre più prosciugate. E con un mare antartico sempre più povero di ghiaccio,

Ma non tutto è perduto, perché dalle ceneri di un mondo bollente c’è sempre chi è in grado di vedere il lato positivo, il bicchiere mezzo pieno, di fare soldi insomma. È questo il caso del “turismo da ultima volta” che fa leva sulla prossima sparizione di alcuni ambienti, animali non umani e paesaggi per vendere pacchetti da record, promettendo di vedere almeno una volta nella vita e prima che scompaia per sempre qualcosa destinato alla morte.

Insomma, un nuovo bene di lusso è alle porte, degno di caroselli da travel adv che si popoleranno di “dieci cose da vedere prima che scompaiano” se non “cinque specie di animali non umani da importunare mentre si estinguono”, o addirittura il più drammaticamente corretto “otto luoghi che chi è ricco può visitare e fotografare mentre chi è povero ci muore”.

Benvenuti allo show dei record 2024, dove ogni soglia fa notizia per quelle 24h necessarie a vendere una storia. In cui ogni mese è il più caldo di quelli che lo hanno preceduto ma in cui non vedremo ancora l’azione climatica che meritiamo, non finché ci sarà qualcuno in grado di trarre profitto anche dalla nostra stessa estinzione.

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