Ambiente

El Niño e riscaldamento globale mettono in ginocchio il Sudamerica

Gli incendi in Colombia e Cile, la febbre dengue in Perù, le inondazioni in Ecuador e Bolivia. Le emergenze continueranno almeno per un altro mese
Credit: Nicolas Remene/Le Pictorium Agency via ZUMA Press  

Tempo di lettura 4 min lettura
22 febbraio 2024 Aggiornato alle 07:00

El Niño, unito agli effetti sempre più dirompenti del riscaldamento globale, ha causato danni in tutto il mondo, tra incendi e inondazioni. I problemi si stanno facendo particolarmente sentire in Sudamerica, dove si prevede che le difficoltà persisteranno almeno fino a marzo.

Il noto fenomeno climatico torna in maniera periodica e ciclica all’avverarsi di alcune condizioni, a partire dal riscaldamento dell’acqua dell’Oceano Pacifico, spesso portando al contempo a un insolito aumento dell’umidità nelle zone normalmente secche e alla siccità nelle aree temperate. Il cambiamento climatico ha radicalizzato queste situazioni.

La vegetazione, per esempio, è a rischio per via di una stagione degli incendi senza precedenti in alcune parti delle Ande, che di solito sono fresche e umide. In Colombia si contano infatti 515 eventi legati a El Niño, tra cui incendi boschivi e inondazioni, capaci di “colpire” ben 97.000 persone.

“Intense ondate di caldo e siccità, forti piogge e inondazioni ⛈️sono solo due conseguenze del cambiamento climatico. Questa è una chiamata della nostra mamma Terra affinché ci prendiamo cura di lei e la rispettiamo. Insieme possiamo ridurre l’impronta ecologica che lasciamo”, è uno degli ultimi post di “soyelfrailejon.

Si tratta di un profilo Instagram con oltre 110.000 followers, interamente dedicato ai frailejónes: è una delle piante più amate in Colombia ma attualmente è messa in pericolo proprio dalle fiamme.

Il Perù ovviamente non viene risparmiato dal climate change. È lì che i pescatori avrebbero osservato il suddetto fenomeno climatico, intorno ai giorni di Natale: così battezzarlo per tutti “el niño de la navidad” è stato naturale.

Quel “bimbo” però ha unito le forze con le ondate di caldo e le forti piogge, creando un ambiente perfetto per attirare le zanzare. Tutto ciò ha fatto aumentare esponenzialmente i casi di dengue l’anno scorso, dando vita alla più grande epidemia di questa febbre mai registrata nel Paese. Il contesto descritto dai dati dei Centers for Disease Control and Prevention è molto preoccupante.

Inoltre, come mostra il report di dicembre di Pan American Health Organization, sono stati segnalati oltre 270.000 episodi e almeno 381 vittime, mentre gli ospedali erano sotto pressione.

L’emergenza è ancora in corso, in concomitanza con le prolungate ondate di calore indotte da El Niño: lo denuncia il bollettino di venerdì dell’United Nations Office for the Coordination of Humanitarian Affairs (Ocha). Il Ministero della Salute peruviano segnala oltre 13.000 casi di dengue dall’inizio del 2024, in aumento del 53,4% rispetto al 2023, con 3.192 casi solo nella quinta settimana dell’anno.

Nella regione settentrionale di Piura, quella con il maggior numero di casi di dengue, il Ministero ha registrato più di 100 giorni consecutivi (e oltre 200 notti) insolitamente caldi, con la città di Mallares che ha raggiunto una temperatura record di 38,2 gradi l’8 gennaio.

Secondo il Centro nazionale peruviano per l’epidemiologia, la prevenzione e il controllo delle malattie, le persistenti condizioni di El Niño potrebbero causare fino a 110.000 casi di febbre a livello nazionale entro giugno.

Intanto le crisi climatiche sono in atto in tutta la regione. Il Perù ma anche il Cile hanno sperimentato ondate di calore persistenti all’inizio del 2024, con incendi devastanti che hanno colpito quasi 10mila cileni - uccidendone più di 130 solo nell’ultimo mese - e con temperature estreme. La parte orientale del Guatemala ha raggiunto i 40 °C a febbraio, nel pieno della stagione fredda.

Invece l’Ecuador, dove metà della popolazione vive in aree a rischio allagamenti, affronta piogge intense, soprattutto lungo le coste. Una settimana fa sono stati stanziati 265-000 dollari in previsione delle inondazioni legate a El Niño nella provincia di Santa Elena.

Intanto in Bolivia si è passati improvvisamente dalla siccità e dal caldo eccessivo alla stagione delle piogge e all’umidità che a gennaio ha spiazzato la terra arida, impreparata ad assorbire l’acqua piovana: le inondazioni sono state l’immediata conseguenza anche qui.

Per concludere il quadro piuttosto macabro, c’è il ritrovamento di oltre 150 delfini morti nelle acque insolitamente calde del lago Tefé nell’Amazzonia brasiliana a ottobre. Per gli scienziati, la colpa è del caldo estremo e della siccità causati da El Niño e dal cambiamento climatico.

Leggi anche
Cambiamento climatico
di Alessandro Leonardi 3 min lettura
incendi
di Francesco Carrubba 3 min lettura