Futuro

Creati mini organi dalle cellule fetali recuperate dal liquido amniotico

Gli “organoidi” (generati grazie all’utilizzo di unità polimerali, renali e intestinali) potrebbero fornire informazioni utili sulla causa delle malformazioni nei bambini. Lo studio è stato pubblicato su Nature Medicine
Rappresentazione degli organoidi
Rappresentazione degli organoidi Credit: Giuseppe Cala/Paolo De Coppi/Mattia Gerli
Tempo di lettura 3 min lettura
15 aprile 2024 Aggiornato alle 10:15

La medicina ha raggiunto un nuovo traguardo con lo sviluppo di mini-organi creati da cellule fetali, facendo luce su aspetti cruciali dello sviluppo umano durante le fasi finali della gravidanza. Una svolta innovativa che offre opportunità promettenti per comprendere le cause delle malformazioni che interessano il 3-6% dei bambini a livello globale.

Per riuscirci, i ricercatori hanno creato grumi tridimensionali di tessuto, noti come organoidi, utilizzando cellule polimerali, renali e intestinali recuperate dal liquido amniotico che avvolge e protegge il feto nell’utero. E, per la prima volta, questi organoidi sono stati prodotti da cellule non trattate, aprendo la strada a nuove conoscenze sullo sviluppo fetale, sia in salute che in malattia, come ha sottolineato Mattia Gerli, ricercatore presso la London’s Global University.

Gerli ha spiegato che gli organoidi fetali, che sono larghi meno di un millimetro, permetterebbero agli scienziati di osservare come avviene lo sviluppo intrauterino, fornendo nuovi approcci diagnostici e terapeutici: la capacità di creare organoidi mesi prima della nascita potrebbe infatti portare a interventi più mirati, consentendo ai medici di diagnosticare precocemente eventuali difetti e di comprendere le migliori strategie di trattamento.

Lo studio, pubblicato su Nature Medicine da Gerli e dal professor Paolo De Coppi, chirurgo fetale presso il Great Ormond Street Institute of Child Health, descrive come il liquido amniotico sia stato prelevato da 12 donne in stato di gravidanza durante test diagnostici di routine per poi essere analizzato.

Sebbene la maggior parte delle cellule nel liquido amniotico fosse morta, una piccola frazione si è rivelata contenere cellule staminali essenziali per la formazione di reni, polmoni e intestino del feto: e così i ricercatori hanno lavorato per poterle trasformare in organoidi tridimensionali iniettandole in goccioline di gel e coltivandole.

Inoltre, il team di ricerca ha studiato, durante lo studio, la condizione ernia diaframmatica congenita (Cdh), caratterizzata da un difetto nel diaframma che può ostacolare la crescita dei polmoni nei feti. Analizzando gli organoidi polmonari di bambini con Cdh prima e dopo il trattamento, i ricercatori hanno evidenziato significative differenze nello sviluppo, suggerendo un chiaro beneficio derivante dal trattamento precoce.

Ma questo approccio innovativo potrebbe essere esteso allo studio di altre condizioni congenite come la fibrosi cistica o le malformazioni renali e intestinali: la possibilità di testare farmaci sugli organoidi prima di somministrarli ai bambini potrebbe rivoluzionare le terapie, consentendo trattamenti personalizzati e mirati.

Roger Sturmery, docente della University of Hull, ha sottolineato l’importanza di questa scoperta: non solo offre una visione sullo sviluppo fetale senza precedenti, ma potenzialmente permette di rivelare precocemente le origini delle malattie negli adulti. L’analisi delle cellule dei tessuti fetali, infatti, potrebbe fornire importanti evidenze su cosa accade quando queste stelle cellule non funzionano correttamente.

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