Futuro

Hai le cellule di un 30enne o un 60enne?

Nuovi test già in commercio promettono di svelare l’età biologica delle persone, ma in realtà non possono dire molto sulla salute
Credit: Yeyo Salas  

Tempo di lettura 4 min lettura
21 dicembre 2023 Aggiornato alle 12:00

Quando qualcuno mi chiede quanti anni ho, rispondo sempre: «Quanti me ne dai?».

Spesso c’è una differenza tra l’età reale e quella percepita da noi stessi o dagli altri.

Forse la verità sta nel mezzo, nelle cellule. Ora i progressi scientifici hanno portato a test che forniscono informazioni sull’età biologica, assecondando l’innato desiderio di sapere se il nostro organismo sia più giovane o più vecchio di quanto pensiamo.

Che cos’è in fondo l’età biologica?

È come una fotografia del nostro corpo che ci spiega quanti acciacchi abbiamo collezionato nel corso degli anni, quali sono gli effetti dell’avanzare del tempo, come l’ambiente circostante ha influito su di noi e che conseguenze hanno avuto le nostre condotte di vita. Pensaci se non puoi fare a meno delle sigarette o quando potresti rinunciare a un drink alcolico.

In primo luogo, occorre considerare che probabilmente l’industria farmaceutica sta per vivere una stagione di vera e propria rivoluzione, grazie all’intelligenza artificiale generativa (genAI).

Sono in corso diversi studi clinici avviati con farmaci progettati attraverso grandi data set biologici, che promettono di concretizzare importanti benefici per il settore e, si spera, per le persone. È lecito comunque aspettarsi sorprendenti invenzioni nel medio termine.

Intanto negli Stati Uniti sono già realtà medicine che riescono a correggere gli errori genetici intervenendo a livello cellulare fino alla singola “lettera” del Dna.

Ma per il momento l’innovazione principale nel campo dell’epigenetica risale agli studi di Steve Horvath, professore di genetica umana e biostatistica all’University of California a Los Angeles, che esattamente dieci anni fa - nel 2013 - ha sviluppato una sorta di “orologio” biologico: consiste in un algoritmo in grado di correlare l’età, l’invecchiamento naturale e i cambiamenti molecolari che attivano o disattivano vari geni.

Questa scoperta è utilizzata anche da alcune misurazioni già in commercio che, come spiega il New York Times, sono acquistabili dai cittadini sotto forma di esami del sangue o della saliva, con prezzi che si aggirano sui 300 dollari.

Il nodo sta in un fatto però: il Dottor Horvath ha sviluppato questa tecnica in modo che fosse capace di analizzare i dati di migliaia di pazienti e non di occuparsi di un singolo soggetto. Quindi questi nuovi test, in realtà, non possono svelare nulla di preciso sullo stato di salute individuale, quando non si rivelano effettivamente inaffidabili.

Gli esperti più gentili dicono che alcune di queste rilevazioni non sono del tutto inutili ma sembrano parecchio concordi nell’affermare che bisogna attendere ulteriori verifiche e conferme scientifiche, per poter sperare un giorno di farne buon uso in ambito sanitario. Per adesso, dunque, si tratta perlopiù di prodotti che possono soddisfare qualche curiosità restando molto in superficie.

C’è un altro punto verso il quale la comunità degli scienziati converge abbastanza compatta: è ancora piuttosto impossibile pensare di determinare con assoluta accuratezza l’età biologica di un’unica persona. Non c’è niente da fare, insomma: la maggiore o minore somiglianza delle nostre cellule con quelle di un 30enne o di un 60enne rimane, per ora, un qualcosa astrattamente legato alle nostre sensazioni. E in effetti, oggi, mi fa un po’ male la schiena.

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