Diritti

Inghilterra e Galles vogliono decriminalizzare l’aborto

La deputata laburista Diana Johnson presenterà alla Camera dei Comuni un emendamento per eliminare qualsiasi responsabilità penale per le donne che interrompono una gravidanza oltre i termini legali (24 settimane)
Credit: Vuk Valcic/ZUMA Press Wire
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6 marzo 2024 Aggiornato alle 16:00

Il Parlamento britannico si prepara questo mese a decriminalizzare l’aborto in Inghilterra e Galles. Una svolta diventata urgente dopo l’aumento dei casi di donne indagate e condannate per Ivg illegali. Chi pensava che l’Inghilterra avesse una delle discipline più permissive del continente europeo in materia, deve ricredersi.

Una legge di epoca vittoriana rimasta in vigore dal 1861 stabilisce che l’aborto è un reato punibile con il carcere a vita. Se oggi l’interruzione di gravidanza è comunque permessa entro le 24 settimane di gravidanza e con l’approvazione di 2 medici è grazie alle deroghe introdotte dall’Abortion Act del 1967. Dopo 10 settimane, la procedura deve essere eseguita in una clinica autorizzata o in un ospedale pubblico. Oltre le 24 settimane, l’aborto è permesso solo in casi eccezionali (cioè se la vita della donna è in pericolo, se il feto ha una grave malformazione o se c’è il rischio di grave danno permanente alla salute fisica o mentale della donna).

La deputata laburista Diana Johnson presenterà alla Camera dei Comuni un emendamento per eliminare qualsiasi responsabilità penale per le donne che abortiscono oltre i termini, lasciando inalterati i limiti esistenti. Secondo un sondaggio realizzato per il Times, la riforma troverebbe il consenso bipartisan del 55% dei parlamentari (solo il 23% sarebbe ancora a favore della criminalizzazione). E sarebbe in linea con quanto deciso nel 2019 dall’Irlanda del Nord, dove il limite per abortire però è molto più breve: 12 settimane.

Per anni quasi nessuno si è preoccupato delle gravidanze interrotte oltre il periodo consentito. Poi qualcosa è cambiato. Secondo MSI Reproductive Choices, Ong che fornisce servizi di contraccezione e aborto sicuro in 37 Paesi del mondo, dal 2018 in Inghilterra e Galles ci sono stati almeno 60 casi di donne indagate dalla polizia per presunti aborti illegali (per il Guardian arriverebbero a un centinaio).

Se tra il 1967 e il 2022 solo 3 donne sono state condannate, soltanto negli ultimi 18 mesi ne sono state processate il doppio; 3 casi sono stati archiviati e 2 sono ancora in attesa di giudizio. Ma quello che ha fatto più discutere è stato il processo finito con la condanna a 28 mesi di carcere a Carla Foster, già madre di 3 figli, colpevole di aver preso la pillola abortiva tra la 32° e la 34° settimana. In appello la pena è stata poi dimezzata e sospesa: per il suo caso c’era bisogno di «compassione, non di punizione», come ha detto la giudice Victoria Sharp.

Anche le associazioni di medici hanno fatto pressioni per favorire una riforma. A gennaio, il Royal College of Obstetricians and Gynaecologists ha diffuso un comunicato in cui suggeriva a tutti i medici e assistenti sanitari di non segnalare alla polizia i casi di aborti illegali sospetti perché “non è mai nell’interesse pubblico indagare e processare le donne” che abortiscono. A differenza del caso Foster, diverse donne sono finite sotto indagine per aver perso il bambino dopo un aborto spontaneo tardivo o un parto prematuro. In alcune interviste alla Bbc, hanno riferito di essere state “traumatizzate” e di aver iniziato ad avere pensieri “suicidi” a causa di indagini durate anni.

Secondo Jonathan Lord, direttore medico dell’Msi, il numero senza precedenti di donne indagate potrebbe essere collegato a una maggiore attenzione da parte della polizia allo schema della “pillola inviata via posta”, introdotto nel 2020 durante la pandemia per consentire l’aborto farmacologico a domicilio entro le 10 settimane di gestazione. Un sistema che può essere manipolato per assumere i farmaci abortivi anche molte settimane dopo.

L’aborto è di per sé un evento che può risultare drammatico, ma per le donne che vengono indagate per Ivg illegali le conseguenze possono essere devastanti. Lord ha raccontato di aver avuto pazienti che «Hanno perso tutto, la propria casa, i propri figli, la relazione con il proprio partner». Spesso, anche quando non c’è alcun indizio che l’aborto tardivo sia stato provocato da farmaci, basta che la polizia venga a sapere che la donna ha preso in considerazione la possibilità di abortire per dare corso alle indagini. In alcuni casi diventati noti al pubblico, le donne sono state prese di mira anche con minacce di morte.

Gli equilibri parlamentari (che in materia di aborto consentono il voto libero dalle indicazioni dei partiti) sembrano pendere stavolta a favore della tutela delle donne. La prima firmataria dell’emendamento Diana Johnson si è detta fiduciosa che sarà approvato: «Troverei molto strano se il parlamento decidesse di non farlo per l’Inghilterra e il Galles, visto che lo abbiamo già fatto (in Irlanda del Nord, ndr) e non è cascato il mondo».

In Italia l’aborto clandestino è stato depenalizzato nel 2016 (ma la multa per chi se lo procura è stata aumentata da 51 a 10.000 euro). Canada, Nuova Zelanda e Australia hanno decriminalizzato del tutto l’Ivg. La Francia, invece, ha appena sancito il diritto nella sua Costituzione.

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