Diritti

Julian Assange verrà estradato negli Stati Uniti?

La prossima settimana i giudici dell’Alta Corte di Londra saranno chiamati a decidere se il cofondatore di WikiLeaks ha diritto a ricorrere in appello contro il verdetto di trasferirlo negli Usa, dove rischia una condanna fino a 175 anni di carcere
Credit: ANSA/CESARE ABBATE  
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
16 febbraio 2024 Aggiornato alle 16:10

La prossima settimana, il 20 e 21 febbraio, l’Alta Corte di Londra deciderà del destino di Julian Assange: i giudici potranno concedergli il diritto di presentare ricorso contro la sua estradizione negli Stati Uniti con l’accusa di spionaggio, oppure permettere che venga trasferito là dove potrebbe trascorrere il resto della sua vita in carcere. Si tratta dell’ultima opportunità per il cofondatore ed ex caporedattore di WikiLeaks di contestare la decisione del 2022 dell’allora ministro dell’Interno britannico Priti Patel di approvare l’ordine di estradizione.

L’avvocata Stella Moris-Assange, che nel 2022 si è sposata con il giornalista 52enne nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh, dove è recluso dal 2019, sostiene che «se verrà estradato in America lo chiuderanno in un buco così profondo che non lo rivedrò più». Lo ha dichiarato in una conferenza stampa organizzata giovedì dalla Foreign Press Association a Londra in vista dell’udienza dell’Alta Corte. In caso di fallimento, Assange non potrà «ricorrere alla Corte Suprema o altrove in questa giurisdizione». Se dovesse perdere l’appello, l’unica soluzione sarebbe presentare un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo. La donna ha definito la situazione «estremamente grave», perché «Julian potrebbe essere su un aereo per gli Stati Uniti entro pochi giorni».

Negli Stati Uniti, spiega Amnesty International, potrebbe subire una condanna fino a 175 anni di carcere per aver violato la Legge sullo spionaggio del 1917 quando, nel 2010, ha pubblicato del materiale riservato sulle attività militari e diplomatiche relative alla guerra in Iraq e in Afghanistan. Si tratta di circa 700.000 documenti, tra cui il video Collateral Murder, che WikiLeaks descrisse come “una prova di attacco bomba statunitense contro civili” iracheni a Baghdad. Assange, cittadino australiano, ha cercato rifugio nell’ambasciata ecuadoriana a Londra, dove è rimasto per 7 anni per evitare l’estradizione in Svezia: su di lui pendeva un’accusa di violenza sessuale (poi archiviata), che Assange ha sempre sostenuto essere un pretesto per riuscire a estradarlo negli Stati Uniti.

Dopo essere stato cacciato dall’ambasciata, il fondatore di WikiLeaks è stato arrestato a Londra e dal 2019 è detenuto nel carcere di massima sicurezza Belmarsh. Secondo i pubblici ministeri statunitensi, sarebbe colpevole di aver aiutato l’analista dell’intelligence dell’esercito americano Chelsea Manning a rubare e far trapelare i documenti top secret. Manning, condannata a 35 anni di carcere, è stata rilasciata nel 2017 perché la sua pena è stata commutata a soli 7 anni dall’ex presidente Barack Obama. La sua amministrazione aveva deciso di non procedere con le accuse contro Assange, che però durante la presidenza di Donald Trump, e in base all’Espionage Act del 1917, sono state rilanciate.

Se Assange avrà successo davanti all’Alta Corte, verrà fissata una data per l’udienza di appello. Secondo Kristinn Hrafnsson, caporedattore di WikiLeaks, «Se un cittadino australiano che pubblica in Europa può rischiare il carcere negli Stati Uniti, significa che in futuro nessun giornalista sarà più al sicuro». Se fosse estradato, ha dichiarato il fratello di Assange, Gabriel Shipton, «tutti i legami con la sua famiglia, la sua ancora di salvezza che lo tengono in vita in quella prigione verranno tagliati e lui si perderà nell’orribile sistema carcerario degli Stati Uniti». Mercoledì il parlamento australiano ha approvato una mozione che chiede il ritorno di Assange nel suo paese d’origine e invita gli Stati Uniti e il Regno Unito a porre fine alla questione.

Per l’udienza della prossima settimana, Assange ha chiesto di partecipare di persona, per poter comunicare con i suoi avvocati in tribunale. Tuttavia, la sua richiesta non è ancora stata accolta e l’uomo rischia di dover assistere al procedimento in collegamento video, come accaduto in precedenza. «Fa parte dell’assurdità di questo caso che continua a scioccarmi», ha dichiarato Stella Assange.

Da quando è entrato a Belmarsh, quasi cinque anni fa, Assange non ha ancora trascorso un solo giorno all’esterno, eccetto quando si presentò in tribunale il 6 gennaio 2021. Nel corso degli anni le sue condizioni sono peggiorate, secondo la moglie Stella: «La sua salute è in declino, mentalmente e fisicamente. La sua vita è a rischio, ogni singolo giorno che rimane in prigione. Se viene estradato, morirà».

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