Culture

Sanremo, storia di un Festival che racconta l’Italia

Stasera si terrà l’ultima serata del Festival della Canzone italiana. Ma tu conosci la storia del programma più seguito del Paese?
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10 febbraio 2024 Aggiornato alle 09:00

Ogni anno, a febbraio, c’è un gran trambusto in una piccola località della Liguria. Siamo a Sanremo, un bel centro tranquillo in riva al mare, pieno di fiori e di ville dai nomi che sanno di vacanza - Villa Mio Nido, Villa Bel Respiro, Palazzo Riviera, Villa Mi Sol…

A febbraio, anche se le vacanze sono ancora lontane, questo paese brulica lo stesso. Tutti i riflettori d’Italia sono puntati sull’Ariston, il grande teatro dove, come ogni anno, si tiene il Festival della Canzone italiana. Durante i 5 giorni di concorso, Sanremo diventa più di una bella città col mare, i fiori e le villette. Diventa quasi la capitale d’Italia.

Oggi è l’ultimo giorno di Festival. Stasera oltre 6 Italiani su 10 staranno col fiato sospeso per sapere chi sarà il vincitore di questa 74° edizione. Perché questa storia si ripete da ben 74 anni…

Il Festival di Sanremo è nato nel 1951. L’Italia era una giovanissima democrazia, ancora acciaccata però dagli effetti della Seconda Guerra mondiale. Il Festival della Canzone italiano serviva a rilanciare il Paese, la sua economia e la sua cultura.

Alla prima edizione gareggiarono 20 canzoni ma solo 3 cantanti. Vinse una ragazza che si chiamava Nilla Pizzi. L’anno successivo, i partecipanti aumentarono e diventarono 5 ma Nilla Pizzi vinse lo stesso. Anzi, vinse tre volte: si aggiudicò il primo, secondo e terzo posto con tre canzoni diverse!

Se le ragazze hanno vinto da subito il Festival di Sanremo, ci sono voluti 35 anni e l’edizione del 1986 per vedere una donna tra i conduttori. Il Festival purtroppo è quasi sempre stato gestito da maschi, mentre le femmine non hanno avuto molte occasioni di capitanare questo grande evento - e si vede.

Nel 1973, il Festival di Sanremo è passato dal bianco e nero ai colori. Ma solo per chi lo guardava dall’estero: in Italia, infatti, le tv a colori ancora non c’erano e la prima edizione davvero colorata fu quella del 1977.

Negli anni, le regole sono cambiate un po’. Ci sono state edizioni con 3 partecipanti, altre con 58, altre ancora, come quella di quest’anno, con 30. Ci sono stati anni senza l’orchestra, dove tutti cantavano in playback, e un anno solo senza pubblico, il 2021, a causa della pandemia di Covid-19.

All’inizio e per tanti anni, la presenza dell’orchestra ha fatto sì che si cantassero soprattutto canzoni d’amore melense e piene di dramma. Con il passare del tempo, però, tutti i generi musicali sono riusciti a farsi strada, anche quelli più moderni e meno strappalacrime.

Negli anni Sessanta e Settanta, quando in Italia e in Europa il clima politico era molto violento e le persone si affrontavano per strada, la protesta ha coinvolto anche la musica. Nel 1967 si uccise un cantante bravissimo e tormentato, Luigi Tenco, che non si sentì capito dal pubblico e dalla giuria. La sua canzone si chiamava Ciao amore ciao ed era bellissima.

Il Festival di Sanremo ha sempre contenuto molto di più delle sue canzoni. È uno strano ritratto, non sempre armonioso ma mai infedele, di quello che è il nostro Paese in quel momento, di quello che vorrebbe essere e di quello che non riesce a nascondere.

Ogni anno scoppiano polemiche sui più disparati argomenti. Ci sono polemiche sui testi delle canzoni, sui corpi delle cantanti femmine, sul trucco dei cantanti maschi, sulle parole dei presentatori, sui gesti improvvisati, su quelli premeditati e su quelli mai avvenuti.

Le polemiche sono un terreno scivoloso perché è facile dare il peggio di sé, soprattutto ben nascosti dietro a uno schermo, però sono sempre un interessante spunto di riflessione, quando ci si dà il tempo di pensare. Una polemica è un battibecco energico intorno a un argomento in cui non si è tutti d’accordo. E i battibecchi possono fare bene se lo scopo finale è fare pace, capirsi e cambiare, quando serve.

Stasera finirà col botto questa 74° edizione del Festival di Sanremo. Si chiuderà questo festival come una capsula del tempo che potrai riesumare quando sarai grande, magari al 100° anniversario della manifestazione. Allora, quello che sembrava un dettaglio nel 2024 sarà diventato importante, quello che sembrava assurdo sarà forse diventato la norma. E chissà che nel 2050 non ci sia addirittura una femmina a condurre il Festival da sola…

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