Ambiente

Chi perde a Sanremo? Facile: l’ambiente

Dietro i record, le esibizioni e le gag tristi, c’è di più. I soliti sponsor in odore di greenwashing. E il Pianeta in ultima fila
Rosa Villain sul green carpet di Sanremo. Credit: ANSA/RICCARDO ANTIMIANI 
Rosa Villain sul green carpet di Sanremo. Credit: ANSA/RICCARDO ANTIMIANI 
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9 febbraio 2024 Aggiornato alle 06:30

I giovani? Tanti e bravini. Gli ospiti famosi? Persino un John Travolta che fa il Ballo del qua qua. I temi importanti? Presenti, presentissimi, con un monologo di Giovanni Allevi sulla malattia e sulle anime belle che non dimenticheremo davvero mai. E le canzoni? Ma sì, dai, ci sono i tormentoni di Annalisa e di Angelina Mango. E quindi: cosa potrebbe mancare nel mastodontico pentolone mediatico del Festival di Sanremo, un evento che lo scorso anno ha avuto un impatto economico di 186 milioni di euro secondo la società di ricerca Ey?

Come ha ben riassunto il critico tv Aldo Grasso, quella del 2024 è un’edizione da “usato sicuro”. Il tandem Amadeus - Fiorello garantisce ascolti record, co-conduttori e co-conduttrici sempre a fare da cornice, e non mancano i soliti sponsor accusati di greenwashing che al posto di lasciare hanno raddoppiato. Il green carpet di erba vera di Eni - Plenitude si è infatti allungato a 300 metri e ha aggiunto la sponsorizzazione di Eni Live, con testimonial Virginia Raffaele. Legambiente ha simpaticamente commentato lanciando l’hashtag #enistonatutto per segnalare le “stonature ambientali di Eni”.

Eppure, forse sarà per la stanchezza del mondo, forse perché a furia di ripeterle le ipocrisie ambientaliste appaiono normali, sembra che il tema della sostenibilità si sia un po’ appannato proprio quando l’attenzione è massima. Ci vorrebbe il buon vecchio Cavallo pazzo che si arrampica sul cornicione dell’Ariston, invece oggi le proteste vengono accolte sul palco e normalizzate, e la presenza dei trattori a Sanremo lo dimostra.

Ma chi ha veramente capito perché gli agricoltori europei sono infuriati? Sono contro o a favore della transizione energetica? E perché la politica li tira di qua e di là? Non è possibile farsi megafono di una problematica che usa i muscoli e le piazze per alzare la voce, seppur legittima in molte delle sue rivendicazioni.

Amadeus avrà studiato bene il balletto di leggi, di decisioni prese a tavolino a Bruxelles, di sussidi dati o negati, della famosa Pac (politica comune europea), di pratiche commerciali leali o sleali? Io giuro ho provato ad addentrarmi meglio nella questione, anche grazie al commento dell’attivista Alice Pomiato proprio qui sulla Svolta. Ma poi ho letto un’intervista al leader dei giovani Fridays for Future, il movimento ispirato a Greta Thunberg, che dice parteciperà alle manifestazioni dei trattori a Roma e ho avuto un attimo di “boh”. Chi sta con chi? La questione esige una competenza che un palco può solo cogliere di straforo, ma insomma, la regola dei 15 minuti di popolarità non si nega a nessuno.

Nel calcolo impossibile dell’impronta ecologica di Sanremo 2024 dovremmo aggiungere anche l’impatto digitale che centinaia di video, post, interazioni social producono nella settimana di diretta, e forse anche in quella prima. Per scrivere questo pezzo, per esempio, sono 48 ore che tengo d’occhio i commenti, gli articoli, le migliaia di immagini che girano intorno all’evento, senza contare la lunghissima diretta tv e gli streaming. Un mare magnum di dati e di gigabyte, che a parte sfinirmi e farmi rischiare il “burnout festivaliero”, come sappiamo pesa moltissimo in termini di inquinamento: a livello globale i data center e le reti consumano circa il 2% dell’energia totale del mondo e questa cifra dovrebbe aumentare costantemente (fonte Nature).

Non è una novità che guardare video su TikTok, postare come se non ci fosse un domani su Instagram, twittare su X quante è “bono” Mengoni ha il suo “perché ambientale”. La buona notizia, leggo però nella ricerca, è che il problema può essere già parte della soluzione: solo l’industria digitale (soprattutto con l’AI) potrebbe mettere in atto buone pratiche di digital decluttering.

In attesa delle prossime serate (nessuno si può giudicare a metà strada, d’altronde) chiudiamo con due notiziole che sarebbero state un po’ più in linea con una certa idea di mondo sostenibile, ma che purtroppo sono state guastate da quel vizietto tutto italiano di favorire i pochi e tralasciare i molti: il treno speciale Frecciarossa che ha portato lo squadrone Rai e i giornalisti in Riviera, facendo risparmiare un po’ di traffico su gomma e infuriare i normali pendolari per i disservizi. E la consapevolezza che Lorella Cuccarini, co-conduttrice della quarta puntata, indosserà solo abiti vintage di alta moda, quindi per lei “riciclati”.

«Le masse ora lo vedono come un modo sostenibile di vestirsi. Sostenibile in termini green e sostenibile anche come spesa» ha detto la showgirl alla rivista Forbes che le ha dedicato un servizio fotografico e una intervista. Tralasciando la parola “masse”, dubito che gli abiti vintage-griffati di Lorella costino quanto la mia vecchia felpa del liceo. Ma magari ora la piazzo su Wallapop…

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