Ambiente

Sudan, Onu: il conflitto alimenta “sofferenze epiche”

Le Nazioni Unite hanno lanciato un appello per raccogliere 4 miliardi di dollari per aiutare il Paese che, secondo Medici Senza Frontiere, vive una “situazione catastrofica”: più di 10 milioni gli sfollati mentre dilagano fame, malattie e violazioni dei diritti umani
Credit: EPA/AMEL 
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
8 febbraio 2024 Aggiornato alle 15:00

“Il conflitto in Sudan alimenta sofferenze epiche”. A metterlo nero su bianco è l’Onu, che ha lanciato un appello per raccogliere 4 miliardi di dollari per aiuti umanitari per il Paese dove dal 15 aprile 2023 si combattono 2 fazioni rivali del Governo militare: le forze armate sudanesi (Saf) guidate da Abdel Fattah al-Burhan e le forze paramilitari di supporto rapido (Rsf) guidate da Hemedti.

Dopo 10 mesi di scontri, 10,7 milioni di persone sono oggi senza una casa; oltre 1,5 milioni sono fuggite verso la Repubblica Centrafricana, il Ciad, l’Egitto, l’Etiopia e il Sud Sudan; 9 milioni si sono spostate all’interno del Paese: questo rende la situazione del Sudan la più grande crisi di sfollamenti interni a livello globale. Da metà aprile 2023, circa 3,5 milioni di persone sono state sfollate dalla capitale Khartoum.

“La fame è dilagante”, scrive l’Onu e 18 milioni di persone non hanno abbastanza cibo. Dal punto di vista dell’insicurezza alimentare, la situazione più critica è quella del Darfur. Qui, aggiunge Medici Senza Frontiere, ogni 2 ore un bambino muore di malnutrizione in ognuno dei campi nella regione del nord. E alla fame si uniscono le malattie: i casi sospetti di colera continuano ad aumentare (ne sono stati segnalati almeno 10.500, inclusi 292 decessi associati), in 60 località.

Tra il 15 aprile e il 15 dicembre 2023, circa 7 milioni di persone sono state raggiunte da interventi di assistenza “salvavita” e 5,7 milioni di persone hanno ricevuto sostegno agricolo e di sostentamento. La guerra, infatti, ha anche “devastato l’economia del Sudan”.

Il Paese è in una situazione che Msf ha definito “assolutamente catastrofica”. E a leggere il comunicato diffuso dalle Nazioni Unite non si fatica a immaginare perché. “Circa 25 milioni di persone necessitano di assistenza umanitaria e protezione. […] Le intense ostilità continuano a danneggiare le reti di approvvigionamento idrico e altre infrastrutture civili critiche in Sudan, e quasi tre quarti delle strutture sanitarie sono fuori servizio negli stati colpiti dal conflitto. Malattie tra cui il colera, il morbillo e la malaria si stanno diffondendo in un momento in cui due terzi della popolazione non ha accesso all’assistenza sanitaria. Circa 19 milioni di bambini non vanno a scuola. Le violazioni dei diritti umani sono diffuse, con continue segnalazioni di violenza di genere”.

Non si sa esattamente il numero dei morti, ma secondo un rapporto trapelato dall’Onu e citato dal Guardian “tra le 10.000 e le 15.000 [persone] sono state uccise in una sola città nella regione del Darfur occidentale”. Si tratta della zona dove i combattenti di Rsf e le milizie arabe alleate sono accusati di aver ucciso porta a porta membri di gruppi etnici africani.

«Dieci mesi di conflitto hanno privato la popolazione del Sudan di quasi tutto: la sicurezza, le case e i mezzi di sussistenza», ha affermato il sottosegretario generale per gli affari umanitari e coordinatore degli aiuti di emergenza, Martin Griffiths.

L’appello del 2023, finanziato al 43%, era di 2,5 miliardi di dollari. Quest’anno, l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha) ha bisogno di 2,7 miliardi di dollari per raggiungere 14,7 milioni di persone. L’Unhcr, che coordina il Piano regionale di risposta ai rifugiati, richiede 1,4 miliardi di dollari per quasi 2,7 milioni di persone in 5 Paesi confinanti con il Sudan. In totale, servono oltre 4 miliardi di dollari.

«La generosità dei donatori ci aiuta a fornire cibo e nutrizione, alloggi, acqua pulita, istruzione per i bambini e per combattere la piaga della violenza di genere e l’assistenza alle sopravvissute - ha aggiunto Griffiths - Ma l’appello dell’anno scorso è stato finanziato per meno della metà. Quest’anno dobbiamo fare meglio e con un accresciuto senso di urgenza».

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