Diritti

La prima direttiva europea sulla violenza di genere non menziona lo stupro

Ieri il Consiglio Ue si è riunito per revisionare il testo proposto dalla Commissione l’8 marzo 2022, già approvato dal Parlamento nel 2023. La versione definitiva non contiene più il riferimento al “rapporto sessuale senza consenso” nell’articolo 5
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
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7 febbraio 2024 Aggiornato alle 15:30

L’accordo è stato raggiunto intorno alle 18:00 di ieri, martedì 6 febbraio. La prima legge dell’Unione europea sulla violenza contro le donne e la violenza domestica criminalizza una serie di reati in tutti gli Stati membri: mutilazione genitale femminile, matrimonio forzato, condivisione non consensuale di immagini intime, stalking informatico, molestie informatiche, incitamento informatico all’odio o alla violenza.

Nonostante l’opposizione di alcune eurodeputate, tra cui la relatrice italiana Pina Picierno e l’irlandese Frances Fitzgerald, dal testo finale è scomparsa la definizione di stupro come “rapporto sessuale senza consenso”. Pare che i Governi si siano accontentati del «minimo», senza intervenire con decisione su «questioni divisive» quali sono quelle che riguardano le donne, ha spiegato a La Svolta prima del voto Picierno, relatrice italiana al Parlamento Ue sulla direttiva contro la violenza nei confronti delle donne.

Parlamento e Consiglio devono ancora approvare formalmente l’accordo: il testo definitivo verrà votato tra circa 2 mesi. Una volta adottata, la nuova legge fisserà norme comuni sulla definizione dei reati elencati e sulle relative sanzioni. Le nuove norme, spiega il Consiglio, entreranno in vigore 20 giorni dopo la loro pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell’Ue e gli Stati membri avranno 3 anni per attuare le disposizioni.

”É una giornata triste per le politiche di genere e per i diritti”, ha scritto su Instagram Picierno; la norma “esce dall’ultimo giro di negoziati con una versione ridimensionata e indebolita rispetto al testo varato nel 2022 dalla Commissione e poi rafforzata dal Parlamento Europeo. Sono davvero delusa, abbiamo perso un’occasione storica per i diritti delle donne”.

Secondo Eve Geddie, direttrice dell’Ufficio delle istituzioni europee di Amnesty International, l’accordo è «profondamente deludente e cade ben lungi dallo storico passo avanti nella lotta contro la violenza di genere per cui ci battiamo da tempo». Anche se contiene «elementi positivi, molte eccellenti proposte della Commissione e del Parlamento che avrebbero introdotto misure forti e vincolanti, sono state inutilmente respinte dagli Stati membri». Geddie si riferisce all’introduzione «di una definizione armonizzata di stupro basata sul consenso, bloccata tra gli altri da Francia e Germania, e l’obbligo di garantire meccanismi di denuncia sicuri per le donne prive di documenti».

Tra i Paesi favorevoli a non menzionare lo stupro nella direttiva, infatti, oltre alla più prevedibile Ungheria, sono comparsi anche Francia e Germania: «Alla fine, tredici Stati membri erano favorevoli alla sua inclusione (dello stupro, ndr), ma era necessaria una maggioranza qualificata del 55% degli Stati membri (almeno 15) che rappresentassero almeno il 65% della popolazione, un requisito impossibile da raggiungere senza Francia, Germania e Ungheria - ha spiegato la socialista svedese Evin Incir - Ritenevano che il diritto penale dovesse essere una questione di competenza degli Stati membri e non volevano un’intrusione da parte dell’Ue. Ma ci sono ancora 13 Stati membri che non sono d’accordo, quindi è chiaro che si tratta di un punto di divisione», ha aggiunto.

Secondo Geddi, inoltre, «sebbene il riconoscimento della discriminazione intersezionale nella Direttiva sia positivo, l’omissione nell’articolo 35 dei gruppi ad alto rischio di violenza di genere, come le donne Lgbtqi, le donne prive di documenti e le donne che lavorano nel sesso, è evidente».

Per l’Unione europea “la violenza contro le donne e le ragazze è una delle violazioni dei diritti umani più sistematiche e comuni a livello globale. La direttiva concordata dalla presidenza e dal Parlamento europeo sarà il primo strumento giuridico che affronterà specificamente la violenza contro le donne e la violenza domestica a livello dell’Ue”. Tuttavia, Geddi sottolinea che «questa direttiva stabilisce solo standard minimi e invitiamo gli Stati membri a puntare molto più in alto nella loro attuazione».

Secondo gli ultimi dati del Consiglio europeo, in Ue 1 donna su 2 ha subito violenza fisica o sessuale, perlopiù da parte di partner intimi; 1 su 2 ha subito molestie sessuali. Durante la pandemia di si è registrato un notevole aumento dei casi di violenza fisica ed emotiva nei confronti delle donne: in alcuni Paesi le chiamate alle linee di assistenza telefonica per la violenza domestica sono quintuplicate.

Le donne subiscono abusi anche sul posto di lavoro: circa un terzo delle donne europee vittime di molestie sessuali le ha subite sul lavoro. Per non parlare della violenza online: per questo la versione della direttiva europea revisionata dal Parlamento europeo conteneva anche una parte sulla diffusione di immagini intime, affinché venisse riconosciuta come una forma di violenza di per sé. Il testo approvato, però, prevede che lo sia solo se la vittima può dimostrare il danno subito.

Nel novembre 2022, nell’ambito della strategia per la parità di genere per il periodo 2020-2025, la Commissione europea ha annunciato la creazione di un numero unico di assistenza telefonica a livello di Ue per le vittime di violenza contro le donne: 116 016. Le vittime di violenza possono chiamare lo stesso numero in tutta l’Europa per accedere a consulenza e sostegno.

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