Diritti

Non solo Ilaria Salis: quanti sono i detenuti italiani all’estero?

I concittadini nelle prigioni straniere sono almeno 2.000. Alcuni vivono in condizioni inumane, come Filippo Mosca che in Romania condivide una cella di 30 mq con altri 24 carcerati e utilizza un buco nel pavimento come bagno
Credit: Kindel Media
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
1 febbraio 2024 Aggiornato alle 19:00

Dei nostri concittadini imprigionati all’estero parliamo quasi esclusivamente quando le loro storie diventano impossibili da ignorare. Come quella di Ilaria Salis, di cui si è parlato tantissimo nelle ultime ore nonostante sia ospite delle carceri ungheresi da quasi un anno, pressoché ignorata da media mainstream e istituzioni finché un video ha mostrato inequivocabilmente le condizioni disumane della sua detenzione (che la maestra 39enne aveva già raccontato dopo 7 mesi nel carcere di Budapest, in una lettera scritta al suo avvocato il 2 ottobre 2023).

O Chico Forti, condannato all’ergastolo nel 2000 in Florida per frode, circonvenzione di incapace e concorso in omicidio e per il cui rientro in Italia si è battuto non solo un forte movimento d’opinione (alimentato anche dalla trasmissione tv Le Iene), ma anche le istituzioni, tra cui l’allora ministro degli Esteri Luigi di Maio e l’ex ministra della Giustizia Marta Cartabia.

E come dimenticare i due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, al centro di una controversia internazionale tra Italia e India durata anni dopo l’uccisione di due pescatori indiani?

Dietro queste storie “eccellenti”, però, ce ne sono altre. Migliaia di altre. Almeno 2.058, secondo l’Annuario statistico della Farnesina di novembre 2022: è questo, infatti, il numero dei detenuti italiani all’estero. Un dato che comprende sia chi è già stato condannato (tra cui quelli in attesa di estradizione) sia chi è ancora in attesa di giudizio.

A fare compagnia a Ilaria Salis nelle carceri ungheresi, a esempio, ci sono 5 persone già condannate e 12 ancora in attesa di giudizio. Ma ci sono italiani anche nelle prigioni tedesche (713), francesi (239) e spagnole (229). La maggior parte, oltre 1.500, sono detenuti in Europa, ma più di 200 sono imprigionati nei Paesi extra Ue come Regno Unito (126) e Svizzera (73) e altrettanti nelle Americhe (200). I numeri sono più piccoli in Asia e Oceania, Mediterraneo e Medio Oriente e in Africa sub-sahariana, ma ci sono detenuti italiani a tutte le latitudini.

In Romania, dietro le sbarre del carcere di Porta Alba di Costanza, si trova Filippo Mosca, accusato di traffico internazionale di stupefacenti e condannato a 8 anni e 6 mesi. Il 29enne di Caltanissetta era andato nel Paese per partecipare a un festival musicale nel maggio del 2023; ora, ha denunciato la madre Ornella Matraxia, «vive in una cella di circa 30 mq con altri 24 detenuti. Hanno a disposizione un buco sul pavimento come bagno. Non un bagno alla turca, ma un buco, usato da tutti, sempre intasato e che non viene mai pulito. Le condizioni igienico-sanitarie sono a dir poco disastrose».

Il 29 gennaio il deputato di Italia Viva Roberto Giachetti ha presentato un’interrogazione parlamentare al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Antonio Tajani, focalizzata non tanto sul processo (che secondo la madre “si è svolto con il travisamento totale dei fatti avvenuti, con intercettazioni non autorizzate e trascritte in modo indecente, così da espungere tutte le affermazioni a discolpa del figlio”) ma sulle condizioni della detenzione.

Quello di Porta Alba, infatti, è conosciuto come “uno dei peggiori carceri europei, più volte oggetto di condanna da parte della Corte Edu per trattamenti inumani e degradanti”. Mosca, appena entrato, è stato 21 giorni in isolamento Covid “in una stanza invasa dai topi e zeppa di escrementi anche sui materassi, vecchi e maleodoranti”.

Confermando le parole della madre, l’interrogazione prosegue spiegando che “il ragazzo è stato spostato in una cella di circa 35 metri quadri dove alloggiano 24 detenuti, in condizioni igienico-sanitarie immonde, con un buco per terra per fare i bisogni, sporco e nauseabondo, e con la possibilità di lavarsi una volta a settimana, raramente con l’acqua calda, in docce che consistono in tubi che fuoriescono dalle pareti senza separazioni per preservare un minimo di privacy; anche i riscaldamenti non funzionano mentre fuori ci sono temperature che in inverno raggiungono i 10 gradi sottozero”.

Non solo Mosca deve sopportare la sporcizia, i topi, il freddo, la fame. Il 26 gennaio è stato aggredito da un compagno di cella “riportando una ferita al labbro e ustioni a una gamba e rischiando di essere accoltellato da un altro recluso”. Il suo processo di appello si terrà nel mese di aprile 2024.

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