Ambiente

Italia: pronta a investire nell’agricoltura rigenerativa

Il Piano strategico nazionale sulla politica agricola comune distribuirà oltre 35 miliardi per finanziare pratiche ispirate alla rigenerazione dei terreni e garantire un buon livello di carbonio nel suolo
Credit: David George  

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2 febbraio 2024 Aggiornato alle 07:00

Il cambiamento climatico produce effetti distorsivi e fortemente nocivi su numerosi ambiti sociali e soprattutto economici a partire dall’agricoltura, un settore cruciale specialmente in un momento storico dove gli abitanti del mondo superano gli 8 miliardi, e la domanda di cibo si fa sempre più pressante.

Attualmente più della metà (52%) delle aree agricole presenti in Europa si presenta come degradato, con una conseguente perdita in termini di produttività pari allo 0,43% ogni anno, equivalente a un costo annuo di 1,25 miliardi di euro.

A minare la fertilità dei campi è la sempre più ridotta presenza di carbonio organico presente sotto i suoli.

Si tratta di un componente essenziale della materia organica del terreno, in grado di fornire nutrienti alle piante e aiutare a trattenere l’acqua e i nutrienti all’interno del suolo in modo da produrre raccolti più abbondanti.

Inoltre, una maggiore presenza di carbonio rende il suolo più resistente all’erosione e ne incrementa la capacità di ritenzione idrica per affrontare con meno preoccupazioni i periodi di siccità.

Inoltre, il carbonio fornisce un habitat per i microrganismi e altri organismi del suolo, che svolgono un ruolo importante nel ciclo dei nutrienti e nel controllo dei parassiti. Quando il suolo contiene più carbonio, dunque, non solo è più sano e fertile, ma garantisce una maggiore biodiversità.

La progressiva riduzione di carbonio organico incide negativamente sul benessere delle colture, e quindi di conseguenza anche sulla produzione di cibo e le esportazioni. Motivo per cui l’immagazzinamento di carbonio spicca fra i principali obiettivi della Politica agricola comune (Pac), un insieme di interventi e progetti finanziati dall’Unione europea e dagli Stati membri per sostenere la produzione agricola e l’economia rurale nel periodo 2023-2027.

Al centro di queste ambiziose politiche europee - orientate a garantire il raggiungimento degli obiettivi ambientali dell’Ue e fornire un sostegno più mirato alle realtà agricole più piccole - si pone l’agricoltura rigenerativa, ossia un approccio nato agli inizi degli anni ’80 che mira a ripristinare la salute del suolo, migliorare la biodiversità e ridurre l’impatto ambientale dell’agricoltura.

Si basa infatti su principi e pratiche che imitano i sistemi naturali e che promuovono la circolarità dei nutrienti, come la copertura del suolo (o cover cropping) con cui il terreno non rimare mai privo di colture e vegetali (anche non destinate alla raccolta) come fogliame o anche cartone, pur di proteggere le comunità microbiche e l’assorbimento idrico del suolo.

Così come la rotazione delle colture - cioè la variazione continua di coltivazioni nello stesso terreno a seconda delle stagioni - o la coltura interfilare - che consiste nel piantare due o più colture diverse tra loro nelle stesse file - entrambi in completa opposizione alla monocoltura industriale, specialmente per quanto riguarda il ridotto ricorso a pesticidi e fertilizzanti chimici.

All’interno della cornice europea, ogni stato membro deve realizzare un piano individuale dove illustra l’utilizzo dei finanziamenti e gli obiettivi da raggiungere. Nel dicembre 2022, la Commissione ha approvato definitivamente il Piano Strategico Nazionale dell’Italia sulla Politica agricola comune (Pac) che fino al 2027 metterà a disposizione oltre 35 miliardi (di cui 26,6 dall’Ue e 8,5 italiani) per fornire sostegni economici alle aziende agricole più giovani, specialmente nei settori più strategici come il grano duro, il latte di bufala o il pomodoro da industria e circa 10 miliardi per potenziare gli interventi a favore del clima, senza minare la competitività delle realtà imprenditoriali.

A tal proposito, i fondi serviranno anche a compensare gli agricoltori per gli eventuali costi aggiuntivi derivanti dall’implementazione di pratiche agricole rigenerative finalizzate a una eliminazione graduale di fertilizzanti e pesticidi, meno costosi ma sicuramente più impattanti a livello ambientale.

Guardando alle colture italiane, infatti, la situazione non sembra essere meno critica rispetto al resto d’Europa. Stando a un recente report realizzato dall’Istituto superiore per la ricerca e lo sviluppo ambientale (Ispra), analizzando la distribuzione nazionale di carbonio organico emerge un rilevante degrado delle aree agricole, specialmente in Sicilia, Sardegna, Valle d’Aosta e Puglia.

In questo contesto, i finanziamenti della Politica agricola comune intendono incentivare economicamente i produttori e gli agricoltori a ricorrere a pratiche di coltura rigenerativa per incrementare le quantità di carbonio da stoccare all’interno dei suoli e mitigare gli effetti del cambiamento climatico.

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