Ambiente

Africa: case e scuole ora auto-producono energia rinnovabile

Laaf Programme e Bluetti hanno donato 2.000 kit fotovoltaici in 9 Paesi del Continente e puntano a 10.000 entro il 2024
Credit: LAAF
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30 gennaio 2024 Aggiornato alle 20:00

Due studentesse, con indosso il grembiule a quadretti che fa da divisa scolastica, sorridono mentre si illuminano con una lampada davanti alla lavagna della loro classe.

Siamo in Africa, dove questa scena non sarebbe reale senza il Laaf Programme (Lighting An African Family) che dal 2021, in collaborazione con Bluetti, porta l’energia rinnovabile e la luce - letteralmente - in milioni di case e scuole senza corrente elettrica del Continente Nero.

Nell’ultimo anno, il progetto ha raggiunto i piccoli alunni della scuola primaria Oke Odan Baptist di Yewa sud, nello Stato di Ogun, con la consegna di 20 kit per l’energia solare: l’istituto ora può contare su una fornitura di corrente stabile e quindi anche su una connessione Internet affidabile, un dettaglio fondamentale per poter svolgere la didattica e per consentire a sempre più bambini di affrontare il futuro con pari opportunità di crescita e apprendimento.

Anche gli allievi dello Yaba College of Technology, in Nigeria, hanno ricevuto oltre 100 kit solari domestici Bluetti Pb-200. Altri 30 kit fotovoltaici domestici sono stati invece donati alla Croce Rossa del Malawi, per assistere le persone duramente colpite dal ciclone Freddy, mentre 100 solar home system sono stati consegnati ad altrettante famiglie che vivono nella regione del Kilimanjaro, a Moshi Town, in Tanzania.

Bluetti, azienda specializzata nella produzione di sistemi di accumulo portatili, impianti fotovoltaici e alimentazione off-grid, a ora ha donato in tutto 2.000 kit - composti da una power station e da un pannello solare - per l’auto-produzione e lo stoccaggio di energia sostenibile in abitazioni e strutture di 9 Paesi africani (Nigeria, Malawi, Tanzania, Namibia, Zimbabwe e Mozambico) con l’obiettivo di arrivare a 10.000 kit donati entro i prossimi 11 mesi.

D’altra parte oltre un miliardo di persone vive sulla Terra senza poter utilizzare la corrente elettrica e più della metà risiede nel Continente Nero, dove solamente il 40% della popolazione ha accesso all’energia, registrando così la più bassa percentuale al mondo.

Basti pensare che il consumo di corrente elettrica nell’Africa sub-Sahariana, con l’esclusione del Sud Africa, è di 180 kWh pro-capite: un dato impressionante se comparato con i 14.000 kWh pro capite degli Stati Uniti e i 7.500 kWh dell’Europa.

Nonostante l’enorme potenziale energetico che la ricchezza delle risorse rinnovabili nel Paese potrebbe fornire, stando ai dati dell’African Development Bank (AfDB), 640 milioni di famiglie trascorrono le giornate senza poter accendere una luce o utilizzare una presa di alimentazione per la preparazione dei pasti.

Inoltre sono centinaia di migliaia le vittime di incendi o avvelenamenti da monossido di carbonio causate dalle stufe a legna accese nelle case, come sono numerosissime le difficoltà che la carenza di corrente provoca negli ospedali e nelle scuole, oltre agli evidenti ostacoli che danneggiano le attività commerciali e, di conseguenza, impediscono la creazione di nuovi posti di lavoro.

Il Laaf Program offre dunque un piano quinquennale con la mission di aiutare più persone possibili ad avere accesso all’elettricità entro il 2026, agevolando l’utilizzo di fonti pulite e rinnovabili. Con l’acquisto di un generatore solare Bluetti Ac300 o Ac500 è possibile supportare fattivamente il progetto.

“Non può esistere crescita inclusiva e abbattimento delle disuguaglianze senza l’accesso all’energia”, ha dichiarato l’azienda, “Per questo Bluetti si sta impegnando a portare energia rinnovabile, off-grid e autoprodotta nelle case e nelle strutture in Africa: vogliamo rendere autosufficienti quante più persone, famiglie e realtà possibili, perché l’energia è uno dei key driver del cambiamento, creando opportunità per i bambini, i giovani e le donne nei contesti urbani e, ancor più fondamentale, nelle aree rurali più remote”.

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