Ambiente

Usa: il settore dell’energia eolica è in crisi

Diversi fattori, come le difficoltà nel reperire materiali per la costruzione, hanno determinato negli States il blocco di diversi progetti offshore
Credit: Jens Büttner/dpa 
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23 gennaio 2024 Aggiornato alle 10:00

Vento contrario. In Europa nell’ultimo trimestre del 2023 la produzione di energia elettrica da eolico ha superato quella da centrali a carbone: un risultato storico che rilancia la sfida delle energie pulite e tenta di mettersi in linea con gli obiettivi decisi alla Cop28, tra cui quello di triplicare la produzione di energia rinnovabile nel mondo.

Lo stesso vento di cambiamento, in teoria, avrebbe dovuto soffiare anche negli Stati Uniti: anni fa c’è stata una vera e propria corsa a chiudere contratti sugli impianti eolici ma oggi una serie di fattori, dai tassi di interesse alti fino alle difficoltà di costruzione, stanno portando a una graduale e inattesa marcia indietro.

A raccontarlo è il Wall Street Journal che in un articolo spiega come la scommessa dell’eolico sta trovando diversi ostacoli per le utility statunitensi, soprattutto per i progetti offshore, quelli in mare aperto che necessitano di grandi costi e lunghi tempi di realizzazione. In totale progetti per 8,5 gigawatt di elettricità sono già stati annullati o saranno presto bloccati dopo una serie di contratti che erano già stati approvati. Questo perché dopo che le compagnie elettriche statunitensi hanno fatto a gara per entrare nel boom dell’eolico adesso molte si stanno tirando indietro. Vale per un parco eolico in New Jersey, per un impianto nel Massachusetts, ma anche per New York, Connecticut, Rhode Island e Virginia.

Il problema centrale è relativo a costi e materiali per costruire le grandi turbine nell’oceano: i budget iniziali dei progetti oggi sono complessi da sostenere a causa di tassi elevati, difficoltà di reperire materiali per la costruzione (che spesso arrivano via nave) e costi eccessivi di manodopera.

Finora i piani green del presidente Joe Biden, che quest’anno corre per la rielezione, hanno fortemente puntato su una sfida incentrata sulla decarbonizzazione e basata su eolico e solare e fino a qualche anno fa il record di successo dei parchi eolici in tutto il Nord Europa lasciava intendere che l’industria offshore sembrava pronta a decollare anche negli Stati Uniti.

Tra pandemia e conflitti però sono saliti alle stelle i prezzi delle materie prime e un arretrato globale di piani per parchi eolici ha creato nel tempo una carenza di navi necessarie per trasportare le turbine, così come le loro fondamenta, dai porti ai cantieri nell’oceano.

Anno dopo anno i costi e i ritardi si sono nel frattempo ulteriormente accumulati. Nel New England alcune società si sono completamente ritirate dagli impegni presi, nel Connecticut altre hanno sospeso progetti offshore pagando decine di milioni in sanzioni relative alla risoluzione per rescindere i contratti. Sebbene ci siano casi di parchi eolici dove le cose funzionano e le costruzioni continuano, come in Virginia per quello della Dominion Energy che è rimasta nei tempi e nel budget, oggi diverse altre realtà che hanno puntato sull’eolico negli Usa sembrano essersi prese una pausa.

L’attesa è dovuta alla speranza di una stabilizzazione del mercato e dell’abbassamento di costi nel reperire materiale. Solo se questo avverrà, il vento dell’eolico tornerà a soffiare, ma probabilmente non in tempi brevi.

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