Diritti

Indonesia: una campagna d’odio online prende di mira i Rohingya

Negli ultimi mesi, sono stati diffusi tramite i social contenuti contro la minoranza etnica originaria del Myanmar: c’è chi paragona il loro arrivo all’occupazione israeliana dei territori palestinesi. Intanto il 14 febbraio 2024 si terranno le elezioni presidenziali
Un rifugiato rohingya cammina nei pressi di un rifugio temporaneo a Sabang, provincia di Aceh, Indonesia.
Un rifugiato rohingya cammina nei pressi di un rifugio temporaneo a Sabang, provincia di Aceh, Indonesia. Credit: EPA/HOTLI SIMANJUNTAK
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
19 gennaio 2024 Aggiornato alle 19:00

La comunità internazionale li ha definiti “la minoranza più perseguitata al mondo”. E la persecuzione nei loro confronti non accenna a fermarsi: una campagna d’odio online contro i Rohingya in Indonesia sta incitando la popolazione locale a cacciarli dal Paese e costringerli a cercare rifugio altrove, a un mese dalle elezioni presidenziali di febbraio.

I Rohingya sono un popolo prevalentemente musulmano che vive da secoli in Myanmar, un Paese del Sudest asiatico a maggioranza buddista, in particolare nello Stato costiero occidentale di Rakhine. Non sono considerati uno dei 135 gruppi etnici ufficiali del Paese, non gli è concessa la cittadinanza né l’accesso all’assistenza sanitaria, all’istruzione e alle opportunità di lavoro.

Dalla fine degli anni ‘70, ma soprattutto nel 2017, a seguito di una serie di violenze su larga scala e violazioni dei diritti umani, quasi 1 milione di Rohingya sono fuggiti dal Myanmar, diretti verso i Paesi vicini: la destinazione principale è stata il Bangladesh, seguito dal Pakistan, dall’Arabia Saudita e dalla Malesia.

All’epoca, l’Indonesia ne ha accolte poche migliaia, a fronte dei 960.000 che hanno ottenuto lo status di rifugiati in Bangladesh, per esempio, ma secondo le stime dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) da novembre 2023 sarebbero sbarcati sulle coste indonesiane 1.200 Rohingya. Secondo dei dati diffusi a dicembre oltre il 70% di coloro che hanno raggiunto l’Indonesia nell’ultimo mese sono donne e bambini.

Se in passato i pescatori aiutavano le imbarcazioni incagliate negli scogli e gli abitanti dei villaggi si buttavano in acqua per salvare le persone esauste dopo la traversata, ora i sentimenti degli indonesiani sono cambiati: a dicembre un gruppo di studenti universitari ha fatto irruzione in un edificio che ospitava famiglie di rifugiati nella provincia di Aceh, un tempo uno dei pochi luoghi al mondo ad accogliere i Rohingya in fuga dalle persecuzioni nel loro Paese d’origine, che a dicembre ne ospitava più di 1.600.

Gli studenti hanno costretto 137 persone a salire su camion diretti verso un edificio governativo. Dei video diffusi online mostrano gli studenti gridare in modo aggressivo “cacciare i Rohingya” mentre prendono a calci i loro averi. “L’incidente ha lasciato i rifugiati scioccati e traumatizzati”, ha spiegato in un comunicato stampa l’Unhcr. «Eravamo così spaventati e soffrivamo che abbiamo pianto. Poiché siamo fratelli della stessa fede, non mi aspettavo che ci trattassero in questo modo in modo disumano», ha raccontato alla Bbc una donna di 27 anni che ha portato con sé i tre figli dal campo di Cox Bazar, in Bangladesh, dove erano vittime di «costanti minacce».

Secondo l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, l’episodio di Aceh non è stato “un atto isolato, ma il risultato di una campagna online coordinata di disinformazione, depistaggio e incitamento all’odio contro i rifugiati”. Ann Mayman, rappresentante dell’Unhcr in Indonesia, ha spiegato che i post sui social media relativi ai Rohingya apparivano «su più piattaforme, con messaggi simili ed erano contenuti [realizzati] da professionisti, non nella capanna di un pescatore su una spiaggia di Aceh, coinvolgendo dei bot». Nei post in questione, i rifugiati sono descritti come ingrati, una perdita di risorse e un pericolo per la popolazione locale, riporta il Guardian.

Su TikTok l’hashtag “rohingya” ha collezionato 2,6 miliardi di visualizzazioni e riunisce una serie di video realizzati con l’intelligenza artificiale in cui i Rohingya appaiono ingrati, “dotati di servizi di lusso” e con “pasti gratis”. Molti sono accompagnati dall’hashtag “Save Indonesia” (salviamo l’Indonesia). Nei commenti qualcuno chiede: “Dov’è la giustizia per il popolo indonesiano?”, altri invitano a denunciare l’Unhcr. “I Rohingya appena arrivati ​​hanno chiesto che la nostra isola fosse la loro casa”, scrive un altro utente, aggiungendosi al coro di chi paragona l’arrivo dei Rohingya ad Aceh all’occupazione israeliana dei territori palestinesi: il post in questione ha ricevuto 1,5 milioni di “mi piace”.

In un comunicato stampa Human Rights Watch ha accusato gli account anonimi su Instagram, X e TikTok di diffondere notizie false sui rifugiati Rohingya, che “hanno inoltre identificato il personale locale dell’Unhcr ad Aceh e pubblicato informazioni personali (doxing), provocando numerose minacce online e rischi personali nello svolgimento del loro lavoro. L’organizzazione di monitoraggio e fact-checking dei social media Drone Emprit ha analizzato i post del 2-8 dicembre e ha scoperto una campagna di false informazioni e narrazioni di odio contro i Rohingya”. La Ong ha invitato le autorità indonesiane a indagare urgentemente sui presunti responsabili.

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