Diritti

Il gender health gap costerà 1.000 miliardi di dollari l’anno entro il 2040

Secondo il rapporto del Wef e del McKinsey Health Institute, le donne trascorrono il 25% di tempo in più rispetto agli uomini in “cattive” condizioni di salute. Per cambiare le cose servono più investimenti, ricerche e una migliore erogazione delle cure
Credit: Gareth David 
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
13 febbraio 2024 Aggiornato alle 19:00

Ormai sappiamo bene (o lo dovremmo sapere, visto che studi, esperte, ce lo dicono da anni) che la scienza e la sanità hanno un bias di genere. Eppure, la fisiologia maschile continua a rimanere il modello standard e le donne vengono ancora considerate “uomini piccoli”.

Questo approccio non è solo ingiusto e scorretto, ma anche antieconomico. Se non colmiamo il divario di genere in termini di salute, infatti, l’economia globale perderà 1.000 miliardi di dollari l’anno entro il 2040. Secondo il rapporto del World Economic Forum e del McKinsey Health Institute, le donne, sebbene vivano più a lungo, trascorrono il 25% in più della loro vita rispetto agli uomini in cattive condizioni di salute. La maggior parte degli anni persi per questo motivo (60%) si trova nella fascia 20 - 60 anni, quando le donne hanno maggiori probabilità di lavorare.

Già lo studio World Without the Gender Health Gap, realizzato da Intimina in collaborazione con la giornalista freelance Sarah Graham, aveva mostrato come eliminare il gender health gap avrebbe rappresentato un guadagno per le casse degli Stati, calcolando che, a esempio, per il Regno Unito si sarebbe tradotto in un risparmio di 18 miliardi di sterline all’anno. Il nuovo report fa un passo ulteriore, mostrando il costo (enorme) del divario di genere a livello mondiale.

“Affrontare il divario - si legge - potrebbe generare un impatto equivalente a quello di 137 milioni di donne che accedono a posizioni a tempo pieno entro il 2040. Ciò potrebbe potenzialmente far uscire le donne dalla povertà e consentire a un maggior numero di donne di provvedere a sé stesse e alle proprie famiglie. Affrontare le cause di questo divario (ovvero la minore efficacia dei trattamenti per le donne, la peggiore erogazione delle cure e la mancanza di dati) richiederebbe investimenti sostanziali ma rifletterebbe anche nuove opportunità di mercato”.

Ricerca (soprattutto per quanto riguarda la raccolta di dati relativi alle donne), uguaglianza nelle cure e investimenti sulla salute femminile sono le 3 direzioni verso cui è necessario muoversi per ridurre il gap. Dati errati o incompleti, infatti, possono portare a sottostimare i problemi di salute delle donne, influenzando sia le cure che ricevono che il modo in cui le società assegnano le risorse alla salute delle donne.

In Canada e nel Regno Unito solo il 5,9% dei fondi concessi tra 2009 e il 2020 ha riguardato studi specifici sulle donne o la loro salute, e la ricerca sulla salute femminile è sotto-finanziata ovunque. Non solo: spesso i finanziamenti esistenti ignorano il fatto che alcune patologie possono manifestarsi in modo diverso (e spesso peggiore) nelle donne rispetto che negli uomini.

Il genere femminile non solo riceve meno soldi, ma anche cure più costose o peggiori. McKinsey Health Institute ha scoperto che, a esempio, negli Usa le condizioni che colpiscono prevalentemente le donne spesso comportano requisiti di ticket più elevati. E queste microdifferenze pesano: il divario nell’erogazione delle cure, infatti, rappresenta un terzo del gap globale nella salute delle donne.

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