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Russia: scontri dopo la condanna dell’attivista Alsynov per incitamento all’odio

L’ex leader del Bashkortper (partito per l’indipendenza della Baschiria, considerato fuorilegge) è accusato di aver definito “neri” gli abitanti dell’Asia centrale e del Caucaso, dove vivono molti migranti russi. Centinaia di manifestanti hanno protestato dopo la sentenza
Un agente di polizia russo.
Un agente di polizia russo. Credit:  EPA/MAXIM SHIPENKOV
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
19 gennaio 2024 Aggiornato alle 14:00

I disordini sono scoppiati mercoledì 17 gennaio a Baymak, una cittadina rurale di circa 17.000 abitanti a 1.400 km a sud-est di Mosca, durante il processo contro Fail Alsynov. In una delle più grandi manifestazioni mai registrate in Russia dall’inizio dell’invasione in Ucraina, cominciata il 24 febbraio 2022, centinaia di persone si sono scontrate con la polizia dopo che un tribunale locale ha riconosciuto l’attivista colpevole di incitamento all’odio, condannandolo a 4 anni di carcere.

Alsynov è stato il leader di Bashkort, un partito politico promotore dell’indipendenza della regione del Bashkortostan (Baschiria) e istituito per preservare l’identità etnica dei baschiri, poi dichiarato fuorilegge in quanto estremista nel 2020. I baschiri sono una minoranza etnica turco originaria della Russia concentrata in Baschiria, che è una repubblica della Federazione Russa, e nella regione di Badzhgard, dove l’Europa orientale incontra l’Asia settentrionale.

L’attivista, che si batte contro lo sfruttamento delle materie prime locali e che in passato aveva criticato l’invasione in Ucraina, è stato accusato dopo un discorso pronunciato nell’aprile del 2023 durante una manifestazione non autorizzata contro l’estrazione dell’oro in Baschiria, secondo il quotidiano indipendente russo Mediazona. Secondo le autorità, Alsynov avrebbe definito “neri” (termine considerato molto dispregiativo in Russia) gli abitanti dell’Asia centrale e del Caucaso, che costituiscono la maggior parte della popolazione migrante russa. Sarebbe stato il governatore della Baschiria, Radiy Khabirov, a presentare personalmente una denuncia contro Alsynov, sostenendo che il discorso denigrava altre nazionalità e fomentava azioni antigovernative.

Un tribunale della Baschiria l’ha condannato a 4 anni in una colonia penale: si tratta, secondo il gruppo Ovd.info, di una punizione più severa di quella richiesta dal pubblico ministero. I sostenitori di Alsynov pensano che si sia trattato di una vendetta per punire il suo impegno per impedire lo sfruttamento di risorse naturali nella regione, in particolare sul monte Kushtau, divenuto oggetto di interesse della Bashkir Soda Company nel 2018. L’uomo ha intenzione di ricorrere in appello contro la sentenza: sostiene di aver utilizzato parole che nella lingua baschira significano “povera gente” e sono state tradotte male in russo. Al canale RusNews ha detto di aver «sempre combattuto per la giustizia, per il mio popolo, per la mia repubblica».

Subito dopo l’annuncio del verdetto sono iniziati gli scontri tra centinaia di sostenitori dell’attivista e le forze di sicurezza, circondati da un paesaggio rurale innevato. Secondo la testata indipendente Verstka fino a 3.000 persone avrebbero aderito alla protesta. La polizia avrebbe bloccato la strada per Baymak prima della decisione della corte e, secondo alcuni testimoni oculari citati dall’organo di stampa indipendente russo Meduza, le autorità avrebbero anche bloccato l’accesso a Internet a Baymak. I manifestanti hanno cantato “Libertà!” e chiesto la destituzione del governatore Khabirov. Odv.info riporta che 40 persone sono rimaste ferite durante le proteste, e un numero imprecisato di manifestanti è stato arrestato: non è chiaro quanti siano, le segnalazioni vanno da cinque a diverse dozzine.

Il ministero dell’Interno della Baschiria non ha commentato gli scontri, ma secondo Meduza le autorità hanno aperto un procedimento penale per “rivolte di massa” durante la protesta a Baymak. Dopo l’invasione in Ucraina la Russia ha adottato leggi sempre più restrittive sulle manifestazioni e ha intensificato la repressione del dissenso. Dal 24 febbraio 2022 politici e nazionalisti baschiri hanno chiesto di boicottare la cosiddetta “guerra dei russi”: lo stesso Alsynov, in passato, aveva criticato la mobilitazione militare nella regione definendola “genocidio” del popolo baschiro. Molti attivisti sostengono che un numero sproporzionatamente elevato di minoranze etniche in Russia vengano inviate a combattere in Ucraina.

La condanna dell’attivista arriva 2 mesi prima delle elezioni presidenziali di marzo che, secondo le previsioni, dovrebbero assicurare a Vladimir Putin il suo quinto mandato.

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