Ambiente

Mar Rosso: la crisi energetica torna a farsi sentire

Mentre si acuiscono le tensioni con gli Houthi, il traffico nel Canale di Suez è fermo. E tutto ciò ha delle conseguenze
Credit: Borderpolar Photographer  

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17 gennaio 2024 Aggiornato alle 10:00

Con lo stop al transito di gas e carburanti, la situazione di crisi attuale nel Mar Rosso diventa ancora più pericolosa, anche per i commerci e l’energia.

A guardare la cartina e le ultime news, siamo di fronte a un sostanziale scenario di guerra di navi colpite da missili, di raid angloamericani nello Yemen e di rapporti tesi con gli Houthi - gruppo politico e religioso armato che si identifica con la minoranza musulmana sciita dello Yemen, gli Zaidi - considerati responsabili di una trentina di attacchi.

Cosa succede sul fronte energetico? Per cominciare sono state fermate le esportazioni di Gas naturale liquefatto (Gnl) dal Qatar, che l’anno scorso ha fornito all’Europa più di 15 milioni di tonnellate, mentre le cisterne continuano a evitare la zona.

Paolo d’Amico, presidente di Intertanko, l’associazione internazionale di riferimento degli armatori, ha confermato a Il Sole 24 Ore che su quelle rotte non c’è più effettivamente alcun transito perché sarebbe troppo rischioso.

Se normalmente lungo il canale di Suez passerebbero 30-40 carichi al mese, nei primi dodici giorni di gennaio 2024 è stato osservato il transito solamente di 5 metaniere.

D’altra parte nei giorni scorsi la task force degli Usa ha raccomandato alle organizzazioni marittime di non attraversare il Mar Rosso meridionale.

Così si sono fermati in blocco grossi operatori come Torm, Stena Bulk, Hafnia, d’Amico Società di Navigazione, Euronav e Bp.

Gli addetti ai lavori prevedono che non ci saranno difficoltà sul piano delle quantità ma sono abbastanza sicuri che i costi aumenteranno in seguito alla riorganizzazione del mercato e al necessario allungamento delle rotte, mentre l’import di petrolio greggio si rimodulerà a seconda delle esigenze.

Per quanto concerne il Vecchio Continente, rimasto privo dei rifornimenti russi con la guerra in Ucraina e il relativo embargo, probabilmente le conseguenze si faranno sentire con incrementi sui prezzi di diesel e jet fuel, importati in grandi volumi proprio da Suez.

Sul campo è già iniziata la stesura dei bollettini quasi giornalieri: il missile Houthi che ha colpito la nave cargo statunitense Gibraltar Eagle ieri nel Golfo di Aden ha messo a segno il 28esimo attacco.

Ieri è arrivata la notizia di una nave greca battente la bandiera di Malta, che a sua volta è stata colpita da un missile.

Tutto ha avuto inizio lo scorso venerdì. Stati Uniti e Regno Unito hanno lanciato attacchi su più di una dozzina di basi dei militanti yemeniti nell’ovest del Paese, in risposta a quelli rivolti dal gruppo armato alle navi commerciali nel Mar Rosso dopo l’inizio della guerra israeliana a Gaza.

Intanto un segnale d’allarme concreto è messo nero su bianco sulle pagine de Il Secolo XIX, che sancisce come la tratta per Genova sia la più penalizzata: dallo scorso ottobre il prezzo medio per portare un container da Shanghai allo scalo ligure è cresciuto del 287,8%, da 1.300 a 5.200 dollari, e in seguito agli attacchi di questi giorni il costo rischia di diventare davvero insostenibile.

Dal punto di vista dell’export, inoltre, le regioni che rischiano di essere maggiormente danneggiate sono invece la Lombardia e l’Emilia Romagna, che concentrano nel proprio territorio la più alta quota di esportazioni.

«La crisi del Mar Rosso non sta creando, per il momento, conseguenze sui prezzi dell’energia e sull’inflazione», ha dichiarato Paolo Gentiloni alla riunione dell’Eurogruppo di ieri a Bruxelles.

Ma al suo arrivo il commissario europeo per l’Economia ha anche detto alla stampa che non si possono sottovalutare possibili conseguenze sull’economia continentale nelle prossime settimane, a fronte dell’attuale crescita molto bassa, citando esplicitamente rischi per i prezzi dell’energia, per la geopolitica e proprio per l’inflazione, che fino a pochi giorni fa sembrava finalmente poter calare.

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