Diritti

Picco di influenza: i pronto soccorso sono in affanno

L’ondata di virus respiratori da record sta mandano in crisi il sistema sanitario: a dicembre le chiamate al 118 sono aumentate del 50%. Nei bambini preoccupa la bronchiolite
Credit: Jon Tyson 
Tempo di lettura 4 min lettura
9 gennaio 2024 Aggiornato alle 13:00

I malanni dovuti all’influenza e al Covid hanno raggiunto i massimi livelli nelle ultime settimane e i pronto soccorso sono sotto pressione, in particolare «in Piemonte, Lombardia e Lazio» spiega all’Ansa Fabio De Iaco, presidente della Società italiana di medicina di emergenza urgenza (Simeu). E non è detto che il peggio sia passato, sottolinea De Iaco, perché dopo l’Epifania con la riapertura delle scuole, «c’è la possibilità che i contagi aumentino ancora».

Gli accessi ai pronto soccorso sono esplosi per 2 ragioni. La prima sono le criticità strutturali del sistema sanitario, con poco personale sia nella medicina territoriale che negli ospedali, e con «i posti letto ospedalieri cronicamente insufficienti» commenta De Iaco. In momenti di picco come questo «non si può fare altro che sottrarre letti ad altre specialità come a esempio la chirurgia». I ricoveri programmati, così, si fanno slittare, ma il problema, sottolinea il presidente di Simeu, «non si risolve in questo modo».

A queste lacune si aggiunge una stagione influenzale da record. C’è una forte crescita delle infezioni respiratorie (oltre a un’ampia circolazione di infezioni batteriche, tra cui la polmonite da streptococco): “la peggiore stagione influenzale degli ultimi 15 anni - ma anche nei precedenti 15 non si era visto nulla di simile” ha scritto su X Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova.

Gli ospedali più colpiti

A inizio anno sono stati i pronto soccorso del Lazio a soffrire di più. Nella Regione, secondo la ricostruzione di De Iaco, nei primi giorni di gennaio «le persone in attesa di ricovero erano oltre 1.100». In Piemonte si arrivava a 500, mentre in Lombardia si era verificata una sospensione dei ricoveri ordinari per far fronte all’aumento delle richieste di accesso ai pronto soccorso.

A dicembre le chiamate al 118 sono cresciute del 50% rispetto al mese precedente. Un raddoppio dovuto al Covid, ma soprattutto «ai casi di influenza con complicanze respiratorie», ha riferito il presidente della Società italiana sistema 118 (Sis 118) Mario Balzanelli.

A pesare è anche una popolazione sempre più anziana e fragile di fronte alle infezioni. Il nodo principale restano i presidi territoriali, spesso chiusi per mancanza di personale. Si ricorre così alle chiamate di emergenza alle ambulanze, e si torna al fenomeno delle “barellopoli”. «I pronto soccorso non riescono a gestire il sovraffollamento e i pazienti restano nelle barelle delle ambulanze per ore, in attesa di accedere» prosegue Balzanelli. Con il risultato di bloccare l’attività del 118.

Il sorpasso dell’influenza sul Covid

Non è più il Covid (che, anzi, è in calo) a mettere a dura prova la tenuta del sistema sanitario nazionale. Bensì i virus respiratori e l’influenza, che secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità, hanno costretto a letto oltre 1 milione di italiani.

L’incidenza delle sindromi simil-influenzali tra il 25 e il 31 dicembre è stata pari a 17,5 casi per 1.000 abitanti, con 3 Regioni in testa per numero di contagi: Campania (25,4), Friuli Venezia Giulia (23,69) e Umbria (22,93).

I bambini tra i più colpiti

L’impennata di accessi ai pronto soccorso riguarda anche i bambini.

Il Bambino Gesù (Roma) ha chiuso il 2023 con una media di 480 visite giornaliere. Le malattie respiratorie stanno infatti attraversando un picco anche per la popolazione in età pediatrica. E a colpire è soprattutto la bronchiolite: «I casi difficili sono quelli in bimbi sotto i 6 mesi. Per i più piccoli, molte situazioni complesse le vediamo in special modo con i secondi nati, cioè con i bambini magari di un mese che hanno un fratellino che va alla scuola materna e che “porta” il virus a casa», spiega Rino Agostiniani, vicepresidente della Società italiana di pediatria (Sip).

I reparti di pediatria pieni (così come i pronto soccorso) rende la situazione in tante realtà «critica - aggiunge Agostiniani - con dei numeri veramente molto alti di visite alle strutture di Emergenza e attese lunghe».

Al pronto soccorso del Bambino Gesù si è passati dai 300 - 350 accessi al giorno a un picco di 450 al giorno durante il periodo natalizio.

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