Economia

Ismea-Qualivita: la Dop Economy italiana vale 20 miliardi di euro

A trainare il settore è la produzione vinicola (11,3 miliardi) mentre il prodotto più valorizzato è il Grana Padano (1,73 miliardi). Il Veneto è la prima Regione per valore generato; Treviso la provincia
Credit: Grana padano
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20 dicembre 2023 Aggiornato alle 10:00

Il 21° rapporto Ismea-Qualivita, presentato a Roma il 18 dicembre, fotografa una crescita del valore dei prodotti Dop – Denominazione di origine protetta, che hanno superato i 20 miliardi di euro. Inoltre, cresce anche il numero di prodotti tutelati (+6,4%).

Dop è un nome che identifica un prodotto originario di una specifica area geografica, che ne determina la qualità e le caratteristiche, e in cui si svolgono le fasi della sua produzione; sono 170 i prodotti agroalimentari e 408 i vini a essere riconosciuti con la denominazione d’origine protetta.

Ci sono poi il marchio Igp (Indicazione geografica protetta), che considera i prodotti in cui almeno una fase della sua produzione avviene in una zona geografica delimitata (circa 257 prodotti, di cui 139 agroalimentari e 118 vinicoli) e il marchio Stg (Specialità tradizionale garantita), che tutela i prodotti ricavati secondo processi e metodi produttivi specifici e legati a una tradizione (oggi sotto il marchio Stg sono rappresentati esclusivamente la pizza napoletana, l’amatriciana romana e la mozzarella).

“La Dop Economy definisce Treccani – è un segmento della produzione e trasformazione dei prodotti agricoli destinati all’alimentazione a indicazione geografica, che costituisce una parte importante del valore agroalimentare nazionale”. Un settore in cui consorzi di tutela, istituzioni e comunità locali agiscono in sinergia, per produrre prodotti di qualità e certificati.

Nella Dop Economy sono rappresentate 195 imprese e 296 consorzi di tutela che occupano 580.000 persone e assicurano un contributo del 20% a tutto il settore agroalimentare nazionale.

Un settore economico le cui ripercussioni si riflettono anche sul turismo. Stando ai dati della European Travel Commission, il 58% dei turisti ha trascorso almeno una vacanza enogastronomica (+37% rispetto al 2016); l’Italia, leader europea nel settore, può contare su 14 milioni di enoturisti che generano un giro d’affari complessivo di 2,5 miliardi di euro.

L’approvazione, nell’aprile 2023, del Regolamento delle Indicazioni Geografiche Europee ha dato un ulteriore stimolo al settore, con la definizione delle competenze turistiche dei Consorzi di tutela attraverso l’attribuzione di un ruolo istituzionale nella promozione enoturistica.

Grazie alla notorietà internazionale dei prodotti Igp italiani e alle numerose iniziative promosse dai Consorzi di tutela, le filiere Dop/Igp sono sempre più al centro dell’offerta turistica nazionale, come testimoniano numerosi esempi.

Nel turismo Dop sono infatti già coinvolte le principali filiere e Consorzi di tutela: vini (Cantine Aperte, Gran Fondo Gallo Nero, Tempio del Brunello), olio (Frantoi Aperti, Oliveti Aperti), formaggi (Caseifici Aperti, Made in Malga), prodotti a base di carne (Aria di Festa, Finestre Aperte), aceti balsamico (Acetaie Aperte), spirits (Distellerie Aperte, Grapperie Aperte e altri).

A trainare la Dop Economy sono le produzioni vinicole con 11,3 miliardi di euro, mentre 8,85 miliardi di euro sono ricavati dai prodotti agroalimentari. Anche l’export è in crescita (+8,3%) per un totale di 11,6 miliardi di euro incassati sui mercati internazionali grazie, soprattutto, al recupero dei mercati extra-Ue, che nel 2022 hanno segnato un +10%. Per quanto riguarda il consumo interno, le vendite di prodotti Doc sul mercato nazionale sono cresciute dell’8,2% rispetto al 2022, quando hanno superato i 5,4 miliardi di euro.

Il prodotto che genera più valore alla produzione è il Grana Padano (1,73 miliardi di fatturato, +18.8% in un anno), seguito dal Parmigiano Reggiano (1,72 miliardi di euro), dal Prosecco Doc (1.145 miliardi di euro) e dal Prosciutto di Parma (932 milioni di euro). Interessante anche la rilevanza di prodotti quali la mozzarella di bufala campana e l’aceto balsamico modenese, che producono rispettivamente 502 e 381 milioni di euro.

La prima Regione per Dop Economy è il Veneto, con 4,84 miliardi di euro, seguita dall’Emilia-Romagna, con 3,97 miliardi di euro di valore generato dai prodotti a denominazione protetta. Tra le province spicca Treviso, con ben 2,2 miliardi di euro. Seguono Verona, dove la Dop economy vale 1,7 miliardi e Parma e la sua Food valley con 1,5 miliardi di euro. Sfiora il miliardo anche Cuneo (979 milioni), seguita da Brescia (878 milioni), in crescita del +21%, e Modena (841 milioni).

Il Nordest, dunque, è motore della produzione Dop e Igp. Veneto, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige rappresentano da sole il 55% di tutto il valore nazionale delle Dop, Doc e Igp per un totale di 11,1 miliardi di euro.

I prodotti Dop, tuttavia, sono poco tutelati all’estero. Nel mondo ci sono poco più di 79 miliardi di euro di beni che rientrano nella cornice dell’Italian Sounding. Lo ha quantificato l’analisi di The European House – Ambrosetti.

Coldiretti e Filiera Italia riportano che gli Stati Uniti sono il Paese che detiene la leadership produttiva del falso Made in Italy con il fenomeno delle imitazioni di prodotti italiani che è arrivato a rappresentare oltre 40 miliardi di euro; solo 1 prodotto agroalimentare che richiama l’Italia su 7 venduti negli Usa arriva realmente dal Belpaese, con le esportazioni che sono state pari a 6,6 miliardi nel 2022.

I prodotti italiani più imitati sono, molto spesso, quelli dove non vi è importazione poiché vengono prodotti in loco oppure quelli che, sebbene importati, come nel caso di diverse merceologie o dei prodotti Dop/Igp, sfruttano il non riconoscimento di alcune peculiarità esclusive del prodotto che ne costituiscono la componente di valore, contribuendo altresì alla diminuzione del valore stesso del prodotto sul mercato.

In testa alla classifica dei prodotti più “taroccati” ci sono i formaggi, a partire dal Parmigiano Reggiano e dal Grana Padano con la produzione delle copie che ha superato quella degli originali. Un fenomeno diffuso soprattutto in Sudamerica, dove rischia di essere ulteriormente danneggiato dall’accordo di libero scambio Mercosur che obbliga di fatto Parmigiano e Grana a convivere con imitazioni sui mercati locali, dal Parmesan al Parmesano, dal Parmesao al Reggianito fino al Grana.

Negli Usa l’imitazione dei formaggi italiani ha raggiunto la quota record di 2,7 miliardi di chili prodotti, superando persino formaggi tipicamente americani (Colby, Monterrey, Jack) in termini di produzione.

La Dop Economy è un settore importante della produzione agroalimentare e vinicola italiana. Con i suoi 20 miliardi di euro di valore, rappresentano un fiore all’occhiello del Made in Italy attorno al quale ruota un sistema fitto, di capitale sociale, economico e umano, da tutelare e da promuovere nell’Italia e nel mondo.

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