Economia

Pensione anticipata: ecco perché i giovani saranno penalizzati

Tra le novità contenute nella bozza della nuova finanziaria: ricalcolo contributivo e requisiti di accesso più stringenti. Modifiche che puntano a salvaguardare le casse statali, ma che avranno un impatto negativo sui Millennial
Credit: Ricardo Loaiza 
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18 dicembre 2023 Aggiornato alle 08:00

Un sistema previdenziale impostato con lungimiranza ha bisogno di modifiche minime nel corso del tempo, per adattarsi all’evoluzione del mondo del lavoro e della aspettativa di vita. Il nostro, invece, subisce continui e pesanti ritocchi da più di 30 anni con soluzioni legislative temporanee e capaci di funzionare solo in determinati contesti, senza alcuna ristrutturazione organica e generale. Insomma, il cantiere delle pensioni è sempre aperto.

La manovra del Governo Meloni non apporta modifiche ai requisiti per la pensione di vecchiaia, che si raggiunge con almeno 67 anni di età e 20 di contributi versati, e per quella di anzianità (42 anni e 10 mesi di contributi a prescindere dall’età, che diventano 41 anni e 10 mesi per le donne); contiene al suo interno alcune rilevanti novità per quanto riguarda Quota 103, che permette di lasciare il lavoro una volta compiuti 62 anni di età e con 41 anni di contributi versati.

L’assegno però verrà calcolato utilizzando interamente il sistema contributivo, introdotto nel 1995 con la riforma Dini per sostituire gradualmente il precedente (e ancora parzialmente in vigore) regime retributivo, dove la pensione corrisponde a una percentuale dello stipendio del lavoratore (in particolare quello incassato negli ultimi periodi della sua vita lavorativa) e che permette dunque al pensionato di ricevere un assegno di importo tendenzialmente simile alla busta paga. Con il metodo di calcolo contributivo invece l’importo della pensione dipenderà non più dallo stipendio ma dall’ammontare dei contributi versati dal singolo lavoratore nell’arco della sua vita professionale. Dunque, meno favorevole rispetto al precedente metodo.

In generale il ricalcolo contributivo, previsto sin dalla sua introduzione per tutti i lavoratori che hanno cominciato a versare i contributi dal 1996 (oggi ancora lavoratori attivi) prevede un’ulteriore novità per poter accedere alla pensione anticipata. La bozza della manovra, infatti, prevede che a fronte di 20 anni di contributi versati, sarà necessario aver maturato una pensione almeno pari a 3,3 volte l’importo mensile dell’assegno sociale, che è pari a 503,27 euro. Dunque, dal 2024, per poter accedere alla pensione anticipata ordinaria sarà necessario che l’importo della pensione mensile sia almeno pari a 1.660 euro (503,27 x 3). Un bel problema per i Millennial, ossia i lavoratori più giovani che strutturalmente hanno stipendi molto più bassi e con carriere spesso discontinue, e che quindi potrebbero fare molta più fatica nel raggiungere i requisiti richiesti.

L’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, nel suo rapporto Pensions at a glance ritiene che per i giovani italiani che entrano adesso nel mercato del lavoro l’età pensionabile sarà 71 anni soprattutto per via del costante aumento dell’aspettativa di vita.

Novità anche per quanto riguarda le finestre d’attesa, cioè il periodo di tempo che deve trascorrere tra il momento in cui si maturano i requisiti per la pensione e il momento in cui si riceve il primo pagamento, introdotte per ridurre la spesa pubblica per le pensioni, ritardando il momento in cui i pensionati iniziano a ricevere i pagamenti. Una volta maturati i requisiti di Quota 103, in base alla legge vigente, le finestre sono pari a 3 mesi (dalla data di maturazione) per i lavoratori del settore privato e 6 mesi per i dipendenti pubblici. Nel 2024 questi termini dovrebbero essere incrementati rispettivamente a 7 e 9 mesi, aumentando ancora di più l’attesa per l’incasso del primo assegno pensionistico.

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