Economia

Come sono distribuite le pensioni?

Il 77,2% è di natura previdenziale mentre il 22,8% assistenziale, di cui la maggior parte concentrata al Sud. Ma gli importi sono superiori al Nord. Forte, molto forte, il divario di genere
Credit: Mathias Reding
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6 aprile 2023 Aggiornato alle 16:00

Dal 1° gennaio 2004 al 1° gennaio 2023 le prestazioni pensionistiche sono aumentate dello 0,3%. Negli ultimi anni, se sono diminuite le pensioni di invalidità previdenziale, sono però aumentate le prestazioni agli invalidi civili.

Le prestazioni assistenziali sono una serie di assegni, erogati dall’Inps (Istituto nazionale della previdenza sociale), per coloro che si trovano in condizioni disagiate, sia a livello economico che a livello sociale.

Nel nostro Paese, sono numerose le misure assistenziali. Tra le principali troviamo l’assegno sociale: un importo spettante ai cittadini italiani o stranieri che abbiano determinati requisiti sia sociali che economici, per esempio devono avere almeno 67 anni, residenza stabile e continuativa per almeno 10 anni sul territorio nazionale, e uno stato di bisogno economico.

L’assegno di indennità previdenziale: legato ad almeno 5 anni di contributi versati e al riconoscimento della riduzione, permanente, della capacità lavorativa di almeno un terzo; quando si giunge all’età pensionabile, esso si trasforma in pensione di vecchiaia.

L’indennità di accompagnamento riguarda, invece, gli invalidi civili totali, i non udenti, i minori, i ciechi parziali e assoluti.

La pensione di invalidità civile è erogata per i cittadini con redditi insufficienti o che abbiano una ridotta capacità lavorativa o quotidiana (almeno il 73%).

La pensione di inabilità, invece, riguarda coloro che sono completamente impossibilitati a lavorare, e ciò comporta quindi anche la cessazione di ogni attività lavorativa, la cancellazione dagli elenchi di categoria dei lavoratori e dagli albi professionali, requisiti indispensabili.

Stando ai dati diffusi dall’Inps in collaborazione con il Coordinamento Generale Statistico Attuariale, il 1° gennaio 2023 ben 4.033.210 assegni di natura assistenziale risultavano in pagamento, per un costo complessivo di 24,4 miliardi di euro e pari al 22,8% delle pensioni totali. Quelle di natura previdenziale, invece, sono 13.685.475, pari al 77,2%.

Dando uno sguardo alla distribuzione territoriale, la zona che presenta un numero maggiore di prestazioni pensionistiche è il Nord Italia, con una percentuale pari al 48%; al Centro 19,3% mentre nel Sud (comprese le isole) la percentuale è del 30,7%.

Guardando, invece, alle categorie, al Nord troviamo un numero maggiore di assegni legati alla vecchiaia e ai superstiti, mentre nel Mezzogiorno vi è una maggioranza di assegni legati all’invalidità e prestazioni assistenziali. Infatti, tenendo conto del “coefficiente standardizzato di pensionamento” – importante per un confronto tra le regioni più giovani e regioni più anziane – il numero maggiore di prestazioni assistenziali si trova in Calabria, seguita da Campania e Puglia.

Anche l’importo è differente in base al territorio: il 55,3% della somma, stanziata a partire dall’inizio dell’anno, è destinato alle regioni settentrionali, il 24,3% al Sud e alle isole, e infine il 19,7% sarà destinato all’Italia centrale. Se si considerano solo le pensioni di vecchiaia, il valore medio mensile più alto si registra nel Settentrione, con un importo pari a 1.476,51 euro, contro i 1.359,53 euro di media nazionale. Gli uomini percepiscono un assegno maggiore rispetto alle donne.

Il 55,8% delle pensioni ha un importo inferiore ai 750,00 euro, il che significa che vi è una forte concentrazione nelle classi basse. La percentuale sale al 67,6% se si considerano soltanto le donne, registrando ancora una volta un forte divario di genere.

L’età media dei pensionati a livello nazionale è di 74,1 anni, con una differenza di 4,7 anni tra gli uomini (71,5 anni) e le donne (76,2 anni). Tenendo conto, però, della sola pensione di invalidità previdenziale il 70,9% dei titolari di sesso maschile ha un’età inferiore ai 70 anni; il 41,1% delle titolari donne ha un’età pari o maggiore di 80.

Per quanto riguarda, invece, l’invalidità civile, il 53,3% degli uomini ha un’età inferiore a 60 anni, mentre le titolari donne presentano un’età più avanzata (solo il 31,6% ha un’età inferiore a 60).

Ciò che emerge da questi dati è, dunque, una fotografia che mostra una situazione estremamente variegata e che conferma, ancora una volta, il forte divario territoriale e di genere che continua a caratterizzare il nostro Paese.

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