Diritti

Francia: il nudo in un quadro scatena una polemica religiosa

Nella cittadina di Issou un’insegnate è stata criticata da alcuni studenti musulmani e dai loro genitori per aver mostrato l’opera Diana e Atteone di Giuseppe Cesari che ritrae alcune ninfe senza vestiti
Dettaglio del quadro &ldquo;<a href="https://en.wikipedia.org/wiki/it:Diana_e_Atteone_(arte)">Diana e Atteone</a>"&nbsp;<br /><a href="https://en.wikipedia.org/wiki/it:Cavalier_d%27Arpino">Cavalier d'Arpino</a> - <a href="https://www.google.com/culturalinstitute/beta/asset/pwGg-8hGffZlbg">Google Cultural Institute</a>&nbsp; &nbsp;
Dettaglio del quadro “Diana e Atteone
Cavalier d'Arpino - Google Cultural Institute   
Alessia Ferri
Alessia Ferri giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
14 dicembre 2023 Aggiornato alle 15:00

Si può mettere in discussione l’arte di ieri (anche se sarebbe più corretto dire di sempre) con le sensibilità di oggi? E con i precetti religiosi?

In merito a quest’annosa questione, che negli ultimi anni ha animato spesso il dibattito pubblico, ognuno ha la propria opinione ma una cosa è certa: quello che è avvenuto in Francia in questi giorni ha per certi versi dell’incredibile.

Il 7 dicembre nella scuola media Jacques-Cartier di Issou, una cittadina a 40 chilometri da Parigi, un’insegnate ha mostrato agli studenti durante una lezione il dipinto Diana e Atteone di Giuseppe Cesari, risalente al XVII secolo, che raffigura un passaggio delle Metamorfosi di Ovidio nel quale Atteone sorprende Diana e le sue ninfe mentre si lavano a una fonte. Fin qui nulla da ridire se non fosse che le protagoniste del quadro sono nude, un dettaglio tutt’altro che trascurabile, che ha scatenato non poche polemiche.

Tra gli alunni che hanno assistito alla lezione, infatti, c’erano anche alcuni ragazzi musulmani che, secondo quanto affermato da Sophie Vénétitay, segretaria generale del sindacato degli insegnanti Snes-FSU, avrebbero «distolto lo sguardo perché offesi e scioccati», proprio dalle nudità.

Anche se le successive accuse, arrivate dagli stessi studenti all’insegnante, rea di aver esternato commenti razzisti e islamofobici, sono state prontamente smentite, la macchina dell’indignazione non si è fermata. Anzi, ha preso sempre più vigore, con i genitori dei ragazzi che, assumendo le difese dei figli e concordando con la loro indignazione, hanno inscenato una veemente protesta. Un evento che non ha spaventato solo l’insegnate in questione ma tutto il corpo docente della scuola, che da lunedì 11 dicembre ha smesso di fare lezione.

La notizia ha fatto presto il giro del mondo, arrivando anche nel nostro Paese, dove a commentare l’accaduto è stato tra gli altri il sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi, secondo il quale «Diana e Atteone di Giuseppe Cesari, detto il Cavalier D’Arpino, è un soggetto che non può essere in alcun modo discusso né da studenti né da qualcun altro perché fa parte della Storia. Sarebbe come discutere la Venere di Tiziano, la Venere di Milo. È la prova di un’ignoranza profonda di alcuni studenti che scambiano il soggetto per la forma. Se non si potessero esporre nudità bisognerebbe chiudere tutti i musei a partire degli Uffizi che a esempio espone la Venere de’ Medici».

La polemica sorta nella scuola transalpina non è unica nel suo genere e, sempre restando a Firenze, dove si trovano gli Uffizi, come non ricordare il caso dell’insegnate della Classical School di Tallahassee, in Florida, che la scorsa primavera durante una lezione sull’arte del Rinascimento, aveva mostrato immagini di alcune opere di Michelangelo, fra le quali il David. A seguito di quella decisione alcuni genitori si lamentarono per il fatto che i figli fossero stati esposti a immagini di nudo senza il loro consenso e l’insegnate venne licenziata.

In quel caso la religione non ebbe alcun ruolo ma, come nell’ultimo episodio francese, il punto sul quale sarebbe doverosa una riflessione è se sia opportuno osservare con le proprie lenti personali opere d’arte universali, e giudicarle slegate dal contesto nel quale si inseriscono e sono state realizzate. Il tutto con una veemenza sempre più tipica dei nostri giorni.

A scuotere particolarmente gli insegnanti della Jacques-Cartier di Issou, in questi giorni è infatti anche il ricordo di un episodio per certi versi analogo, avvenuto sempre in Francia 3 anni fa, quando il professore di storia e geografia Samuel Paty venne decapitato all’uscita di scuola da un terrorista islamico diciottenne. L’evento scatenante in quel caso fu la scelta dell’insegnate di mostrare in classe le vignette di Charlie Hebdo, seguito dalla convinzione che lo stesso docente si fosse lasciato andare a commenti anti islam e avesse fatto uscire gli allievi musulmani dalla classe. Una tesi poi risultata infondata ma la cui smentita non fu sufficiente per risparmiargli la vita.

Per provare a scongiurare una simile escalation di violenza, a seguito dell’ultimo episodio il ministro dell’Istruzione, Gabriel Attal ha annunciato un procedimento disciplinare contro gli studenti responsabili della protesta.

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di Lorenza Fruci 7 min lettura