Culture

Firenze: il Tribunale contro l’uso pubblicitario del David

“L’opera è volgarmente asservita a finalità commerciali” si legge nella sentenza che ha dato ragione alla Galleria dell’Accademia, dove è conservata la scultura: “Si svilisce l’altissimo valore artistico e culturale”
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28 settembre 2023 Aggiornato alle 09:00

L’immagine del David “è stata gravemente alterata e mortificata. L’opera del genio michelangiolesco è, pertanto, volgarmente asservita a finalità pubblicitarie e commerciali. In tal modo, si umilia e si svilisce - fino ad annichilirlo - l’altissimo valore artistico e culturale dell’opera di cui si discute”.

A parlare, o meglio a scrivere, è il Tribunale di Firenze, nella sentenza di merito che riguarda l’uso abusivo dell’immagine del capolavoro di Michelangelo da parte di 2 società che hanno utilizzato una riproduzione in scala naturale dell’opera a fini commerciali e in assenza delle autorizzazioni necessarie.

Il Tribunale si è pronunciato a favore della Galleria dell’Accademia (il museo che ospita la scultura originale del David, realizzata tra il 1501 e l’inizio del 1504), riconoscendo come punto nodale della tutela del patrimonio artistico la “fruizione culturalmente qualificata e gratuita da parte dell’intera collettività secondo modalità orientate allo sviluppo della cultura e alla promozione della conoscenza, da parte del pubblico, del patrimonio storico e artistico della Nazione”.

Il problema, quindi, non è solo l’utilizzo dell’immagine del David da parte delle società senza aver pagato il compenso dovuto (ai sensi dell’art. 108 del Codice dei Beni Culturali), ma anche che, attraverso l’uso commerciale, è stata lesa l’immagine dell’opera.

Già con la sentenza non definitiva n. 1207 del 21/04/2023, il Tribunale di Firenze aveva riconosciuto un autonomo diritto all’immagine ai beni culturali, “soprattutto nel caso di opere di assoluto pregio artistico (come appunto il David di Michelangelo), assurte a simbolo dell’intero patrimonio culturale nazionale”.

Secondo il Tribunale, spiegavano ǝ avvocatǝ Paola Nunziata e Carlo Russo sul Sole 24 Ore, “essendo garantito ai sensi dell’art. 2 Cost. Il diritto all’identità individuale, inteso come diritto a non vedere alterato all’esterno e quindi travisato, offuscato o contestato il proprio patrimonio intellettuale, politico, sociale, religioso, ideologico e professionale, sarebbe del tutto irragionevole non ritenere altrettanto garantito il diritto all’identità collettiva dei cittadini che si riconoscono come appartenenti alla medesima Nazione anche grazie al relativo patrimonio artistico e culturale, diritto all’identità collettiva che trova fondamento nell’art. 9 Cost.”.

Oltre al danno patrimoniale, quindi, e è stato riconosciuto anche quello non patrimoniale a seguito della lesione dell’immagine del David: le 2 società dovranno pagare un risarcimento (l’importo è ancora da definire).

«Questa recente sentenza costituisce un ulteriore importante riconoscimento per la difesa dell’arte e dei beni culturali in Italia», ha commentato Cecilie Hollberg, direttrice della Galleria dell’Accademia di Firenze.

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