Culture

L’arte ha bisogno di (più) tempo

Quante volte ti è capitato di non riuscire a vedere tutte le installazioni o seguire gli innumerevoli appuntamenti durante una fiera artistica? A me è successo recentemente, all’Art Week di Torino
Credit: Perottino-Piva-Peirone/Artissima 2023
Tempo di lettura 8 min lettura
15 novembre 2023 Aggiornato alle 06:30

A parte i biglietti da visita di sconosciuti ritrovati nelle tasche, le foto delle opere nello smartphone e il sapore dei tramezzini di Mulassano, quello che resta dell’Art Week di Torino sono le opere che ci hanno colpito. Quelle installazioni, fotografie e sculture che hanno conquistato la nostra attenzione e sono rimaste nella nostra memoria, sopravvivendo a un’agenda fitta fitta di spostamenti tra fiere, gallerie e musei, in uno slalom tra le prime piogge invernali e l’incanto delle Luci d’Artista.

Cuore dell’Art Week è da sempre Artissima, la kermesse dedicata all’arte contemporanea che si tiene all’Oval di Torino, dove io e altre 33.999 persone ci siamo perse e ritrovate tra le 181 gallerie provenienti da 33 Paesi.

Chi per lavoro, chi per passione, abbiamo girovagato tra gli stand alla ricerca di una comprensione del nostro presente (dopotutto, a cos’altro serve l’arte?!). E vi abbiamo ritrovato un desiderio di certezze, testimoniato da poca sperimentazione, presidio costante della fotografia, prevalenza di pittura e significativa presenza di ceramica (singolare la serie di sculture di Ioana Maria Sisea dipinte a mano, volutamente kitsch, che evocano il lupo cattivo dell’immaginario pornografico maschile dominante in Romania, e non solo lì, aggiungerei).

Tra gli stand si percepiva ancora la scia dell’onda lunga della paura del futuro in cui ci ha proiettato il Covid e il tema di questa edizione, Relations of Care che nella cura pone il motore del sapere, non poteva essere più calzante. Nelle opere proposte da Artissima, che resta principalmente una fiera, c’è il termometro del momento che stiamo vivendo, misura anche del mercato che ha preferito confermare il proprio interesse per l’Arte povera e i nostri artisti storicizzati, piuttosto che scommettere sulle nuove leve.

Sono stati 1.600 i nuovi collezionisti tra le 12.000 personalità del mondo dell’arte coinvolte da Artissima per questa 30° edizione; numeri in crescita se guardiamo indietro di 3 anni, ma da approfondire se confrontati con quelli del 2019 in cui i visitatori della kermesse sono stati oltre 55.000. Quindi non possiamo non chiederci: dove sono finite quelle oltre 20.000 persone che mancano all’appello rispetto alle 34.000 del 2023?

Disperse, per una coesistenza di fattori, tra cui: il contesto internazionale, in cui le guerre preoccupano e non favoriscono spostamenti di persone e opere, la concomitanza con Lucca Comics & Games in Italia (314.220 i biglietti venduti) e soprattutto il ricco corollario di offerte artistiche diffuse nella città di Torino che da anni ormai fanno concorrenza alla fiera.

Con una programmazione che prevede opening e appuntamenti ogni 2 ore, l’Art Week è diventata un “eventificio” che costringe a una vera e propria corsa contro il tempo per “vedere tutto”, che distoglie dalla centralità dell’evento madre. Contro il decentramento di Artissima quest’anno è intervenuto (in un raro momento di compostezza istituzionale) il Sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi che, mentre era alla kermesse alla ricerca di 100 opere da esporre al Mart di cui è presidente (gli segnaliamo quelle di Giuseppe Stampone, Corinna Gosmaro e Alessandro Piangiamore), ha dichiarato in difesa della fiera che dovrebbe durare almeno 6 o 7 giorni per dare il tempo alle persone di vedere tutte le gallerie e conoscere gli artisti esposti.

In effetti, non ha tutti i torti. Mentre si gira tra gli stand dell’Oval, si è tirati dalla giacchetta dell’agenda che preme e sollecita a uscire per presenziare anche agli altri appuntamenti della settimana dell’arte.

Tra questi Paratissima, manifestazione fieristica dedicata agli artisti emergenti e al grande pubblico, giunta alla sua XIX edizione, il cui tema quest’anno era Eye Contact - Match with Art, un invito a entrare in contatto visivo con le opere d’arte in una sorta di dialogo. Concetto che è alla base del successo dell’app di incontri Tinder, sponsorship di Paratissima, che tra il 2022 e il 2023 ha registrato nella sua community un aumento di menzioni relative all’arte e alle mostre, rispettivamente del 40% e del 70%, che ci fa immaginare romantici incontri all’ombra di grandi dipinti.

Ospitata per l’ultimo anno negli spazi della Cavallerizza Reale di Torino (Patrimonio Unesco dal 1997 e futuro Polo delle Arti), Paratissima ha proposto più di 400 artisti, tra cui Arthur Duff che ha aperto il percorso con la sua installazione video Sticky Eyes, visibile dalla facciata esterna dell’edificio e fruibile liberamente dalla città. A chiudere il percorso, invece, l’installazione Breathing Room di Beyond (Alberto Gentilin, Giulia Lazzaretto e Davide Briganti, con il supporto di Paola Meneghini), un’opera site-specific immersiva che invitava a sincronizzare il proprio respiro con l’ambiente circostante, per raggiungere equilibrio e armonia universale. L’abbiamo visitata in 29.000, 30% di persone in più rispetto alla passata edizione. Numeri positivi che danno appuntamento alla prossima edizione (la XX), ancora in cerca di nuova sede.

Chi è in cerca di sede, poi, da sempre, è The Others Fair, fiera indipendente e “factory” delle piccole realtà emergenti che, fin dalla prima edizione nel 2011, si è svolta in edifici in disuso, solitamente non accessibili al pubblico, per valorizzare luoghi importanti per la memoria storica della città favorendo un dibattito sul riutilizzo degli spazi.

Negli ultimi anni la sua casa è stato il Padiglione 3 di Torino Esposizioni, progettato da Pier Luigi Nervi, dove nell’ultima edizione ha ospitato oltre 70 espositori provenienti da tutto il mondo. Questa XII edizione ha riflettuto sui grandi temi d’attualità, a partire dal focus su Iran e libertà, e sul legame con il territorio di appartenenza e le proprie tradizioni, registrando il più alto numero di visitatori di sempre (oltre il 20% in più di pubblico rispetto al passato) e attestandosi luogo di confronto tra artisti di generazioni e provenienze differenti, all’insegna della sperimentazione dei linguaggi.

Anche le OGR Torino si sono confermate uno spazio aperto alle sperimentazioni e, fino all’11 febbraio 2024, ospiteranno la prima mostra personale in un’istituzione italiana dell’artista statunitense Sarah Sze. Inaugurata durante l’Art Week, Metronome è un’installazione che ci accoglie nel buio del Binario 1 e ci conduce nell’incessante flusso di informazioni in cui viviamo quotidianamente e da cui siamo assuefatti. L’artista rielabora le narrazioni visive che immagazziniamo da riviste, televisione, smartphone, mondo reale e ci risveglia dal sonno in cui siamo immersi, mettendo a nudo il processo di creazione delle immagini che diventano prodotti di consumo.

Anche la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo ha proposto una riflessione sugli effetti della comunicazione visiva sul subconscio e sui meccanismi con cui le immagini esercitano il loro potere seduttivo. E lo ha fatto con il progetto espositivo Visual Persuasion concepito da Paulina Olowska, in mostra fino al 3 marzo 2024. Attraverso le sue opere e quelle di altre artiste da lei invitate, Olowska esplora le dinamiche del desiderio e dell’erotismo ridefinite da una prospettiva femminile, mostrandoci la donna come oggetto e insieme soggetto dell’azione seduttiva, che incarna nell’immaginario molteplici ruoli e cliché, di epoche e culture diverse.

Sulla differenza tra culture si è soffermata Fondazione Merz che, come “centrale energetica dell’arte”, durante l’Art Week ha inaugurato un progetto inedito dell’artista Khalil Rabah, visitabile fino al 28 gennaio 2024. L’esposizione nasce come estensione del Palestinian Museum of Natural History and Humankind (Pmnhh), progetto artistico sviluppato come un’istituzione museale nomade che l’artista ha inaugurato nel 2003 e che è in continuo divenire.

A Torino il Pmnhh ha la forma di un cantiere archeologico, in cui siamo invitati a entrare seguendo il racconto storico attraverso delle testimonianze in mostra, e negli spazi della fondazione l’artista sfida il ruolo del museo come mero contenitore e si focalizza sull’arte come strumento di interpretazione e rilettura della storia.

La storia, e in particolare i protagonisti dell’arte del ‘900, sono al centro delle mostre proposte da altre istituzioni culturali pubbliche e private: il PAV Parco Arte Vivente con Car Crash. Piero Gilardi e l’arte povera a cura di Marco Scotini omaggia il suo fondatore Piero Gilardi, indagando la sua produzione nel corso degli anni ‘60 (fino al 28 aprile 2024); il Castello di Rivoli con Michelangelo Pistoletto. Molti di uno, a cura di Carolyn Christov-Bakargiev e Marcella Beccaria, celebra Michelangelo Pistoletto in occasione del suo 90° compleanno (fino al 25 febbraio 2024); le Gallerie d’Italia – Torino con Mimmo Jodice Senza tempo a cura di Roberto Koch ripercorre la carriera artistica di Mimmo Jodice, uno dei grandi maestri della fotografia del nostro paese (fino al 7 gennaio 2024).

Cosa resta dunque dell’Art Week di Torino del 2023? Oltre alle opere che ci hanno conquistato, tante mostre da vedere, il percorso a cielo aperto delle Luci d’Artista fino al 14 gennaio 2024, nuove gallerie e artisti da seguire ascoltando le AudioGuide online di Artissima, suggestioni per l’immaginario scorrendo le immagini sui social con #artweektorino, ma soprattutto tanta curiosità per la prossima edizione che si spera registri un crescente interesse nei confronti dell’arte contemporanea. E possibilmente anche un’agenda di appuntamenti meno fitta e più diluita nel tempo.

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