Culture

Che Torino sarebbe senza Paratissima!

Lorenzo Germak, founder dell’iniziativa, ha raccontato a La Svolta com’è nata la fiera d’arte contemporanea più punk del Paese, che dopo 2 anni difficili ha accolto oltre 21.000 visitatori
Credit: Vincenzo Parlati
Credit: Vincenzo Parlati
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
9 novembre 2022 Aggiornato alle 15:00

Quest’anno Paratissima è diventata maggiorenne. Si è conclusa il 6 novembre la fiera d’arte contemporanea che per 5 giorni ha animato gli spazi della Cavallerizza Reale a Torino. Un laboratorio di sperimentazione artistica e culturale di inesauribile ricchezza e uno spazio espositivo per giovani artisti emergenti in occasione dell’Art Week del capoluogo piemontese.

Dal 2005 a oggi Paratissima è cresciuta molto – c’è anche un sito di e-commerce e una trasposizione della mostra nel Metaverso – ma lo spirito punk sembra essere lo stesso del primo giorno. Pensata come manifestazione off di Artissima, la più grande fiera d’arte contemporanea in Italia, ma con un target più giovane e prezzi accessibili – una media di 150/200 euro a opera - si è spostata negli anni da Torino a Milano e Cagliari e ha allestito eventi di respiro internazionale a Skopje (Macedonia) nel 2014 e a Lisbona nel 2016.

«Nasce per scherzo, durante una cena tra amici e studenti di architettura. A un certo punto, ci ritrovammo a dire che sarebbe stato divertente “fare un po’ il verso” a Artissima, proponendo artisti emergenti e prezzi abbordabili», racconta a La Svolta Lorenzo Germak, socio fondatore e Ceo di PRS s.r.l., società no profit di Paratissima. «La prima esposizione poteva contare 7 artisti in un appartamento sfitto e 300 amici venuti a sostenerci. L’anno successivo in una fabbrica in disuso, gli artisti erano divenuti 150; negli anni successivi si sarebbero raggiunti anche i 600 artisti e gli 80.000 visitatori».

Il successo di Paratissima, secondo lui, è probabilmente il frutto di una felice congiuntura tra un’idea vincente e un periodo di forte crescita vissuto dalla città di Torino in coincidenza delle Olimpiadi. Di fronte a un’arte elitaria, inaccessibile, l’intento di una manifestazione come questa è quello di «dimostrare che l’arte contemporanea possa essere alla portata di tutti sia sul piano contenutistico sia sul piano economico».

A partire dalla valorizzazione temporanea di spazi e immobili dismessi per restituire un bene alla comunità, fino alla funzione formativa per gli artisti stessi, che imparano a esporre le proprie opere, incorniciarle e a elaborare testi critici e a quella di network tra autori diversi che si incontrano, si contaminano e avviano a seguito della fiera delle collaborazioni interessanti.

Il tema dell’edizione di quest’anno era il circo, appunto Paratissima Circus. Non è stato un caso, perché il legame fra il Circo, una delle forme espressive più antiche in assoluto, e Torino risale alla seconda metà del Cinquecento, quando i Savoia improntarono la vita della corte torinese ispirandosi alle grandi dinastie europee: tra svaghi e mode sempre diverse, un ruolo di prestigio è rappresentato dalle feste di corte, al contempo momento di divertimento, metafora politica e strumento di propaganda.

La loro preparazione si articolava in una complessa macchina economica e organizzativa e un’occasione per coinvolgere artisti, letterati, musicisti, ingegneri e artigiani. Non è un caso neppure la decisione di ambientarla negli spazi della Cavallerizza, Accademia deputata dal Duca Carlo Emanuele all’educazione dei paggi di corte all’arte equestre, Teatro nell’aulico maneggio progettato da Benedetto Alfieri nel 1763.

Dopo 2 anni difficili, il bilancio per quest’edizione è più che positiva. Più di 9 mostre curate, 5 gallerie d’arte, 9 progetti speciali, 3 guest projects, open studio di residenze e atelier d’artista, live performances, talks e laboratori, senza contare gli oltre 200 artisti coinvolti e i 21.000 visitatori. Germak si dice soddisfatto e per il futuro si augura di «proseguire nel percorso di crescita e sviluppo del format, di riuscire a estenderlo in altre città, aumentato i servizi e migliorando le opportunità per artisti e fruitori».

Leggi anche
Periferie
di Ilaria Marciano 2 min lettura
Bruce Nauman_Green Light Corridor, 1970, Installation view at Pirelli HangarBicocca. PH Agostino Osio
Mostra
di Redazione 2 min lettura