Futuro

Sentieri stretti per l’Europa

Quantum computing. Semiconduttori. Batterie. Idrogeno. E intelligenza artificiale. Le frontiere della tecnologia sono sempre più avanzate. Il Vecchio Continente cerca di organizzarsi con un’interpretazione originale. Funzionerà?
Credit: Google DeepMind 

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7 dicembre 2023 Aggiornato alle 06:30

Le frontiere della tecnologia si allargano.

Secondo la “Technovision” di Capgemini, pubblicata nei giorni scorsi, le tecnologie strategiche che attualmente stanno spingendo l’innovazione sono l’intelligenza artificiale generativa, il quantum computing, i semiconduttori per edge computing, le batterie necessarie ai motori elettrici e il vasto insieme delle tecnologie che servono alla nuova espansione spaziale.

Nei prossimi cinque anni diventeranno importantissime anche tutte le tecnologie che servono all’ecosistema dell’idrogeno a basse emissioni di carbonio, quelle che si devono usare per catturare la CO2 dall’atmosfera, la biologia sintetica.

Si tratta di tecnologie che possono costruire spazi di possibilità meravigliose, ma che non cessano di suscitare anche preoccupazioni. E per questo è probabile che il loro sviluppo non sarà lasciato alla mera capacità delle aziende di svilupparle, ma sarà guidato anche da un sistema di regole e di incentivi, pensato per alimentare l’innovazione ma limitando i rischi prima che si manifestino in modo dirompente.

Il punto è quello di trovare l’equilibrio tra la guida politica e la libertà di innovazione. Il quantum computer, quando sarà effettivamente realizzato, appare in grado di affrontare in tempi rapidissimi calcoli di complessità straordinaria. Compresi quelli che servono a superare qualsiasi password online.

La cybersicurezza è già sottoposta a tensioni eccezionali in questo periodo, ma le nuove tecnologie quantistiche rischiano di metterla in crisi.

Intanto, si discute delle batterie: sono considerate rischiose per l’ambiente, per la concentrazione del potere, per le condizioni di lavoro dei minatori di alcuni dei materiali fondamentali per produrle.

La biologia sintetica resta a sua volta divisiva, soprattutto sulla base dell’ineguale distribuzione delle informazioni scientifiche che servono a comprenderla.

Nel dibattito sulla strategia europea si direbbe che sia sopravvalutata la questione della definizione dei rischi e delle normative che si stanno elaborando per limitarli, mentre non sembra altrettanto analizzato l’insieme degli incentivi offerti all’industria europea per sviluppare queste tecnologie e le loro applicazioni.

Gli investimenti del sistema Horizon sono di grandezza molto significativa relativamente a quelli di altri Paesi. E l’impegno dell’Unione europea nella costruzione di supercomputer che sono a disposizione delle startup e imprese che operano nell’intelligenza artificiale è importante.

Sul quantum computing gli incentivi sono forti. E dunque perché si parla meno degli aspetti costruttivi della policy europea rispetto al dibattito sulle normative?

Le polemiche sulle policy non mancano e non sono mai mancate. Forse in questo periodo sono particolarmente accese.

Il trade off tra innovazione e regolamentazione viene sfruttato ideologicamente. Ma che cosa si potrebbe fare meglio?

Probabilmente si potrebbe partire dal “perché” le scelte europee sono speciali nel mondo. E perché gli europei potrebbero essere motivati ad agire per implementarle.

Sarebbe una visione capace di sintetizzare in una sola narrazione sia la questione delle regole che quella degli incentivi. Ebbene, nelle azioni degli europei sono motivate da tre caratteristiche originali:

1. Particolare attenzione all’impatto sociale delle tecnologie, con forte rispetto dei diritti umani nella progettazione delle tecnologie;

2. Architetture preferibilmente decentrate con particolare riferimento alle opportunità dell’edge computing, interoperabilità e standard abilitanti per ecosistemi industriali territoriali;

3. Forti investimenti in welfare, compresa la sanità e l’educazione, che possono diventare grandi mercati per l’innovazione. La consapevolezza di queste caratteristiche non è particolarmente alimentata. Si preferisce parlare delle questioni che dividono rispetto a quelle che uniscono. Per una struttura che si chiama Unione europea è evidentemente un problema.

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