Ambiente

Comunità energetiche rinnovabili al palo se non cambia la normativa

Lo sviluppo delle Cer in Italia è condizionato dal quadro regolatorio e dall’arrivo del decreto e delle regole operative, definite direttamente dal Gestore servizi energetici dopo il via libera della Commissione Ue
Credit: EPA/LUONG THAI LINH.      

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6 dicembre 2023 Aggiornato alle 16:00

Sono tra le 15.000 e le 20.000 le realtà di autoconsumo e le comunità energetiche rinnovabili (Cer) che potrebbero operare entro il 2027.

Questa è una stima del Ministero dell’Ambiente, che però si scontra con i numeri presenti oggi: attualmente ce ne sono poco meno di un centinaio. Per riuscire in qualche modo a centrare l’ambizioso obiettivo che si è posto il Ministero è necessario definire rapidamente quale sia il quadro regolatorio per le Cer.

Per il momento, lo sviluppo di queste comunità, nel nostro Paese, è condizionato dal quadro regolatorio e da quando arriveranno il decreto e le regole operative, che sono state definite direttamente dal Gse, ossia il Gestore servizi energetici, dopo che è arrivato il via libera della Commissione europea.

Le tempistiche, tra laltro, risultano essere condizionate anche dai tempi entro i quali arriverà il via libera della Corte di Conti, che ha un mese per dare la propria valutazione della bozza del decreto. Il Ministero dell’Ambiente, per i primi mesi del 2024, vorrebbe arrivare ad avere un testo definitivo.

Lo scopo di una comunità energetica rinnovabile è quella di produrre e condividere dell’energia rinnovabile. Lintento è quello di riuscire a produrre e gestire, in completa autonomia, energia verde a prezzi vantaggiosi, andando a ridurre, in questo modo, le emissioni di CO2 e lo spreco energetico.

Possono costituire una comunità energetica rinnovabile (Cer) dei semplici cittadini, delle attività commerciali, le pubbliche amministrazioni e le piccole e medie imprese.

Per poterla avviare è necessario, prima di tutto, individuare l’area nella quale si vuole installare l’impianto di produzione, che dovrà trovarsi nelle vicinanze dei consumatori.

Ad essere particolarmente indicati per questa attività sono i terreni industriali in disuso: hanno una superficie adatta a ospitare il futuro impianto rinnovabile, ma soprattutto rispettano i requisiti di dimensione, collocazione e destinazione prescritti dalla normativa.

Il passo successivo è quello di condividere lenergia elettrica prodotta: operazione che deve essere effettuata attraverso l’utilizzo della rete di distribuzione esistente. Lautoconsumo di energia rinnovabile avviene in maniera virtuale. Limpianto non deve obbligatoriamente essere di proprietà della comunità, ma può essere messo a disposizione da uno o più membri che partecipano al Cer o, addirittura, da un soggetto terzo.

Quanti impianti ci sono attualmente?

Secondo lElectricity Market Report 2023 dellEnergy&Strategy School of Management del Politecnico Milano, nel nostro Paese le realtà di autoconsumo collettivo sono 85:

- 61 gruppi di auto consumatori;

- 24 comunità energetiche rinnovabili.

Grazie alle iniziative in fieri si arriverà complessivamente a 198. Stando ai dati pubblicati nel rapporto, grazie agli incentivi messi a disposizione dal Pnrr, si riuscirà ad arrivare a installare qualcosa come sette gigawatt nellarco di cinque anni.

Stando a come è configurata la bozza di decreto, in questo momento lentità dellincentivo, che viene riservato alle comunità energetiche, è costituito da una tariffa fissa per 20 anni, che può essere erogata fino al 31 dicembre 2027.

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