Ambiente

Raddoppiano le comunità energetiche italiane

Dal nuovo report sulle “comunità rinnovabili” di Legambiente una fotografia di come nello Stivale si stia provando - con difficoltà - a costruire un futuro basato sulle energie pulite
Credit: Moritz kindler/uns
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6 giugno 2022 Aggiornato alle 07:00

Immaginatevi famiglie che, dalle Alpi alla Calabria, decidono di unirsi con uno scopo ben preciso: usare energia davvero pulita, spesso perfino risparmiandoci. A volte le unioni nascono anche così, per un semplice confronto fra vicini di casa, oppure per iniziativa del proprio Comune, o ancora sulla spinta dei figli interessanti a salvare il Pianeta: sta di fatto che le comunità energetiche rinnovabili, che in Italia vedono il coinvolgimento di centinaia di famiglie, nel nostro Paese sono raddoppiate in poco tempo.

A raccontare come e quante sono e i loro esempi virtuosi di recente è stata Legambiente con l’annuale rapporto sulle “comunità rinnovabili”, un’analisi che mostra sia la nascita positiva di nuove comunità energetiche locali, sia però per contro il lento processo dei grandi impianti. Secondo l’associazione ambientalista oggi in Italia ci sono 59 comunità energetiche in più (censite tra giugno 2021 e maggio 2022) che portano il totale di quelle esistenti intorno alle 100 realtà.

A oggi 35 sono quelle pienamente operative, 41 in fase progettuale e infine 24 in costruzione. Per lo più si tratta di Comuni che, sfruttando fotovoltaico e impianti solari termici o mini eolico, permettono a famiglie e imprese di mettersi “in rete” condividendo l’energia che arriva dalle rinnovabili.

In totale sono 40 i Comuni al 100% rinnovabili e 3.493 quelli 100% elettrici. Mentre sempre dai dati Legambiente risultano 7.127 quelli con almeno un impianto solare termico, 7.855 con impianti solari fotovoltaici in cui sono distribuiti 22,1 GW di potenza, 1.054 i luoghi in cui è presente almeno un impianto eolico con 11,2 GW, 1.523 che contano almeno un impianto idroelettrico per complessivi 23 GW e infine poco oltre quattromila quelli basati su bioenergie geotermia (942).

Se la crescita dell’autoproduzione energetica appare incoraggiante, al contrario secondo il rapporto del Cigno Verde i grandi impianti da fonti rinnovabili in Italia però non decollano: sono appena 1351 MW quelli installati nel 2021. “Numeri insufficienti che rischiano di farci raggiungere l’obiettivo di 70 GW al 2030 tra 124 anni” scrive in una nota Legambiente.

Quello che preoccupa è soprattutto il “poco realizzato” finora rispetto al potenziale in un territorio che abbonda di sole e vento. Nello Stivale oggi sono infatti presenti almeno 1,35 milioni di impianti da fonti rinnovabili, distribuiti in tutti i comuni italiani per una potenza complessiva di 60,8 GW, di cui però come detto appena 1,35 GW installata nel 2021 tra idroelettrico, eolico e fotovoltaico.

Oltre ai rallentamenti dovuti alle dinamiche dalla pandemia, la mancanza di realizzazione di impianti secondo l’associazione è dovuta soprattutto alla burocrazia, “un sistema farraginoso di rilascio delle autorizzazioni per la realizzazione dei progetti”.

Come ha spiegato il presidente di Legambiente Stefano Ciafani “i numeri raccolti dalla nuova edizione del rapporto si confermano drammaticamente insufficienti per affrontare il caro bollette e l’emergenza climatica, per liberarci dalla dipendenza dall’estero e soprattutto rischiano di farci raggiungere l’obiettivo 70 GW tra 124 anni, se calcoliamo la media di installazione degli ultimi tre anni, pari a 0,56 GW”.

Per cui è necessario che il governo italiano “si concentri sulla semplificazione dell’iter autorizzativo e sulla certezza delle regole per consentire alle aziende del settore di investire 80 miliardi di euro e realizzare in 3 anni 60 GW di nuova potenza, come proposto da Elettricità Futura, in grado di sostituire il 70% del gas russo. È il momento di cambiare registro per risolvere l’incomprensibile ostracismo di uffici ministeriali, Regioni, Comuni, Sovrintendenze, comitati cittadini e di alcune sigle ambientaliste perché le famiglie, le imprese e il Pianeta non possono più attendere” chiosa Ciafani.

Per un futuro più incentrato sulle energie pulite sarebbe interessante, ricorda l’associazione, prendere esempio anche dalle numerose buone pratiche già presenti in tutta la Penisola. Fra queste ci sono le “20 esperienze di autoconsumo collettivo, nate grazie al progetto Energheia: oltre 700 famiglie che, grazie all’energia prodotta dagli impianti solari utilizzata per alimentare le pompe di calore aria-acqua e i servizi comuni nei condomini, otterranno una riduzione del fabbisogno energetico da fonte fossile tra il 57% e l’81% per i consumi elettrici e da un minimo del 17% a un massimo di 56% per quelli termici”.

Così come le comunità CER Nuove Energie Alpine, quella di Ventotene, la Comunità Energetica Critaro in Calabria o ancora quelle di Messina, Sortino e Blufi, che hanno dimostrato di apportare benefici sociali per le fasce di popolazione in disagio socioeconomico.

Infine, altri esempi lodevoli arrivano poi da Basiglio, prima comunità energetica dell’area metropolitana di Milano, oppure da Ussaramanna e Villanovaforru, in Sardegna.

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