Ambiente

Cop28: approvata la Dichiarazione per l’Agricoltura Sostenibile e i Sistemi Alimentari

Più di 130 leader hanno firmato la Emirates Declaration on Resilient Food Systems, Sustainable Agriculture, and Climate Action. Per la prima volta, il sistema agroalimentare è al centro dell’agenda climatica, ma gli impegni presi sono vaghi
EPA/ALI HAIDER.  
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1 dicembre 2023 Aggiornato alle 18:00

Questa mattina Giorgia Meloni ha fatto il suo esordio alla Cop28 di Dubai, annunciando che l’Italia stanzierà 100 milioni per il fondo loss&damage. La premier italiana è infatti intervenuta durante l’evento Transforming Food Systems in the Face of Climate Change, un panel che la presidenza ha voluto dedicare al tema del cibo e del settore agroalimentare.

«La sicurezza alimentare è una delle priorità strategiche della nostra politica estera. Proprio per questo una parte molto importante del nostro progetto per l’Africa, il Piano Mattei, si rivolge al settore agricolo. La produzione alimentare non è semplice sopravvivenza, ma un mezzo per garantire a tutti di vivere una vita sana».

Si è parlato anche di carne coltivata: «Il ruolo della ricerca è essenziale in questo contesto, ma non va utilizzata per incoraggiare la produzione di alimenti creati in laboratorio, perché questo potrebbe significare andare verso un mondo in cui i ricchi possono mangiare alimenti naturali e i poveri cibi sintetici, con un impatto sulla salute che non possiamo prevedere: non è un mondo che voglio vedere».

Alla conclusione di questo evento, sono arrivate anche buone notizie. Più di 130 Primi Ministri e Presidenti hanno firmato la Dichiarazione sull’Agricoltura Sostenibile, Sistemi Alimentari Resilienti e Azione sul Clima, che costituisce il primo impegno sui generis per adattare e trasformare i sistemi alimentari nell’ambito di una più ampia azione sul clima. La ratio di questa Declaration è quella di sancire l’impegno dei leader nell’accelerare l’integrazione dell’agricoltura e dei sistemi alimentari nei propri piani climatici nazionali.

Il testo contiene 5 obiettivi principali: potenziare le attività e le risposte di adattamento e resilienza al fine di ridurre la vulnerabilità di tutti gli agricoltori, pescatori e altri produttori alimentari agli impatti dei cambiamenti climatici; promuovere la sicurezza alimentare e la nutrizione; sostenere gli operatori nei settori dell’agricoltura e dei sistemi alimentari, comprese donne e giovani, le cui fonti di sostentamento sono minacciate dai cambiamenti climatici; rafforzare la gestione integrata dell’acqua in agricoltura; massimizzare i benefici climatici e ambientali del settore agricolo mediante la conservazione, la protezione e il ripristino di terre ed ecosistemi naturali, il potenziamento della salute del suolo e della biodiversità.

Va ribadito: fino a oggi, in sede negoziale, il settore agroalimentare ha sempre rappresentato l’elefante nella stanza. Di conseguenza, questa dichiarazione, per quanto fatta di promesse per lo più vaghe, imprecisate e decisamente poco ambiziose, va accolta positivamente, anche alla luce del fatto che Cop28 ha dedicato ai temi di Food, Agriculture and Water un’intera giornata dell’agenda, prevista per il 10 dicembre, il che rappresenta un altro elemento di totale discontinuità rispetto alle edizioni passate.

Era ora, verrebbe da dire. Da ormai anni i dati Fao raccontano come i sistemi agroalimentari contribuiscano a circa un terzo delle emissioni di gas serra. Allo stesso tempo, sappiamo che questo settore ha un potenziale di mitigazione altissimo. L’adozione di pratiche sostenibili su larga scala nel settore agricolo non solo contribuirebbe positivamente alla riduzione delle emissioni, ma aiuterebbe Paesi e comunità intere ad adattarsi al cambiamento climatico e a diventare più resilienti. Si tratta sicuramente di un compito non facile, che richiede di trovare metodi alternativi e rigenerativi che consentano di alimentare una popolazione in continua crescita e di garantire una dieta sana a circa 735 milioni di persone che soffrono la fame (secondo lo State of Food Security and Nutrition in the World, 2023), il tutto riducendo l’impatto ambientale in termini di emissioni, utilizzo di suolo e altre risorse naturali come l’acqua, che diventano sempre più scarse.

Secondo gli esperti, la Emirates Declaration on Resilient Food Systems, Sustainable Agriculture, and Climate Action firmata oggi dai Capi di Stato non è all’altezza di una sfida di questa portata. Il Panel Internazionale di Esperti sui Sistemi Alimentari Sostenibili (Ipes-Food), gruppo indipendente di esperti sul tema, sottolinea che la Dichiarazione non contiene impegni legalmente vincolanti, né figurano nel testo obiettivi quantitativi o riferimenti chiari su questioni fondamentali che sono intrinsecamente legate al clima, come l’enorme quantità di sprechi alimentari che si verifica in alcuni Paesi (un terzo del cibo prodotto globalmente viene buttato), nonché il sovra-consumo di carne proveniente dagli allevamenti intensivi, che provoca danni ingenti alla salute e si regge su un modello economico-industriale che compromette il benessere animale e che da solo è responsabile del 14,5% delle emissioni a livello globale.

Come riassunto dalla reazione a caldo di Lim Li Ching, co-presidente di Ipes-Food e ricercatrice senior per la Third World Network: «Senz’altro è incoraggiante vedere che i sistemi agroalimentari stanno finalmente assumendo un ruolo centrale nelle negoziazioni climatiche. Tuttavia, seppure questo è un passo essenziale, il linguaggio del testo rimane troppo vago. Mancano accenni ad azioni specifiche e obiettivi misurabili».

Ancora più pesanti le dichiarazioni di Teresa Anderson, responsabile globale per la giustizia climatica di ActionAid International: «L’agricoltura industriale è la seconda fonte più grande di emissioni globali di gas serra, soprattutto a causa della sua dipendenza da fertilizzanti ad alto impatto ambientale e del suo ruolo nel promuovere deforestazione e allevamento intensivo di bestiame. Allo stesso tempo, l’agricoltura è il settore più vulnerabile agli impatti climatici. Il lancio odierno della Dichiarazione degli Emirati da parte della presidenza della Cop28 rappresenta un’occasione mancata per affrontare con serietà la questione dell’agricoltura. Un focus sui piccoli agricoltori e una maggiore integrazione tra strategie climatiche e agricole sono da accogliere positivamente. Tuttavia, il mix di impegni generici e inoffensivi della Dichiarazione non diagnostica né affronta i problemi che causano ingiustizia, vulnerabilità e cambiamenti climatici nei nostri sistemi alimentari».

Tirando le somme, quello di oggi è stato sicuramente un primo passo importante. Ma il traguardo è ancora lontano, e il tempo che abbiamo a disposizione è sempre meno.

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