Ambiente

Cop28: le lobby del settore automobilistico e della carne scendono in campo

Sembra proprio che la Conferenza di Dubai sarà (anche) una corsa a ostacoli tra gli interessi dei produttori e le esigenze delle industrie
Credit: EPA/ALI HAIDER
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1 dicembre 2023 Aggiornato alle 07:00

La tensione attorno alla Cop28 appena avviata a Dubai appare sempre più palpabile.

Dopo la lettera di leader ed economisti per chiedere la tassa sul petrolio e dopo le indiscrezioni su accordi segreti attribuiti al sultano Al Jaber che ospita la Conferenza, ora iniziano a diventare palpabili le pressioni delle lobby. In prima linea ci sono i costruttori di automobili e i produttori di carne.

Per quanto riguarda il mondo dei trasporti, da Volkswagen e Stellantis alle sedi europee di Toyota e Hyundai, si sono mobilitati importanti attori del settore.

I grandi gruppi automobilistici hanno diffuso ieri, vigilia della Conferenza delle Nazioni Unite sul clima, un Manifesto indirizzato al prossimo Parlamento europeo e alla prossima Commissione Ue.

Lo hanno fatto attraverso Acea, l’associazione che riunisce i maggiori costruttori di macchine, tir, pullman e furgoni.

Il documento parte dal presupposto che, accanto alle necessità legate alla decarbonizzazione, vadano tenute in considerazione le esigenze dell’industria del Vecchio Continente, garantendo un quadro normativo certo e condizioni paritarie soprattutto nell’ambito della competizione con i rivali asiatici e americani.

Il testo si intitola il Manifesto dell’Auto continentale e contiene «raccomandazioni» per le principali istituzioni europee, in vista del mandato 2024-29, articolate in cinque punti. Si parte dalla proposta di un Industrial Deal che riporti il tema della produzione al centro dopo il famoso Green Deal europeo, per passare a una semplificazione generale delle regole che permetta di intavolare una visione strategica del futuro.

Il nodo della concorrenza globale poi è molto sentito da parte delle case automobilistiche.

Secondo la loro posizione, difendere e tutelare i mezzi realizzati con modalità all’insegna della sostenibilità consentirà di rendere l’Europa più appetibile per investitori e produttori sul medio-lungo periodo. Il Manifesto inoltre pone come principio cardine quello della “neutralità tecnologica”, inteso come la regolamentazione dell’utilizzo delle tecnologie attraverso il mercato, senza discriminazioni.

L’ultimo punto del testo, forse un po’ retorico, si lancia in una difesa a spada tratta della libertà di movimento delle persone e delle merci attraverso gli strumenti della mobilità, considerata essenziale per aumentare la ricchezza degli Stati: il documento chiede quindi che sia accessibile a tutti i cittadini e a tutte le aziende del Vecchio Continente.

Nel frattempo si muovono a loro volta i grossi produttori di carne, come si diceva. Insieme ai gruppi di pressione, hanno previsto una massiccia partecipazione alla Cop28. Ci sarebbe quindi una strategia comunicativa messa nero su bianco all’interno un preciso programma da realizzare da qui a martedì 12 dicembre, l’ultimo giorno della Conferenza di Dubai.

È già stato sottolineato il fatto che diversi delegati delle aziende produttrici, la cui presenza come ospiti in numerosi appuntamenti della Cop28 non è passata inosservata, sarebbero stati incaricati di diffondere messaggi positivi per disegnare attorno alla carne l’immagine globale di alimento sostenibile, di fonte di nutrizione ecologica, di cibo “senz’ombra di dubbio” vantaggioso per l’ambiente, diciamo così.

Questa “tattica pro-carne” andrebbe anche nella direzione di dare nuovo smalto all’universo degli allevamenti. Alla base ci sarebbe addirittura la volontà di presentarli con una veste linda e rinnovata agli occhi della Fao, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura.

In realtà, com’è noto, le ricerche scientifiche sono piuttosto concordi nell’incasellare le attività legate al bestiame tra le maggiori responsabili delle emissioni climalteranti, con il temibile metano in prima linea.

L’obiettivo dei brand della carne, dunque, è riuscire a incanalare e trasmettere idee a vantaggio del settore, che magari arrivino alle orecchie dei leader mondiali seduti attorno ai vari tavoli negoziali. Attraverso alcuni documenti visionati dal Guardian e da DeSmog è emersa inoltre la netta intenzione dell’industria della carne di raccontare il proprio punto di vista - forse attraverso presunti dati scientifici -, per raggiungere un’audience planetaria in questa enorme vetrina politica internazionale.

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