Ambiente

Crisi climatica: per 9 italiani su 10 minaccia la salute

L’indagine di Ipsos per Amref segnala il dato alla vigilia del primo Health Day alla Cop28. Così, la salute entra finalmente nel programma della Conferenza delle Parti di Dubai
Credit: Lany-Jade Mondou  

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30 novembre 2023 Aggiornato alle 11:00

Il 90% degli italiani vive il cambiamento climatico come una grave minaccia per il mondo intero e soprattutto per la salute globale degli individui. La nuova ricerca realizzata da Ipsos per Amref Italia indaga proprio la percezione dei nostri connazionali rispetto al climate change, oltre che il suo impatto sulla salute in Africa e nel Pianeta.

La terza edizione dell’indagine Africa e salute: l’opinione degli italiani è stata condotta in vista del primo Health Day all’interno della Cop28 di Dubai, previsto per domenica 3 dicembre: sarà una giornata speciale perché per la prima volta la salute entrerà a far parte del programma ufficiale della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.

Questo evento vedrà così la partecipazione dei ministri della Salute di tutta la Terra per parlare del tema della salute globale in relazione ai cambiamenti climatici. In qualità di portavoce delle istanze del continente nero sarà presente anche Amref Health Africa, la principale Ong sanitaria no profit nata nel Paese, dove opera dal 1957 con oltre 140 progetti di sviluppo, portando acqua e salute e promuovendo l’approccio One Health che integra salute umana, ambientale e animale.

L’organizzazione non governativa avanzerà così alcune proposte per l’Africa, come migliorare l’accesso ai servizi sanitari preventivi, informativi e curativi per le comunità e aumentare la capacità delle infrastrutture di affrontare le crescenti sfide sanitarie innescate dalla crisi climatica. Una delle priorità sarà poi stimolare i Paesi del Nord del mondo affinché intensifichino le loro azioni di mitigazione delle cause e degli effetti dei cambiamenti climatici, in particolare con impegni concreti di riduzione delle emissioni.

Tornando alla ricerca, secondo gli intervistati, la manifestazione del cambiamento climatico che avrà le peggiori conseguenze nel nostro Pianeta è rappresentata dall’incremento delle ondate di calore e innalzamento delle temperature: raccoglie il 46% delle preoccupazioni riversate sul nostro Paese, una percentuale che l’anno scorso era di 12 punti percentuali più bassa. Al secondo posto ci sono la crescita della siccità e la diminuzione della disponibilità di acqua (44%), seguite dalla riduzione del cibo dovuta agli impatti sull’agricoltura (37%) e dall’aumento delle alluvioni (33%).

Inoltre per il 69% delle persone intervistate le cause del cambiamento climatico mettono molto a rischio la salute di tutto il mondo: se i cittadini africani sono molto a rischio per il 68% dei rispondenti del campione, per gli europei la soglia di preoccupazione massima scende leggermente al 65%.

Sei persone su dieci credono che sia ormai troppo tardi per attuare misure risolutive sul piano del climate change. Le problematiche legate al cambiamento climatico infatti sono spesso associate alla diretta attività umana (86%), che potrebbe essere andata già troppo oltre; dato che non sono state messe in atto soluzioni efficaci e tempestive, oggi la popolazione mondiale si ritrova a pagarne le conseguenze. Solamente il 33% è convinto al contrario che in merito al cambiamento climatico ci sia un allarmismo esagerato e la situazione non sia così grave.

Siccome i problemi sanitari non hanno confini, i Paesi a medio e alto reddito dovrebbero contribuire di più per cercare di tutelare la salute dei Paesi a basso reddito. Questa opinione è condivisa dal 68% degli intervistati nel 2023, in linea con il dato del 2022 e 2021. L’84% del campione crede che la propria salute sia legata a quella del resto del mondo e il 79% ritiene che sia collegata a quella dei cittadini africani.

È interessante analizzare le differenti percezioni. Le principali minacce avvertite rispetto alla salute degli europei sono rappresentate dalle malattie croniche (45%), dalla crisi economica (33%) e solo per il 26% dagli effetti del cambiamento climatico. Invece principali minacce percepite per la salute dei cittadini africani sono rappresentate dalle malattie infettive (56%, di cui solo il 7% è dovuto alla pandemia di Covid19), dalle condizioni di vita (52%) e dalla scarsa disponibilità di strutture e operatori sanitari (41%).

«Abbiamo il dovere di rispondere a chi dice che è troppo tardi per fare qualcosa - dichiara il Direttore di Amref Italia Guglielmo Micucci - È vero, la salute del Pianeta è a rischio. A minacciarla il cambiamento climatico e l’insorgenza di nuove malattie infettive. Negli ultimi dieci anni secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità si è avuto un aumento del 63% delle malattie infettive trasmesse tra animali e uomini. In attesa di scoprire le nuove frontiere dell’intelligenza artificiale, questi dati ci indicano che dobbiamo fidarci della comunità scientifica, che ci dice che la salute dell’uomo non può più prescindere dalla salute dell’ambiente e degli animali. Vedi la malaria - trasmessa dalle zanzare - che, a causa del cambiamento climatico, potrebbe intensificarsi e riemergere in regioni dove era stata eliminata. Il 96% dei decessi per malaria nel 2021 si è avuto in Africa, l’80% di essi erano bambini. Di fronte a malattie attuali e alla minaccia di quelle future abbiamo il dovere di credere che non sia mai troppo tardi. Per questo l’operato di Amref sarà quello di portare a Cop28 le istanze dell’Africa e, in Italia, ribadire che salute e ambiente non possono più viaggiare su percorsi separati. Ribadire che è falso e dannoso pensare che la salute dell’uomo venga prima di tutto e sopra a tutto. Che esiste una sola salute e che essa non guarda nemmeno ai confini».

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