Diritti

Anche nel volontariato esiste la disuguaglianza di genere

Le donne, in Italia e nel mondo, dedicano più tempo degli uomini al mondo dell’associazionismo. Soprattutto in alcuni settori, però, i ruoli di leadership restano saldamente tutti al maschile
Credit: cottonbro studio  
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12 dicembre 2023 Aggiornato alle 15:00

In Italia le donne impegnate nel volontariato sono più degli uomini, ma sono questi ultimi ad attribuirsi maggiori “competenze manageriali”. È quello che emerge dall’indagine Noi+. Valorizza te stesso, valorizzi il volontariato promossa da Forum del Terzo settore e Caritas Italiana in collaborazione con l’Università di Roma Tre.

Su quasi 9.000 intervistati, l’età media di coloro che svolgono regolarmente attività di volontariato si attesta attorno ai 50 anni. La maggior parte ha un diploma o una laurea, e un lavoro a tempo pieno o part time (42,9%), seguono i pensionati (26,4%) e gli studenti (8,7%).

Tra questi, le donne frequentano più regolarmente il mondo dell’associazionismo ma in termini di competenza si autodefiniscono meno abili al comando rispetto agli uomini. Anche una ricerca delle Nazioni Unite mostra che nel mondo lo sbilanciamento nei ruoli di leadership tra le donne e gli uomini che fanno volontariato è evidente.

A livello globale, le donne svolgono il 59% delle attività di volontariato, con concentrazioni maggiori in Europa (66%) e in America Latina (64%). Hanno maggiori probabilità di fare volontariato nei settori dei servizi sociali e sanitari, in particolare per il lavoro di cura non retribuito al di fuori della famiglia, mentre i volontari di sesso maschile agiscono più spesso in ambito politico economico e scientifico. Ma è soprattutto nell’ingegneria civile e nelle missioni di pace che gli uomini dominano il campo e occupano ruoli di responsabilità.

Anche se il tempo speso nell’associazionismo è più alto per le donne, i rischi e i benefici che ne derivano non sono equamente distribuiti, dice la ricerca. Gli uomini, infatti, raggiungono riconoscimenti e ruoli più elevati delle donne. Ma secondo Katrina Borromeo, specialista del programma dedicato alla sensibilizzazione presso l’UN Volunteers (l’agenzia delle Nazioni Unite dedicata al coordinamento delle proprie attività di volontariato), «le disparità di genere possono ridurre le potenziali capacità di donne e uomini di contribuire agli sforzi di sviluppo attraverso il volontariato».

Alcune ricerche mostrano che esiste una significativa relazione positiva tra l’emancipazione femminile nella società di un Paese (compresa la rappresentanza delle donne nei parlamenti, nelle posizioni dirigenziali e professionali) e il volontariato femminile. Questo processo è influenzato dal fatto che “una minore accettazione dei tradizionali ruoli di genere facilita e promuove il progresso delle donne nel volontariato”, anche in quei settori generalmente a trazione maschile.

Tuttavia, l’attuale disuguaglianza di genere fa sì che anche le competenze maturate attraverso il volontariato da uomini e donne siano impari: in particolare, gli uomini traggono più benefici spendibili nella propria carriera professionale, a differenza delle donne, che acquisiscono più competenze soprattutto in termini di consapevolezza e nell’ambito della giustizia sociale.

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