Diritti

Come sta l’educazione sessuale nelle scuole europee?

Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara lancerà una campagna per la sensibilizzazione di studenti e studentesse contro la violenza di genere. Quali sono i Paesi Ue dove la materia è obbligatoria?
Credit: ANSA/ALESSANDRO DI MEO
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
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20 novembre 2023 Aggiornato alle 20:00

Dopo il ritrovamento del corpo senza vita di Giulia Cecchettin, 83° donna uccisa dall’inizio dell’anno in ambito familiare o affettivo in Italia, e in seguito all’arresto dell’ex fidanzato Filippo Turetta, accusato del suo omicidio e ritrovato in Germania dalle autorità tedesche, si riparla della necessità di introdurre l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole.

L’Italia è uno dei pochi Paesi dell’Unione europea che non la prevedono tra le materie obbligatorie insegnate tra i banchi di scuola, insieme a Bulgaria, Croazia, Lituania, Romania, Spagna e Ungheria. A Cipro, a giugno di quest’anno, il ministero dell’Istruzione ha annunciato dei corsi potenziati di educazione sessuale da introdurre negli istituti, per fornire agli studenti le conoscenze e le competenze necessarie per affrontare i vari aspetti della sessualità in modo sicuro e informato.

Mercoledì 22 novembre il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, insieme ai ministri della Cultura e delle Pari Opportunità Gennaro Sangiuliano ed Eugenia Roccella, presenterà il suo piano con le linee guida aggiornate per contrastare la violenza di genere nelle scuole: il progetto Educare alle relazioni dovrebbe prevedere 12 incontri per 3 mesi l’anno alle superiori, in orario extracurricolare, con il contributo occasionale di esperti, testimonial, influencer, e con i docenti a fare da moderatori.

Si tratta di un progetto ancora sperimentale, lontano dalle 16 proposte di legge arrivate in Parlamento dal 1977 a oggi che chiedevano di rendere obbligatoria l’educazione sessuale a scuola. Lo ha ricordato nel 2022 il presidente Aied (Associazione Italiana per l’Educazione Demografica) Mario Puiatti, ospite al convegno nazionale a Roma alla Casa internazionale della Donna. Già nel 2021 la capogruppo M5S in commissione Femminicidi Stefania Ascari ha presentato (inutilmente) una proposta di legge per l’introduzione dell’educazione affettiva e sessuale nel primo e nel secondo ciclo di istruzione, oltre che nei corsi di studio universitario.

Secondo lo Studio nazionale fertilità elaborato dal ministero della Salute nel 2019, 8 studenti medi e universitari su 10 cercano le informazioni in ambito sessuale sul web, 1 su 4 ne parla in famiglia, il 94% ritiene sia compito della scuola garantire l’informazione su sessualità e riproduzione. In Italia sono le singole Regioni a decidere se e come destinare dei fondi per istituire programmi simili nelle scuole, tenuti da figure esterne all’ambito scolastico come psicologi o medici. All’interno degli istituti sono singoli dirigenti scolastici e insegnanti a occuparsene: questo fa sì che le iniziative di questo genere siano distribuite in modo ineguale sul territorio.

Nel Comprehensive sexuality education (Cse) country profiles del Global Education Monitoring Report-GEM dell’Unesco, pubblicato a febbraio 2023, si afferma che “il diritto all’educazione affettiva e sessuale è un diritto alla salute e il presupposto imprescindibile per la realizzazione di un pieno rispetto dei diritti umani e per l’uguaglianza di genere, che sono tra gli obiettivi dell’Onu per lo sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030”.

I dati emersi dall’analisi di 50 Nazioni mostrano che solo il 20% dei Paesi prevede una normativa sull’educazione sessuale e solo il 39% ha adottato iniziative specifiche al riguardo. Si tratta comunque di una materia obbligatoria nella scuola primaria nel 68% e nel 76% della secondaria. 8 Paesi su 10 forniscono anche formazione in Educazione alla sessualità agli insegnanti. L’Italia si colloca agli ultimi posti tra le Nazioni europee.

Lo studio Sexuality education in Europe – An assessment of the current state, challenges and good practice del 2019 sullo stato dell’educazione sessuale in Europa ha mostrato che in 15 dei 25 Paesi esaminati esiste un quadro giuridico (legge/politica/strategia) che sostiene questo insegnamento nelle scuole. “In 11 paesi l’ES è obbligatoria nelle scuole e in 10 paesi ha chiaramente un carattere onnicomprensivo”. Nella maggior parte dei casi è integrata in materie di insegnamento più ampie, a esempio la biologia o l’educazione alle competenze per la vita, ma è stata riscontrata una mancanza di formazione degli insegnanti e di monitoraggio e valutazione dei programmi.

In Svezia l’educazione sessuale obbligatoria è stata introdotta nelle scuole nel 1955. L’insegnamento è volto a promuovere “l’uguaglianza di genere e la pari dignità di tutti, prevenendo al contempo i problemi sociali; dall’HIV/AIDS, dalla clamidia e dall’aumento dei tassi di aborto all’uso del linguaggio sessuale, allo sfruttamento sessuale, alla violenza sull’onore e all’oppressione”, spiega la Swedish National Agency for Education. Prevede 3 pilastri: “integrazione nelle materie”, che si svolge “attraverso le discussioni guidate dagli insegnanti e gli elementi in classe”; discussione di questioni morali ed esistenziali relative al genere, alla sessualità o alle relazioni nel bel mezzo del lavoro scolastico di tutti i giorni; “lezioni individuali o giornate a tema”.

L’educazione sessuale è stata introdotta nel 1968 nella Germania Ovest e nel 1959 in quella Est, spiega il quotidiano tedesco Deutsche Welle. Oggi è la norma nelle scuole tedesche, in cui spesso insegnata nel contesto delle lezioni di biologia. In Francia, dal 2001, per gli studenti delle scuole medie sono obbligatorie tre sessioni di educazione sessuale (nella pratica, poi, non sempre vengono svolte ed esistono grandi differenze tra scuole, classi e regioni). Nel gruppo di Paesi che la prevedono come materia obbligatoria figurano, tra gli altri: Estonia, Lettonia, Slovenia, Grecia, Portogallo. In Polonia è prevista “l’educazione alla vita familiare”, che comporta lezioni condotte con una divisione di genere e insiste sull’astinenza sessuale. I Paesi Bassi prevedono l’educazione sessuale scolastica già a 4 anni. Insomma, gli esempi non ci mancano. Un piano nazionale adeguato, sì.

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