Ambiente

End Fossil: Occupy!: «Le università italiane sono legate alle industrie fossili»

Gli attivisti hanno occupato il Polo Carmignani dell’Università di Pisa per chiedere all’ateneo di prendere una posizione più netta a favore della transizione ecologica. E ora la protesta potrebbe estendersi in tutta Italia
Credit: Via ilcuoioindiretta.it 

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17 novembre 2023 Aggiornato alle 18:00

Un’occupazione per chiedere alle università italiane di tagliare i propri legami con le aziende che producono combustibili fossili.

Da mercoledì notte gli attivisti di End Fossil: Occupy! hanno occupato il Polo Carmignani dell’Università di Pisa per chiedere al proprio ateneo, e non solo, di rompere i rapporti con i giganti del fossile e rendersi più utile nella lotta per una vera transizione energetica.

«End Fossil: Occupy! è una campagna internazionale che qui a Pisa ha raccolto tutti i movimenti ambientalisti. Da Extinction Rebellion ai Fridays For Future, passando per Greenpeace, Legambiente e i collettivi studenteschi», spiega Matteo Spicciarelli, studente 22enne di Scienze Politiche e promotore, insieme ad altri attivisti, dell’occupazione.

Secondo Spicciarelli, «non è più accettabile che le università abbiano legami così forti con chi sta contribuendo a causare la crisi climatica. In particolare nel caso dell’Università di Pisa abbiamo un intero master realizzato direttamente in collaborazione con Eni. Per noi questa è una vergogna».

Non è la prima volta che i rapporti tra università e aziende petrolifere suscitano polemiche: nel febbraio dell’anno scorso, Marco Grasso, direttore dell’unità di ricerca “Antropocene” del Centro di Studi Interdisciplinari in Economia, Psicologia e Scienze Sociali dell’Università Bicocca, si dimise in polemica con un accordo firmato dal suo ateneo con Eni. Anche nel Regno Unito i finanziamenti forniti dall’industria del fossile alle università hanno portato a diverse proteste negli ultimi anni.

Le critiche di End Fossil: Occupy!, però, non si fermano solo ai legami tra queste aziende e il mondo universitario.

«Per noi sarebbero pericolosi anche eventuali rapporti economici tra realtà del mondo delle energie rinnovabili e gli atenei. Quello che chiediamo è un’università indipendente che sia davvero apripista di un nuovo modello economico realmente sostenibile», dice Spicciarelli che spiega come «oggi questi luoghi possano effettivamente fare da apripista a modelli come quelli delle comunità energetiche: per esempio si potrebbero installare sui loro tetti dei pannelli solari che forniscano energia non solo alle proprie strutture, ma anche ai quartieri in cui si trovano».

Non a caso nel corso dell’occupazione si è parlato molto di decrescita, «un termine che sta a indicare la volontà di andare oltre la logica del profitto, mettendo effettivamente al centro le necessità delle persone».

Certo, cambiare il modello economico non è così semplice. «Non viviamo sulla luna e sappiamo che ci vorrà del tempo per implementare questi cambiamenti, ma al tempo stesso dobbiamo iniziare», spiega Spicciarelli.

Nel frattempo si parte da Pisa dove le interlocuzioni con il rettorato sono iniziate. «Non sappiamo ancora cosa sarà accolto delle nostre proposte, ma già poterne parlare è importante. Anche perché alcuni professori si sono dimostrati molto interessati ai nostri spunti», racconta l’attivista.

Quel che è certo è che l’occupazione per ora non si fermerà. E anzi a breve potrebbe essere seguita da altre iniziative simili in tutta Italia. «Noi a Pisa siamo stati i primi, ma già a partire dalla prossima settimana sappiamo che altri movimenti aderiranno alla campagna. La lotta per la transizione ecologica è vitale per il futuro della nostra società. E dobbiamo fare il possibile per far sì che l’università abbia il ruolo cruciale che le spetta».

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