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Luca Pereno: «Dobbiamo iniziare a vedere cosa sanno fare le persone, non i loro limiti»

Il coordinatore dello sviluppo sostenibile in Leroy Merlin Italia ha raccontato a La Svolta com’è nato (e a cosa punta) il progetto di formazione e inserimento lavorativo delle persone con disabilità intellettiva I FormidAbili
Luca Pereno
Luca Pereno
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 10 min lettura
23 novembre 2023 Aggiornato alle 14:00

Quando si parla di partecipazione delle persone con disabilità al mondo del lavoro, gli ostacoli e gli stereotipi sono ancora fortissimi. Spesso si continuano a vedere limiti dove ci sono opportunità e scogli dove ci sono competenze da valorizzare.

Da qualche anno, alcune aziende stanno provando a cambiare le cose. Come Leroy Merlin, che ha lanciato I FormidAbili, un progetto di formazione e inserimento lavorativo delle persone con disabilità intellettiva che ha coinvolto i negozi del gruppo e diverse attività correlate, tra cui la prima social Tv italiana interamente condotta da ragazzi con la sindrome di Asperger.

Ne ha parlato a La Svolta Luca Pereno, coordinatore dello sviluppo sostenibile in Leroy Merlin Italia e cofondatore e amministratore di (RI)GENERIAMO.

Può spiegarci meglio come è nato il progetto FormidAbili e come funziona?

FormidAbili inizia nel 2020 come processo di inserimento lavorativo. Lo chiamo “processo” perché non è un semplice inserimento attraverso gli uffici per l’impiego, ma proprio la creazione di una cultura che abbiamo iniziato nei negozi Leroy Merlin attraverso la formazione dei Comitati di Direzione, dei tutor volontari e l’individuazione di una rete di associazioni che potevano mettere a disposizione sia candidati ma anche dei tutor esterni che potessero affiancare i tutor interni in questo inserimento. Nel 2021 è iniziata la parte di operatività e in seguito sono nati tutta un’altra serie di attività come la Cura del Verde, ovvero cooperative che affidano a persone con disabilità la cura delle aree di pertinenza, e l’allargamento del progetto anche ai Makers caffè, i bar all’interno dei dei negozi Leroy Merlin.

Tra i nuovi progetti c’è anche FormidAbili Social TV

Lo scorso anno sono stato invitato a un evento a Mondovì organizzato da alcune associazioni di genitori che hanno figli con autismo, che si ritrovano una volta all’anno e mi avevano chiamato per raccontare il progetto all’interno di questa giornata. In questa occasione è stato presentato un video del Cassetto dello gnomo, un progetto che stava per chiudere e che io ho trovato geniale, in cui c’erano 4 ragazzi asperger che leggevano il giornale in radio, poi su una tv locale. A quel punto mi sono sentito con Ugo, che è il papà di Francesco, uno dei ragazzi che che lavora con noi e ha firmato il contratto a tempo indeterminato, e abbiamo deciso di far evolvere il progetto, facendolo diventare un pochino più ambizioso, e abbiamo creato la FormidAbili Social TV.

Non vuole essere né la spettacolarizzazione delle diversità, un “baraccone dei dei fenomeni” con questi “poverini” che portiamo in giro, né un “gli facciamo fare qualcosa per intrattenerli”. Il messaggio chiave è che bisogna valorizzare le unicità delle persone: quello che questi 5 ragazzi sono bravi a fare sono le interviste. Ovviamente le loro modalità non sono quelle dei giornalisti professionisti (abbiamo strumenti molto semplici) ma hanno un modo di raccontare la realtà, di approcciarsi con gli ospiti, di relazionarsi che che è molto particolare, di alta qualità. Io lo dico sempre, voi siete qui perché siete bravi a fare questo e dovete continuare a essere bravi e a migliorarvi in questo lavoro. I ragazzi sono retribuiti per tutte le interviste che fanno, anche se per ora non è un lavoro a tempo indeterminato stabile, anche se vorrei che lo fosse.

Mi piace sostituire questo termine, che io trovo bruttissimo, di “inclusione” col termine che mi piace molto di più, quello di “partecipazione”. Inclusione sottintende che io, superiore, includo persone che considero svantaggiate o inferiori. Invece il concetto è che io come azienda, ma più in generale chiunque, devo garantire un diritto di partecipazione. E qui entra in gioco il concetto della valorizzazione dell’unicità, un aspetto su cui abbiamo tutti da imparare: dobbiamo iniziare a vedere nelle persone cosa sanno fare e non quali sono i loro limiti. Invece, anche e soprattutto nel mondo del lavoro, siamo propensi a vedere quali sono le difficoltà, cosa uno riesce a fare piuttosto che quello in cui uno è bravo. Perché non investire su quello in cui una persona è brava?

Come sta andando il progetto?

Quest’anno è iniziato con una serie di interviste di ospiti in studio, ma poi abbiamo iniziato a fare degli speciali in esterna. Nel mese di giugno, a esempio, siamo andati al Festival della Tv a Dogliani, mentre in estate abbiamo registrato uno speciale con l’Onorevole Gadda su un progetto anti-spreco e abbiamo avuto la possibilità di andare a Montecitorio per registrare l’intervista. Siamo stati al salone della Csr a fare tutta una serie di interviste ai protagonisti, quindi in sinergia con Rossella Sobrero, gli organizzatori di Quinetica, abbiamo individuato alcune persone che sono state intervistate e adesso le stanno mandando in onda anche attraverso i canali del salone.

Il grosso impegno autunnale è stato partecipare alla 4 Weeks 4 Inclusion: ogni giorno abbiamo creato delle pillole più o meno di 8/10 minuti che sono andate in onda durate tutta tutta la maratona. Abbiamo deciso di non fare delle semplici “interviste buone” ai rappresentanti Diversity & Inclusion delle aziende, ma creare creare un filo conduttore partendo dal 3° articolo della Costituzione, che non parla solo di genere o di razza di Stato sociale o di abilità, ma parla di tutti e quindi di integrare il diritto di ogni persona a partecipare, e quindi abbiamo cercato di creare un piccolo mosaico su questo tema. Ci hanno dato un premio speciale della giuria per per il progetto, non ce lo aspettavamo.

Quando si parla di inserimento nel mondo del lavoro delle persone con disabilità, quali sono i limiti più grandi? E, soprattutto, quali sono anche i miti che dobbiamo andare a decostruire?

Il vincolo più grande è l’ignoranza, nel senso di non conoscenza, che porta sempre il terrore dello sconosciuto, in questo caso della persona con disabilità. C’è la paura di reazioni negative, che non sia produttiva, e nel caso di Leroy Merlin, in cui parliamo di negozi, quella dell’interazione con il cliente. Queste, però, sono paure dovute a una non conoscenza, per questo abbiamo creato un processo che, se ovviamente non può rispondere a tutti i dubbi, aiuta almeno ad avere gli strumenti basici per conoscere la tematica e relazionarsi. Alcuni si chiedono “e se poi questa persona non è produttiva”? Ma prendiamo il caso delle persone con autismo: è vero che non bisogna mai generalizzare, ma molte sono altamente produttive, soprattutto su determinate attività.

Manca molto anche la conoscenza della normativa. In Italia abbiamo la fortuna di avere una legge che aiuta l’azienda con molti incentivi, ma molti abbiano paura che sia un costo. Io sono orgoglioso che nel nostro Paese abbiamo il 7% di assunzione obbligatoria, perché le filiali di altri Paesi europei con cui ci confrontiamo hanno percentuali molto più basse.

Un altro rischio, invece, è quello di affrontare questi progetti in un ottica di “buonismo”, per questo ci sono stati anche dei fallimenti. L’impresa deve lavorare sul concetto di essere “brava” e non solo “buona”. Se io assumo un ragazzo, oppure lo integro nel progetto della Tv, solo perché disabile io non lo aiuto a crescere, non aiuto il mio progetto né l’azienda. E, infatti, questi percorsi non si sono trasformati in contratti a tempo determinato o indeterminato. Qui ritorna il discorso della valorizzazione dell’unicità, che deve però essere fatta anche in un’ottica lavorativa.

Come è stata fatta anche la selezione dei ragazzi che hanno partecipato al progetto e di che tipo di attività si sono occupati?

Non bisogna mai generalizzare né lavorare per stereotipi, come quello che l’autismo sia sempre non relazionale oppure che un ragazzo down con sindrome di Down sia sempre “tanto simpatico”. Tendenzialmente, però, le persone con diagnosi di Asperger si trovano meglio con lavori ben organizzati, ripetitivi, magari in situazioni a basso stress. Prima abbiamo quindi iniziato a lavorare su quale fosse la posizione più adatta per le singole persone, cercando di creare esperienze in modo sartoriale. Non si deve adattare la persona al al ruolo e all’ambiente, ma viceversa. Per esempio, uno dei ragazzi che adesso sono a Collegno e che ha firmato il tempo indeterminato, all’inizio era stato messo alle casse e alle relazioni con i clienti e non aveva portato i risultati sperati. Questo perché il ruolo gli portava ansia e una sofferenza, quindi è stato messo in reparto. L’ho incontrato l’altra settimana e l’ho visto felice. Ovviamente con le sue difficoltà, ma questo vale per tutti. Questo approccio, infatti, dovrebbe essere applicato con tutte le persone che lavorano.

Quanti sono stati i ragazzi coinvolti nel progetto?

A FormidAbili Tv Social lavorano 6 ragazzi e ragazze e speriamo di poterne far entrare altri 2. La settimana scorsa abbiamo ricevuto una bellissima mail di una mamma che scriveva per il figlio, che sta vivendo una situazione difficile perché finita la scuola la mancanza di lavoro crea nuove problematiche. Per quanto riguarda i negozi, al momento abbiamo 14 assunti a tempo indeterminato, 12 a tempo determinato, 22 persone in stage e 34 persone che, invece, hanno fatto un tirocinio che non si è tradotto in un contratto. In totale parliamo di 82 persone coinvolte nel progetto, che però ora si allargherà anche a Bricocenter e Norauto. Dovrebbero essere 5 persone per Bricocenter, mente Norauto ha iniziato adesso la formazione e partirà con 2 negozi test, l’obiettivo è quello di lavorare circa su 10 negozi.

Qual è stato l’impatto dell’inserimento dei “FormidAbili” nei negozi?

Per le persone che ci lavorano di orgoglio, di appartenenza, perché hanno capito che l’azienda investe davvero su queste tematiche. Molte volte ci sono anche storie personali e familiari che magari non conosciamo, ma per queste persone è importante sapere che c’è questa attenzione. Una cosa che mi ha stupito davvero positivamente è che, quando nel 2020 avevamo iniziato a lanciare il progetto, avevo predisposto un cartello che poteva essere esposto in negozio per spiegare che stava partendo questo percorso di partecipazione di persone con disabilità e che ci scusavamo in anticipo di eventuali disagi, per prevenire eventuali lamentele. Invece non ci sono mai stati episodi sgradevoli e questo è positivo. Non sono formidabili solo i ragazzi che vengono assunti o partecipano, ma tutto il negozio che affronta questo processo di di cultura e di formazione. Come formidabili non sono solo i ragazzi che intervistano, ma formidabili sono anche gli intervistati che sono stati bravi a fare il loro lavoro o distinguersi nello sport, cultura, spettacolo…

Quali sono i prossimi obiettivi?

Ci piacerebbe portare questa modalità in aziende che vogliono iniziare il percorso, iniziare a sensibilizzarle e lavorare su questo concetto di conoscenza per andare oltre l’ignoranza. Per quanto riguarda la tv ci piacerebbe vederla crescere, facendo più speciali e riuscendo a coinvolgere nuovi clienti e aziende che vogliono approcciarsi a questa modalità di comunicazione e racconto. Il 25, invece, presenteremo un nuovo tassello dei FormidAbili, ovvero i FormidAbili Lab. Sono laboratori di creatività che verranno presentati nel corso del 2024 alle scuole e che hanno 3 parole chiave: riuso, creatività e unicità. Sono laboratori destinati ai bambini nella creazione di oggetti partendo dal riciclo, in questo caso della plastica. La caratteristica è che i laboratori non sono tenuti da dipendenti dei negozi o da altri educatori, ma da persone con disabilità, per far capire ai ragazzi che la persona che hanno davanti è una persona che sa fare questo oggetto e che può insegnarglielo.

Il formato degli oggetti è stato creato dal dipartimento di educazione del Castello di Rivoli del museo d’arte contemporanea, quindi sono oggetti un po’ diversi dal solito portafoto o fiorellino, per portare avanti anche un discorso dell’arte nelle scuole. Andremo quindi a selezionare nelle varie città dove i negozi aderiranno al progetto delle cooperative, ovviamente pagate, disposte a svolgere questi laboratori. Alla base di (RI)GENERIAMO c’è sempre il lavoro, generare nuove economie, rigenerando persone, prodotti e perimetri. Vogliamo lavorare su questo concetto di partecipazione e la partecipazione parte dal lavoro, quindi dall’autonomia economica per tutti. Dietro queste persone, poi, ci sono delle famiglie, delle comunità fa e questo è anche un messaggio positivo per loro, che vedono di fronte a una diagnosi c’è comunque un futuro. È fondamentale.

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