Futuro

Neuralink cerca volontari per impiantare il suo chip nel cervello

Sono migliaia le persone in lista d’attesa per il primo trial clinico dell’azienda di Musk: i candidati devono essere adulti under 40 con i 4 arti paralizzati
Credit: Freep
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21 novembre 2023 Aggiornato alle 10:15

Secondo l’articolo pubblicato su Bloomberg, Elon Musk si sta preparando per una svolta decisiva per la sua carriera e, forse, per il futuro della tecnologia e della scienza, medica e non.

La sua azienda di neuro tecnologie, Neuralink, ha ottenuto all’inizio di quest’anno dal Governo degli Stati Uniti il permesso di condurre esperimenti sugli esseri umani; ora il magnate cerca volontari e volontarie per procedere con il suo primo trial clinico che consisterà nell’impianto di un chip nel cervello umano, che analizzerà l’attività cerebrale del soggetto. La raccolta dei dati del trial potrebbe essere un primo passo verso l’obiettivo finale, ovvero poter leggere i pensieri e codificarli in modo da renderli comprensibili per i computer.

Secondo quanto riportato da Bloomberg sarebbero già migliaia le persone in lista d’attesa per entrare a far parte del gruppo dei primi 11 soggetti dell’esperimento che devono essere adulti con meno di 40 anni e colpiti da paralisi a tutti e 4 gli arti. Il chip verrà infatti inserito nella zona della corteccia premotoria, responsabile del movimento di braccia e mani e raccoglierà dati sul funzionamento di quella parte del cervello. Secondo quanto dichiarato da Musk, Neuralink vorrebbe allargare l’esperimento a 22.000 persone entro il 2030.

Tuttavia, come sottolinea Bloomberg, la promessa di tempistiche difficilmente realizzabili fa parte della strategia di Musk per creare hype: l’impianto definitivo di dispositivi nel cervello che porterebbero alla realizzazione del sogno di una piena simbiosi tra esseri umani e macchine potrebbe essere molto più lontana di quanto Neuralink possa sperare.

La perfezione tecnologica da raggiungere per poter agire sul cervello umano deve essere totale. Neanche il più piccolo margine di errore è tollerabile, e non si può negare che le accuse di crudeltà e trattamenti degradanti nei confronti degli animali che gravano su Neuralink gettano un’ombra inquietante su tutta la faccenda.

Rimane inoltre aperto il tema degli effetti collaterali dell’impianto. Al di fuori dei rischi connessi all’operazione, che prevede la rimozione di un pezzo di cranio e poi la sua ricomposizione, intervenire su un organo delicato come il cervello può creare cambiamenti cognitivi e psicologici non indifferenti. Tra quelli già rilevati ci sono stati dissociativi, paralisi decisionali, la perdita del senso del sé, cambio di identità, senso di estraneità verso sé stessi, pensieri negativi e perfino tentativi di suicidio. Non va poi sottovalutata la dipendenza che i soggetti possono sviluppare nei confronti di questi dispositivi. Secondo Business Insider molti pazienti hanno riferito di essere arrivati a pensare di non riuscire più a funzionare senza.

Dal momento che finora questo genere di tecnologia è stata utilizzata solo per fini medici, questi effetti collaterali possono essere compensati dal beneficio psicologico derivato dal successo del trattamento. Tuttavia, prima di pensare di estendere gli impianti cerebrali su larga scala bisogna riflettere sulle possibili conseguenze, tanto più che, dal momento che le nozioni di personalità, identità e senso del sé sono concetti molto opachi, per non dire oscuri, i possibili effetti sono per la maggior parte imprevedibili.

Sicuramente siamo ancora lontani dallo scenario fantascientifico di menti interconnesse elettronicamente e di una perfetta simbiosi tra umano e macchina, ma l’avanzamento di questo tipo di tecnologie rende necessario portare avanti considerazioni di tipo etico. È innegabile che, se l’esperimento di Neuralink funzionasse, potrebbe migliorare la vita di milioni di persone paralizzate (anche se non subito, dato che è necessario tempo prima che una tecnologia del genere possa diventare economicamente accessibile); tuttavia se il rischio è quello avere per sempre cambiata la propria personalità forse non è il caso di avere fretta.

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