Diritti

Usa, violenza domestica e possesso d’armi: cosa deciderà la Corte Suprema?

Dopo l’udienza del processo United States v. Rahimi, i giudici hanno suggerito che tuteleranno la legge che proibisce a chi ha un ordine restrittivo nei confronti del partner di acquistare o detenere pistole e fucili
Credit: AFP/Jim Watson
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
9 novembre 2023 Aggiornato alle 16:00

La decisione ufficiale dovrebbe arrivare a giugno, ma è probabile che la Corte Suprema tutelerà la legge che proibisce agli uomini che hanno un ordine restrittivo per violenza domestica di possedere un’arma.

Martedì 6 novembre la Corte ha ascoltato le argomentazioni nel processo United States v. Rahimi per decidere se il Secondo Emendamento può impedire al Governo di proteggere lǝ sopravvissutǝ alla violenza domestica, permettendo anche alle persone maltrattanti di possedere un’arma. I giudici liberali e conservatori “sembravano convinti dalle argomentazioni del principale avvocato della Corte Suprema dell’amministrazione Biden che il divieto è in linea con la pratica di lunga data di disarmare le persone pericolose”, ha scritto Associated Press e hanno suggerito che annulleranno la sentenza di New Orleans che mette in pericolo la legge. Una decisione che potrebbe avere conseguenze profonde per tutto il Paese.

«Esiste un’intersezione mortale tra la violenza del partner e le armi da fuoco - ha detto Diana Kasdan, direttrice della strategia giudiziaria presso il Centro per i diritti riproduttivi, a 19th News - E [la legge federale al centro di Rahimi, ndr] ha dimostrato di poter ridurre il rischio di omicidi e danni per le donne incinte e dopo il parto».

Gli studi, infatti, hanno dimostrato che limitare l’accesso alle armi da fuoco a coloro che sono stati giudicati autori di violenza domestica da un tribunale riduce drasticamente i tassi di omicidio, al punto che, al di là della legge federale in questione, molti Stati sono andati oltre, approvando quelle che sono conosciute come leggi sui rischi estremi, chiamate anche Red flags law.

Il caso United States v. Rahimi

Nel 2019, Zackey Rahimi ha aggredito fisicamente la sua ragazza in un parcheggio in Texas, sparando a un testimone e minacciando la donna che, se avesse denunciato la violenza alle forze dell’ordine, avrebbe sparato anche a lei. La ragazza, quindi, ha richiesto un ordine restrittivo per violenza domestica, che è stato concesso.

Questo avrebbe dovuto impedire a Rahimi di detenere un arma: secondo una legge federale del 1994, il Title 18, 922 (g)8, l’acquisto o il possesso di armi è interdetto a chiunque sia oggetto di un ordine restrittivo nei casi di violenza domestica. Non è stato così.

Rahimi ha minacciato un’altra donna con una pistola ed è stato accusato di aggressione con arma mortale. Ha anche continuato a sparare in pubblico in altre 5 occasioni, tra cui quella in cui ha utilizzato un fucile d’assalto AR-15 nella casa di una persona che aveva comprato la droga da lui e quando ha sparato in aria in un fast food per il rifiuto di una carta di credito di un amico. Episodi che hanno portato a una perquisizione della sua casa, dove gli agenti hanno trovato “una pistola calibro 45, un fucile calibro 308, caricatori, munizioni e una copia dell’ordine di protezione che emesso dal giudice”, che in teoria gli proibiva di detenere armi da fuoco.

Cosa c’entra la Corte Suprema?

Nel giugno 2022, la Corte Suprema (deliberando sul caso New York State Rifle & Pistol Association v. Bruen), ha stabilito che la legge dello Stato di New York che richiedeva di dimostrare la necessità di avere un’arma per ottenere la licenza per il porto di armi nascoste in luoghi pubblici era incostituzionale. Secondo i giudici, un’interpretazione “originalista” della Costituzione richiede che qualsiasi restrizione sulle armi da fuoco debba essere “coerente con la tradizione storica della nazione” e che la legge dello stato di New York violava il diritto stabilito dal Secondo Emendamento di “detenere e portare armi”.

Il risultato di questa decisione non è stato solo una drastica espansione del diritto a possedere armi, ma anche l’annullamento della sentenza del processo Rahimi della United States Court of Appeals for the Fifth Circuit che, interpretando la sentenza della Corte Suprema nel caso Bruen, aveva stabilito che un ordine restrittivo per violenza domestica non poteva essere utilizzato per giustificare la limitazione del diritto di portare armi.

La Corte Suprema è stata quindi chiamata a stabilire se la decisione della Corte d’Appello sia stata corretta e se il Governo (quello federale ma potenzialmente anche quelli statali e locali) possa limitare i diritti sanciti dal Secondo Emendamento sulla base di un ordine di protezione e, più in generale, se qualsiasi tipo di restrizione sul diritto a possedere armi possa essere applicata dopo la sentenza Bruen.

Il giudice Brett Kavanaugh, riporta Ap, ha espresso preoccupazione per il fatto che una sentenza a favore di Rahimi potrebbe mettere a repentaglio anche il sistema di controllo dei precedenti che, secondo l’amministrazione democratica, ha bloccato più di 75.000 vendite di armi negli ultimi 25 anni sulla base di ordini di protezione contro la violenza domestica.

Secondo i dati dei Centri federali per il controllo e la prevenzione delle malattie, nel 2020 sono state utilizzate armi da fuoco nel 57% degli omicidi di coniugi, partner intimi, figli o parenti. Secondo il gruppo per il controllo delle armi Everytown for Gun Safety, in media 70 donne al mese vengono uccise da partner intimi.

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