Ambiente

Green Economy: a che punto siamo?

Durante la prima giornata della fiera Ecomondo di Rimini è stata presentata la relazione sullo stato dell’economia circolare. Ti raccontiamo cosa è emerso (spoiler: abbiamo ancora tanto da lavorare)
Credit: Shiraaz Mohamed/AFP
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8 novembre 2023 Aggiornato alle 16:00

Il 7 novembre si è svolta la prima di 4 giornate della Fiera Ecomondo di Rimini. E, proprio in questa occasione, è stata presentata la Relazione sullo Stato della Green Economy, documento che ha messo in luce l’importanza delle iniziative che rendono l’economia italiana più sostenibile.

Più nello specifico, il focus della relazione è stata l’attuazione nel nostro Paese del pacchetto europeo Fit for 55 per la decarbonizzazione entro il 2030 e sui vantaggi che potrebbero derivarne. Vediamo allora più da vicino di che cosa si tratta.

Economia green: un vantaggio non solo per l’ambiente

Secondo la relazione, l’attuazione di queste misure comporterebbe, in soli 10 anni, maggiori costi cumulati per 136,7 miliardi di euro. Spesa, questa, che sarebbe compensata da un aumento del valore aggiunto di oltre 6891 miliardi di euro, e da un risparmio di costi nel settore energetico di 66 miliardi, con maggiori entrate per lo Stato di 529,5 miliardi di euro.

La transizione verso un’economia più green non è solo un imperativo ecologico, ma anche un’opportunità significativa in termini di guadagno.

Inoltre, l’attuazione delle misure europee per promuovere l’economia circolare in Italia consentirebbe di risparmiare 82,5 miliardi di euro in materiali importati entro 7 anni, aumentando di 4 miliardi di euro il valore delle attività di riciclo dei rifiuti e riducendo i costi di smaltimento in discarica di 7,3 miliardi.

Ma non è tutto: nella relazione, infatti, vengono evidenziati anche i benefici del ripristino degli ecosistemi, che porterebbe a un bonus di circa 2,4 miliardi di euro, a fronte di costi di 261 miliardi di euro.

Semplificazione normative e investimenti

Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e relatore dello studio, ha sottolineato il legame tra la transizione verso un’economia più sostenibile e la competitività, evidenziando l’importanza di semplificazioni normative, della riduzione dei costi energetici grazie allo sviluppo delle fonti rinnovabili e del rafforzamento della circolarità.

In questo modo, dunque, «potremmo promuovere il rilancio dell’economia italiana che invece, senza nuove prospettive, sta entrando in una fase di preoccupante stagnazione», afferma.

Da canto suo, il Commissario europeo per l’economia, Paolo Gentiloni, ha sottolineato l’importanza di investire in tecnologie pulite per garantire una transizione ecologica giusta, mentre il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha auspicato che questo processo non danneggi il sistema produttivo italiano e non comporti la perdita di migliaia di posti di lavoro.

Un percorso ancora in salita

La fotografia della green economy italiana mostra però anche delle ombre: nel 2022, a causa della crisi dell’energia idroelettrica legata alla siccità, la quota di energia rinnovabile è scesa del 19% del fabbisogno, lontano dunque dall’obiettivo del 40% entro il 2030.

Sempre nel 2022 sono stati installati 3 GW di nuovi impianti rinnovabili, un aumento positivo ma ancora lontano dagli obiettivi europei per il 2030. E così l’Italia è in ritardo rispetto ad altri grandi Paesi europei come Francia, Spagna e Germania.

Sul fronte circolarità, il nostro Paese ha dimostrato una buona produttività delle risorse, ma questo non basta: i dati relativi al tasso di utilizzo di materia proveniente dal riciclo e al tasso di riciclo dei rifiuti speciali evidenziano la necessità di continuare a lavorare per ottimizzare l’efficienza dei processi di riciclo.

Anche sulla biodiversità si può e si deve migliorare: l’Italia, rispetto alla media europea, presenta infatti valori inferiori sulla tutela del territorio (21,4% contro alla media del 26,4%) e del mare (6,9% rispetto alla media europea del 12,1%).

Per migliorare, però, sono necessarie politiche industriali, incentivi, fondi per la ricerca e nuove normative. E, in quest’ottica, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha annunciato: «Abbiamo intenzione come governo di presentare, con i tempi dovuti, una legge quadro che deve ridisegnare il consumo del suolo».

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