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Edo Ronchi: «Dagli Stati Generali, 11 proposte per la Green Economy»

L’ex ministro per l’Ambiente, che domani interverrà a Ecomondo, ha spiegato a La Svolta quali sono le misure per potenziare l’impatto dell’economia verde, «riducendo i costi dei cambiamenti per la decarbonizzazione»
Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, ex ministro per l’Ambiente
Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, ex ministro per l’Ambiente
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6 novembre 2023 Aggiornato alle 12:30

Mentre l’Italia rischia di restare indietro in tutti i campi della sostenibilità, l’economia stagna. Questo doppio pericolo può essere scongiurato grazie a nuovi impulsi, che potrebbero arrivare proprio dalla Green Economy.

Così gli Stati Generali, in programma il 7 e 8 novembre alla Fiera di Rimini, Ecomondo, propongono 11 misure «per aumentare l’impatto economico positivo di questa transizione»; le spiega a La Svolta, alla vigilia dell’evento, Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, già parlamentare, ex ministro per l’Ambiente, da sempre esempio di impegno ambientalista, che domani, martedì 7, aprirà gli Stati Generali con la relazione sulla Green Economy nel 2023.

Qual è oggi lo stato di salute dell’economia e dell’economia verde in particolare?

Gli Stati Generali quest’anno sono dedicati alla green economy come economia del futuro, quindi un’economia decarbonizzata, circolare e rigenerativa. Ci sarà un focus di approfondimento su costi e benefici di questa transizione all’economia di domani. In genere si tende a sopravvalutare i costi e a sottovalutare i benefici economici. Siamo in sintonia con l’Agenzia internazionale dell’energia: l’ultimo rapporto dice che buona parte delle misure sono tecnologicamente mature ed economicamente convenienti.

L’Italia a che punto è? Ci sono difficoltà e ritardi sulla green economy nel 2023?

Sta rallentando e accumulando ritardi. La decarbonizzazione in Italia è in ritardo rispetto ai nuovi target europei: dal 2015 al 2022 abbiamo ridotto le emissioni nette di gas serra del 4% ma dal 2019 al 2022 le abbiamo aumentate del 2%. Quindi non siamo assolutamente in trend con gli impegni europei e con l’accordo di Parigi. Nel 2022 l’energia rinnovabile ha subito il crollo del solare, soprattutto, ma anche delle rinnovabili termiche: è diminuita dal 21% del fabbisogno nel 2021 al 19%; dovremmo arrivare al 40% nel 2030, siamo fuori trend. Le rinnovabili elettriche sono calate per il crollo dell’idroelettrico dal 41 al 35,6% della richiesta in rete. Nel 2022 abbiamo installato 3 gigawatt di nuovi impianti per rinnovabili elettriche, in aumento rispetto alla media che era molto bassa negli ultimi anni: nonostante questo, siamo ben lontani dai 10-12 gigawatt annui di nuove rinnovabili che servirebbero per metterci al passo con i target europei 2030. Siamo in ritardo rispetto agli altri grandi Paesi: nel 2020 la Francia ha installato 5 gigawatt, la Polonia 6, la Spagna 9, la Germania ben 11.

Sappiamo che anche i trasporti, i rifiuti e le risorse sono punti dolenti e difficili.

I trasporti sono un settore ostico e cruciale per la decarbonizzazione: nel 2022 i nostri consumi energetici sono aumentati circa del 5% e un po’ di più le emissioni. Anche se le nuove auto immatricolate sono calate nel 2021, il tasso di motorizzazione continua a crescere: 683 auto ogni 1.000 abitanti; quelle a benzina e diesel rappresentano ancora l’80% del totale. Con le quote di full electric siamo a 32.000 auto in tutto, fra i valori più bassi rispetto ai grandi Paesi europei. Per la produttività delle risorse, indicatori di economia circolare, l’Italia rimane tra i migliori d’Europa, però anche qui il trend è in calo dal 2019. Siamo a un buon livello per i rifiuti e per il tasso di utilizzo della materia proveniente dal riciclo: è al 18,4%, un buon livello rispetto alla media europea ma in diminuzione rispetto al 2030. Abbiamo rilevanti difficoltà nel mercato di alcune materie prime e seconde, in particolare delle plastiche.

In compenso il nostro Paese è molto ricco di biodiversità

Però l’Italia tutela nel complesso solo il 21,4% del proprio territorio a fronte di un 26,4% che è la media europea e il 6,9% del proprio mare a fronte di una media quasi doppia europea del 12,1%. Quindi per le aree protette a terra siamo solo al 19° posto nell’Unione europea. Un recente monitoraggio ha evidenziato uno stato di conservazione sfavorevole del 54% della flora, del 53% della fauna e dell’89% degli ecosistemi terrestri tutelati dalla direttiva Habitat. Nel 2022 la superficie interessata dall’agricoltura biologica era il 18,7% di quella agricola con un aumento di oltre il 7% rispetto al 2021. Questi dati sul biologico sono abbastanza positivi, però in un quadro che è prevalentemente di stagnazione o di arretramento.

A inizio giugno lei ha dichiarato che l’Italia non sta facendo la sua parte per mitigare i cambiamenti climatici. In questi mesi si è mosso qualcosa oppure no?

Abbiamo un calo di emissioni in corso nel 2023: non deriva da misure ma dal clima “favorevole”, diciamo cosi (c’è una minor spesa per il riscaldamento) e anche dal fatto che i consumi energetici sono meno perché l’economia ha avuto un rallentamento.

Verde, decarbonizzata, circolare, rigenerativa: è la green economy a cui aspiriamo. Quanto tempo ci vorrà per raggiungere questi obiettivi?

L’orizzonte è quello di questo decennio. Saranno decisive le cose che faremo entro il 2030. Gli Stati Generali quest’anno avanzano alcune proposte per aumentare i benefici economici e perché la green economy dia una spinta al rilancio dell’economia italiana che sta entrando in una fase di stagnazione. Attraverso una proposta approvata dal Consiglio nazionale, che sarà presentata in apertura, gli Stati Generali indicano 11 misure per potenziare l’impatto economico della green economy riducendo i costi dei cambiamenti per la decarbonizzazione, la circolarità e il carattere rigenerativo.

Quali sono le 11 proposte degli Stati Generali per la Green Economy?

1. Semplificare, rendere brevi e certi i tempi per le autorizzazioni: questo costo burocratico è veramente una palla al piede.

2. Serve anche in Italia una legge per il clima: abbiamo bisogno di un quadro normativo pluriennale certo per programmare gli investimenti all’innovazione.

3. Serve una legge per la tutela del suolo.

4. Servono misure di adattamento al cambiamento climatico tarate sul nuovo livello di rischio che è notevolmente cresciuto rispetto a qualche decennio fa, altrimenti ogni evento alluvionale rischia di portare danni enormi perché non abbiamo adottato misure di adattamento.

5. La riforma della fiscalità in direzione ecologica, tante volte promessa o annunciata e mai attuata, è invece necessaria. È chiaro che se incentivi misure anti-ecologiche, hai voglia poi a recuperare i costi della transizione.

6. Bisogna accelerare la produzione da fonti rinnovabili e soprattutto delle rinnovabili elettriche, perché sono quelle più convenienti anche dal punto di vista economico. Ora invece si torna a parlare di nucleare che è una fonte energetica molto più cara: 160€ per megawatt/ora è l’ultimo dato dell’Agenzia internazionale dell’energia, pubblicato sul World Energy Outlook, mentre il solare è a 65 dollari al Megawattora (dati europei, ndr).

7. Un sistema efficace per l’efficienza energetica degli edifici. Dopo l’ecobonus non si può lasciare il deserto, bisogna proporre un altro sistema. Noi ne proponiamo uno che sostanzialmente è il 70% di sconto in fattura e 30% con accesso a mutui a tassi agevolati; è gratuito solo per i redditi bassi sotto i 20.000 €, vincolato però a una maggiore efficacia energetica che richiede una misurazione dei consumi energetici prima e un risparmio significativo misurato dopo l’effettuazione degli interventi.

8. Bisogna rafforzare la circolarità delle produzioni e dei consumi, che è anche una via per aumentare la competitività economica.

9. Bisogna aumentare la quantità e la qualità del lavoro, quindi le competenze in questi settori della transizione ecologica: mancano spesso il lavoro e l’offerta di lavoro.

10. Migliorare l’accesso ai finanziamenti e l’attrazione degli investimenti.

11. Potenziare la ricerca e l’innovazione.

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