Culture

I giovani vogliono meno sesso in tv

Secondo lo studio Teens and Screens della University of California, la Generazione Z preferirebbe vedere in film e serie televisive più storie di amicizia; il 39%, inoltre, vorrebbe più personaggi asessuali e aromantici
Alessia Ferri
Alessia Ferri giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
2 novembre 2023 Aggiornato alle 12:00

Gli esperti la chiamano recessione sessuale ma, in sostanza, significa che i giovani di oggi fanno meno sesso dei loro genitori, e probabilmente dei nonni, quando avevano la loro età. Studi e approfondimenti ormai da un po’ di anni sono concordi su questa tesi, anche se in realtà c’è chi sostiene che semplicemente la sessualità di oggi sia diversa da quella di un tempo e si esprima in differenti forme, molte delle quali forse non decodificabili attraverso parametri standard.

Rispetto a quanto avveniva per le passate generazioni poi, il sesso oggi non è più, o quasi, un tabù, e questo ha contribuito a eliminare l’alone di proibito che lo avvolgeva e a portarlo nel semplice piano della normalità. C’è anche questo aspetto, probabilmente, alla base di un cambio di atteggiamento dei giovani verso questo argomento.

A confermarlo anche lo studio Teens and Screens del Center for Scholars and Storytellers dell’Ucla (University of California, Los Angeles), secondo il quale la maggior parte degli appartenenti alla generazione Z vorrebbe vedere meno scene di sesso in film e serie tv, soprattutto quelle pensate appositamente per loro come Euphoria e The Idol, quest’ultimo reduce da un significativo flop che molti attribuiscono in parte proprio all’estrema sessualizzazione di personaggi e trama. Al posto dell’erotismo preferirebbero trovare più narrazioni incentrare sull’amicizia.

Per arrivare a questa conclusione i ricercatori hanno intervistato 1.500 adolescenti e pre-adolescenti di età compresa tra 13 e 24 anni: per il 47,5% di loro il sesso non è necessario al fine della trama nella maggior parte degli show e che per il 44,3% il romanticismo è abusato nei media. Inoltre, quasi il 39% ha detto di desiderare la presenza sullo schermo di più personaggi asessuali e aromantici.

Insomma, se fino a oggi l’industria cinematografica ha spesso usato l’introduzione di scene erotiche nelle pellicole anche quando la storia non l’avrebbe richiesto, convinta che servisse per aumentare l’attrattiva del prodotto, sembra giunto il momento di cambiare rotta. Basta sesso o meglio, non proprio: basta quello banale, scontato e che ricalca i più classici cliché da boomer. Già perché un’altra cosa che gli adolescenti interpellati dall’Ucla hanno detto con chiarezza è che non ne possono più di vedere sul grande e piccolo schermo amicizie tra ragazzi e ragazze che alla fine si trasformano in storie d’amore e passione. Un luogo comune al quale ormai non crede più nessuno, figuriamoci la Gen Z.

«Anche se è vero che gli adolescenti vogliono meno sesso in tv e nei film, ciò che il sondaggio dice in realtà è che vogliono più e diversi tipi di relazioni raccontate in ciò che guardano» sottolinea Yalda T. Uhls, coautorice dello studio. Storie che riflettano l’intero spettro delle relazioni, insomma e che possono includere il sesso ma anche no, esattamente come avviene nella vita reale.

Lo studio del General Social Survey della University of Chicago, del 2021, aveva scoperto che 3 maschi su 10 della generazione Z tra i 18 e i 25 anni e 1 donna su 4 della stessa età non avevano fatto sesso l’anno precedente. E anche in Italia il trend sembra essere confermato. Secondo il rapporto del Censis del 2019, a esempio, 1,6 milioni di persone appartenenti alla fascia 18-40 anni non aveva mai avuto rapporti sessuali nella propria vita e il 92,6% delle persone aveva sperimentato periodi di astinenza negli ultimi 3 anni.

A dare la spallata decisiva a questa rivoluzione in atto ormai da diverso tempo sembra essere stata poi la pandemia e in particolare l’isolamento forzato, che prima ha gettato nella solitudine molti giovani e, poi, ha fatto riscoprire loro il valore e l’importanza dell’amicizia, prima virtuale e poi reale.

«Essendo io stesso membro della generazione Z, non sono rimasto sorpreso da ciò che è emerso dallo studio su sesso e media - sottolinea Stephanie Rivas-Lara, una delle autrici - C’è stata un’ampia riflessione tra i giovani sul significato di comunità all’indomani del Covid. Gli adolescenti guardano ai media come a un “terzo luogo” in cui connettersi e provare un senso di appartenenza, e con titoli spaventosi sul cambiamento climatico, le pandemie e la destabilizzazione globale, è logico che preferiscano vedere ciò che è loro più familiare».

Contenuti pieni di speranza, quindi, dove alla base ci siano valori come amicizia, senso di comunità e unione, portati avanti da personaggi con vite più simili alla loro, dove il sesso non sempre è presente e se c’è non si prende, necessariamente, il centro della scena.

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