Diritti

Tampon tax Europa: chi sta meglio?

Dalla bozza della prossima Manovra finanziaria è emerso il ritorno della tassazione al 10% per assorbenti e prodotti per l’igiene femminile. Diamo uno sguardo a cosa succede oltre confine
Credit: Karolina Grabowska 
Alessia Ferri
Alessia Ferri giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
27 ottobre 2023 Aggiornato alle 20:00

Le mestruazioni in Italia sono un lusso, facciamocene una ragione. Ci avevamo sperato in un cambio di prospettiva, un paio di anni fa, quando il Governo Draghi aveva portato l’Iva su assorbenti e prodotti di igiene femminile dal 22 al 10%, e ancora di più lo scorso, con il Governo Meloni da poco insediatosi che l’aveva fatta scendere al 5%.

Si era parlato ai tempi di una, seppur tardiva rispetto a molti altri Paesi, presa di coscienza politica di quanto l’acquisto di questi presidi rappresentasse un peso non indifferente per le tasche delle donne, soprattutto in fasce della popolazione già fortemente svantaggiate dal punto di vista economico. Si era addirittura detto si stesse guardando al modello Scozia, dove gli assorbenti sono distribuiti gratuitamente.

E invece, nella bozza della prossima manovra economica, trapelata un paio di giorni fa, assorbenti, tamponi e coppette mestruali, così come i prodotti per l’infanzia, sono infatti tornati a essere inseriti tra i beni tassati al 10%. Ben lontano da quel 4% che si riserva ai beni considerati di prima necessità e nei quali dovrebbe rientrare tutto ciò che ruota intorno alle mestruazioni, evento fisiologico che interessa le donne per circa 40 anni della loro vita. Calcolando 5 giorni di media a mestruazione (ma c’è chi arriva e supera i 7), si tratta di circa 2.400 giorni. Un arco temporale non certo minimo che, tradotto in denaro, in una vita può portare in Italia a una spesa ben superiore a 3.000 euro.

Eccessiva e soprattutto ingiusta, perché grava solo su una parte della popolazione che non può in alcun modo sottrarsi a essa ma limitarsi, al massimo, a trovare alternative più economiche, che per diversi motivi non sono comunque accessibili a tutte. E se l’Italia sembra ancora non essere in grado di capirlo, in buona parte dell’Europa sembra andare meglio.

Il 5 aprile 2022 l’Unione Europea ha modificato la direttiva 112 del 2006 in merito alla Tampon Tax. Prima l’Iva sui prodotti di igiene mestruale negli Stati membri non poteva scendere sotto al 5%, se non con procedute estremamente complesse, mentre ora ogni Paese può scegliere per sé. Già prima di quella data però, gli esempi positivi di chi aveva deciso che il peso economico del ciclo dovesse essere alleviato erano diversi.

Negli ultimi anni in Europa sono 16 i Paesi che hanno ridotto la Tampon Tax. Nonostante gli ultimi sviluppi, tra questi figura anche l’Italia, lontana però anni luce da luoghi decisamente più attenti alle tematiche di genere, come la Scozia appunto, che dopo aver garantito per anni assorbenti gratis in scuole e università, nel 2020 ha approvato il primo provvedimento a livello mondiale che prevede l’accesso gratuito per tutte a questi prodotti.

In Irlanda, l’Iva su tamponi e assorbenti è stata portata a 0; così come in l’Inghilterra, che una volta imboccata la strada della Brexit ha preso la stessa decisione, dopo che già alcuni anni prima aveva fatto scendere l’aliquota dal 17,5 al 5%. Passi avanti anche in Francia, dove nel 2015 la tassazione è scesa dal 20 al 5,5%.

E gli altri? La Tampon Tax in Belgio, Olanda, Portogallo, Lituania, Repubblica Ceca e Cipro oscilla fra il 5 e il 7%, in Spagna è al 4%, e arriva a circa il 10% in Grecia, Polonia, Estonia, Slovenia, Slovacchia, e Austria.

Storia piuttosto originale quella della Germania, che fino al 2020 aveva una tassazione pari al 19%, abbassata poi al 7% grazie a una sommossa popolare e a un’iniziativa originale ed efficacissima. La start up The Female Company aveva lanciato sul mercato il libro The tampon book, che oltre a contenere storie ironiche sulle mestruazioni volte a combattere tabù e pregiudizi, aveva al proprio interno anche 15 tampax. Il successo fu immediato, il libro andò sold out in un giorno e in tutta la Nazione si iniziò a parlare del tema in modo significativo, tanto che alla fine il Governo abbassò drasticamente l’Iva.

Per un Paese che esulta, molti altri non possono fare altrettanto. In Bulgaria, a esempio, la tassazione è al 20%, in Lettonia al 21%, in Finlandia al 24%, in Svezia, Croazia e Danimarca al 25% e in Ungheria addirittura al 27%.

Numeri che, tradotti nel quotidiano, rendono la vita delle donne ogni mese più difficile e contribuiscono a far crescere il fenomeno della period poverty, ovvero l’impossibilità economica di garantirsi un’igiene adeguata durante le mestruazioni.

Donne che, in mancanza di aiuti da parte della politica, quando riescono si arrangiano da sole, come dimostrano le molte iniziative che anche nel nostro Paese da alcuni anni stanno cercando di sopperire alle carenze istituzionali. Basti pensare alle Tampon box, comparse in molti bagni di scuole e università, dove chi ha bisogno prende un assorbente e chi può lo lascia.

Assorbenti sospesi come fossero caffè ma molto più preziosi, in attesa che non servano più e si possa tornare a offrire solo caffè.

Leggi anche
Ciclo
di Federica Pennelli 3 min lettura
Giornata dell’Igiene Mestruale
di Costanza Giannelli 4 min lettura