Diritti

Mestruazioni: lo stigma impatta sulla salute riproduttiva

Mentre in Florida il Don’t Say Period minaccia di vietare l’educazione sanitaria a scuola, la vergogna e il silenzio attorno alle mestruazioni potrebbe addirittura aver condizionato la ricerca scientifica
Credit: Nataliya Vaitkevich
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
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14 aprile 2023 Aggiornato alle 19:00

Don’t Say Period è il controverso disegno di legge che dal 1° luglio, in Florida, potrebbe vietare qualsiasi forma di educazione sanitaria fino alla prima media, proibendo agli studenti di fare domande anche riguardo mestruazioni. Perché fanno così paura? L’intento dei repubblicani, sostenuti dal governatore Ron DeSantis, è quello di “uniformare l’educazione sessuale in tutti i 67 distretti scolastici della Florida e di fornire ai genitori maggiori possibilità di opporsi a libri o altri materiali che ritengono inappropriati per i bambini più piccoli”.

Molti esperti temono che l’aumento della vergogna e del silenzio intorno alle mestruazioni abbia un impatto negativo sulle bambine, sia dal punto di vista mentale che fisico. Considerando che l’educazione sessuale la riceve circa la metà degli adolescenti statunitensi tra i 10 e i 19 anni, è giusto parlarne il più possibile. Perché lo stigma nei confronti del corpo femminile e, soprattutto, del ciclo mestruale, genera disinformazione o assenza di educazione, che possono avere gravi conseguenze per la ricerca relativa alla salute riproduttiva.

«Se non diciamo loro che cos’è una mestruazione normale, come faranno a sapere quando qualcosa è anormale? Per esempio un ciclo troppo pesante o doloroso», ha spiegato a CbsNews la dottoressa Jennifer Lincoln, ginecologa e direttrice esecutiva dell’organizzazione no-profit Mayday Health per l’educazione alla salute.

Neanche i medici, però, sono immuni dalla vergogna per le mestruazioni: nel suo nuovo libro Womb (“Grembo”), l’ostetrica e podcaster Leah Hazard spiega che quello che lei definisce il “fattore disgustoso” associato al ciclo, porta molti medici e scienziati a evitare l’argomento. Si tratta dello stesso imbarazzo che induce le persone con le mestruazioni, spiega il New Yorker, a nascondere gli assorbenti interni nelle maniche quando vanno in bagno o a vergognarsi tremendamente per una macchia di sangue. Hazard racconta che, revisionando numerosi articoli scientifici, ha scoperto che esistono solo 400 studi che trattano il sangue mestruale, ma più di 15.000 dedicati al liquido seminale o allo sperma.

Le superstizioni riguardo le impurità delle mestruazioni non sono superate. La specialista in antropologia biologica Kate Clancy, autrice del volume Period (il termine si riferisce anche al ciclo mestruale, in inglese), racconta che dagli anni ‘20 agli anni ‘70 si discusse di un’ipotesi formulata da un medico che disse di aver scoperto una sostanza nel sangue mestruale che faceva appassire i fiori. Erano le cosiddette “menotossine”, che si credeva venissero espulse attraverso i pori della donna mestruata, nel suo sudore e nel suo latte materno. Anche se la teoria è stata confutata, le mestruazioni hanno continuato ad avere una pessima reputazione.

Lo studio del 2002 citato da Clancy mostra quanto sia palpabile la vergogna del ciclo: un’attrice, di fronte a un gruppo di partecipanti alla ricerca, doveva far cadere un assorbente o un fermaglio dalla sua borsa. Nel primo caso gli osservatori, sia uomini che donne, reagivano molto più duramente: erano perfino meno propensi a sedersi vicino a lei, la consideravano meno valida. Un’avversione simile deve aver spinto i medici a esplorare con meno vigore e interesse le mestruazioni e le sue cause: per molto tempo si è creduto che non favorisse l’adattamento fisiologico o genetico delle donne alla loro funzione riproduttiva. Ma Clancy sottolinea che molte prove suggeriscono che le mestruazioni possono aiutare l’utero a favorire una gravidanza più sicura per la madre e il feto.

La salute riproduttiva potrebbe aver subito gravi conseguenze per via dell’oscurità che avvolge il funzionamento dell’utero. Le opzioni di trattamento per chi sviluppa una serie di condizioni ginecologiche sono ancora limitate e contribuiscono alla diffusione di una procedura medica estrema e irreversibile: la rimozione dell’utero.

Le donne che si sottopongono all’isterectomia negli Usa, secondo i Centers for Disease and Prevention, sono ogni anno circa 600.000. Circa un terzo delle statunitensi lo fa entro i 65 anni, secondo l’American College of Obstetricians and Gynecologists. Si tratta della seconda operazione più frequente per le donne americane. Viene spesso effettuata per rimuovere i fibromi uterini, una patologia che sebbene affligga il 70/80% delle persone con utero nel corso della vita, rimane poco conosciuta.

Così come rimane poco esplorato, ancora, il potere rigenerativo dell’utero, che potrebbe dare un contributo utile al trattamento di una varietà di ferite croniche e fornire potenziali nuove terapie per quelle osservate negli anziani e nei diabetici. Addirittura, secondo un recente studio (Menstrual Fluid Factors Mediate Endometrial Repair), le perdite di sangue mestruale potrebbero avere proprietà curative: il plasma estratto, infatti, sembra migliorare il processo di riparazione delle ferite cutanee.

Forse, le mestruazioni, tutto questo scetticismo non se lo meritano. Forse sarebbe ora di affrontare l’argomento senza disagio, né imbarazzo. Per questo è cruciale parlarne fin da bambini: si tratta di discorsi fondamentali che si legano al funzionamento del nostro corpo, al genere, al sesso, al consenso e ai modi in cui ci evolviamo. E se non parleremo di mestruazioni, un giorno un gruppo di persone potrebbe approvare delle leggi pericolose che minacciano di privarci del diritto alla Salute.

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