Ambiente

Fonti fossili, allarme Iea: i target climatici sono irraggiungibili

Il World Energy Outlook 2023 dell’Agenzia Internazionale dell’Energia denuncia che il riscaldamento globale si avvia a +2,4 °C e propone 5 obiettivi
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24 ottobre 2023 Aggiornato alle 16:00

C’è un buco nero, vero ed evidente, nella transizione energetica globale che tutto il mondo - idealmente - dovrebbe portare avanti unito e compatto.

È l’abisso delle fonti fossili: sono ancora tante e troppo utilizzate. L’ultima ed ennesima denuncia è presentata oggi da un’istituzione di primo piano, l’Agenzia internazionale dell’Energia (Iea).

Il World Energy Outlook 2023 dell’ente arriva così a una sentenza abbastanza fatalistica e amara: i target climatici, a questo punto, potrebbero essere irraggiungibili.

La domanda di combustibili fossili infatti rimane talmente elevata, già nel presente ma anche guardando alle prospettive future, da trasformare in una chimera lontanissima il traguardo fissato dal noto Accordo di Parigi, ovvero mantenere l’incremento delle temperature medie del pianeta entro quota 1,5 °C, mentre sono avviate verso i 2,4 °C in questo secolo.

“Ciò rischia non solo di peggiorare gli impatti climatici dopo un anno di caldo record, ma anche di minare la sicurezza del sistema energetico, che è stato costruito per un mondo più fresco con eventi meteorologici meno estremi”, scrive l’Iea sottolineando come l’andamento attuale possa aggravare alcuni pericoli. “Ridurre la curva delle emissioni verso un percorso coerente con 1,5 °C rimane possibile ma sempre più difficile”.

Nel complesso, secondo l’indagine dell’Iea, sono necessari al più presto provvedimenti maggiormente efficaci per rimettere la Terra in carreggiata e contrastare in maniera davvero incisiva il riscaldamento globale che accende sempre più la questione climatica sul piano politico, economico e sociale.

Il World Energy Outlook 2023 si inserisce in un quadro generale dominato da tensioni geopolitiche e da mercati energetici fragili. Ma non solo: questo studio sulle prospettive mondiali suona come un nuovo monito in vista della Conferenza sul Clima di Dubai, la Cop28, in programma da giovedì 30 novembre a martedì 12 dicembre.

La pubblicazione è definita come il documento di punta prodotto dall’Agenzia Internazionale dell’Energia e pertanto è considerata come la fonte più autorevole di analisi e proiezioni su questi argomenti.

Diffusi ogni anno a partire dal 1998, i suoi dati oggettivi forniscono approfondimenti critici sulla domanda e l’offerta globale di energia in diversi scenari e sulle implicazioni per la sicurezza energetica, gli obiettivi riguardanti il cambiamento climatico ma anche lo sviluppo economico.

«La transizione verso l’energia pulita sta avvenendo in tutto il mondo ed è inarrestabile. Non è una questione di ‘se’, è solo una questione di ‘Quanto presto e prima è, meglio è per tutti noi’», ha affermato il direttore esecutivo dell’Iea Fatih Birol, illustrando il report.

L’Agenzia fa quindi cinque proposte per riprendere la strada maestra verso l’Accordo di Parigi: triplicare la capacità globale di energia rinnovabile, raddoppiare il tasso di miglioramento dell’efficienza energetica, ridurre del 75% le emissioni di metano legate ai combustibili fossili e prevedere ulteriori investimenti per triplicare i finanziamenti nel settore dell’energia pulita, soprattutto nell’ambito delle economie emergenti e in via di sviluppo.

L’ultimo obiettivo, forse il più difficile, è stabilire norme e scadenze che portino a un graduale abbattimento dell’utilizzo dei combustibili fossili, dimenticando le centrali elettriche a carbone.

In tutto questo, purtroppo, l’Italia non brilla visto che è il maggior finanziatore di fossili al mondo insieme agli Stati Uniti: lo ha mostrato il report di Oil Change International, un atto di accusa contro i Paesi che disattendono le promesse, fatte alla Cop26, di evitare i sussidi dannosi per l’ambiente.

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