Diritti

Ludopatia: un problema che va ben oltre il mondo del calcio

Recentemente si è tornati a parlare di calcioscommesse ma Nicolò Fagioli e Sandro Tonali non sono gli unici a giocare. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità in Italia l’azzardo coinvolge circa 5,2 milioni di abitudinari
Credit: Colourblind Kevin 
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29 ottobre 2023 Aggiornato alle 06:30

Nelle ultime settimane il mondo calcistico è stato scosso dallo scandalo delle scommesse che ha coinvolto alcuni giovani giocatori italiani.

Il primo nome a uscire allo scoperto è stato quello di Nicolò Fagioli, e successivamente quelli di Sandro Tonali – trasferitosi dal Milan al Newcastle nell’ultima sessione estiva di calciomercato - e Nicolò Zaniolo (ex giocatore della Roma, anche lui in Premier League con la maglia dell’Aston Villa).

Non essendo in possesso del quadro generale è sicuramente presto per fare disamine complessive ma da quello che è emerso sembrerebbe che, a differenza degli scandali italiani legati al calcioscommesse degli anni Ottanta e del 2011, questi casi non sembrerebbero essere dettati dalla volontà di alterare i risultati delle partite falsando il gioco, bensì da una dipendenza dal gioco d’azzardo.

Come riportato dal sito del Ministero della Salute, “il Disturbo da gioco d’azzardo (DGA) è una patologia che produce effetti sulle relazioni sociali o sulla salute seriamente invalidanti. Può assumere la connotazione di un vero e proprio disturbo psichiatrico ed è a tutti gli effetti una dipendenza patologica. Secondo il precedente DSM-IV (manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali), la prevalenza tra la popolazione adulta varia dall’1 al 3% della popolazione, con una maggiore diffusione tra familiari e parenti di giocatori. L’Istituto Superiore di Sanità stima che in Italia l’azzardo è un’attività che coinvolge una popolazione di circa 5,2 milioni di ‘abitudinari’ di cui circa 1,2 milioni sono considerati problematici, ovvero con dipendenza.”

La ludopatia è riconosciuta anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che specifica come spesso possa essere accompagnata da depressione, disturbo bipolare, attacchi di panico, impulsività e disturbi vari legati allo stress.

Secondo i risultati di una ricerca pubblicata nel 2020 che analizzava sia i minori tra i 14 e 17 anni sia la popolazione adulta, il 36,4% degli italiani (circa 18.450.000 persone) aveva giocato d’azzardo almeno una volta nei 12 mesi antecedenti l’intervista. Il gioco d’azzardo nell’ultimo anno ha interessato quasi un uomo su due (43,7% pari a oltre 10.500.000 persone) e una donna su tre (29,8% pari a 7.900.000). Si gioca soprattutto tra i 40 e i 64 anni e si inizia principalmente tra i 18 e i 25 anni (51,8%) e tra i 26 e i 35 anni (18,4%), più raramente oltre i 46 anni (7,4%).

La deposizione in procura di Nicolò Fagioli, che nel complesso aveva maturato 3 milioni di euro di debiti con diverse piattaforme online illegali, è il perfetto esempio di come sia difficile paragonare il contesto in cui si è sviluppata la sua forma di dipendenza a quello delle persone comuni. Fagioli ha raccontato che la sua dipendenza è partita dalla noia, una noia sintomo di una bolla totalmente diversa dalla società che la circonda e anche dalle altre professioni sportive, dove le atlete e gli atleti devono nella maggioranza dei casi fare altri lavori per mantenersi, una bolla dove i soldi sono talmente tanti che è difficile rendersi davvero conto di quanti se ne abbiano.

Su Rivista Undici, Davide Coppo ha spiegato alla perfezione il contesto della vita dei calciatori e le ragioni per cui i loro errori non possono essere giudicati come si farebbe per altre persone: «Un calciatore professionista non ha una vita normale, prima di essere professionista. Non più, non in questi anni. È programmato da quando ha sei anni a seguire un cursus honorum di isolamento e dedizione, per servire un pantheon di soldi e fama e successo. Quasi sempre, in Europa, non vanno a scuola, i giocatori: ci sono collegi specializzati per loro, senza ricreazioni normali, senza pagelle in grado di pregiudicare un percorso, in cui il doposcuola non sono i pomeriggi per i compiti da fare o da evitare, ma gli allenamenti per lavoro. Sono esseri estremamente semplici, e allo stesso tempo molto diversi dal resto dell’umanità. Ce ne si accorge pensando al fatto che, nel mondo del calcio, non esiste la minima traccia delle rivendicazioni che da quasi un secolo infiammano le società civili di tutto il pianeta: quelle per i diritti civili della comunità LGBTQ+».

L’ossimoro di questo fenomeno è il fatto che la ludopatia sia giustamente considerata un problema, ma che lo Stato abbia tutto l’interesse a promuovere il gioco d’azzardo, visto che ne detiene il monopolio e che dalle tassazioni ottiene miliardi di euro.

Le dinamiche dei primi approcci al gioco d’azzardo (un mondo molto più ampio delle sole scommesse) nell’età più giovane sono profondamente cambiate, diversificandosi: basti pensare alla questione degli innumerevoli influencer che sui propri canali social sponsorizzano “modi semplicissimi per diventare ricchi in poco tempo”, e spesso sono proprio ragazzi o ragazze della loro età a pubblicizzare certi canali promuovendo vere e proprie frodi. In Francia è stata approvata una legge che definisce legalmente gli influencer come “persone fisiche o giuridiche che, a pagamento, usano la loro notorietà per influenzare il loro pubblico e per promuovere beni e servizi online”, e tra le attività di cui è stata vietata la promozione vi sono anche le scommesse e il gioco d’azzardo. È essenziale che queste misure vengano prese a esempio anche a livello europeo e nazionale.

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