Ambiente

Guuud Niuuuz: arriva un nuovo vaccino per salvare i condor (e altre cose belle)

Ogni settimana, 4 buone notizie green dal mondo che forse non conoscevi: per essere più “eco” e meno “ego”
Credit: Jean Vella
Tempo di lettura 4 min lettura
20 ottobre 2023 Aggiornato alle 16:00

Oggi la crisi climatica-ambientale è una delle più gravi minacce e da tempo le istituzioni scientifiche e le organizzazioni ambientaliste lanciano allarmi sulle condizioni degli ecosistemi globali.

L‘aumento delle temperature, lo scioglimento dei ghiacciai, l’inquinamento chimico e la perdita di biodiversità presentano dati e trend in peggioramento.

Esistono, tuttavia, anche progetti, piani di mitigazione e notizie positive che spesso passano in secondo piano. Se vuoi scoprire le belle notizie d’ambiente (dall’Italia e dal mondo), questa è la rubrica che fa per te.

Un nuovo vaccino per salvare i condor dall’estinzione

Dopo decenni di sforzi per salvare il condor della California (gymnogyps californianus) dall’estinzione, una nuova minaccia ha fatto temere la perdita dei progressi degli ultimi anni: la diffusione di un ceppo dell’influenza aviaria che ha preso piede negli Stati Uniti all’inizio del 2022.

Ma una buona notizia sembra giungere dalle ricerche scientifiche condotte per sviluppare un vaccino in grado di proteggere i condor sopravvissuti, grazie alla sperimentazione avviata negli zoo di Los Angeles, San Diego e dell’Oregon.

Il famoso avvoltoio dall’apertura alare di 3 metri conta ormai su una popolazione ridotta a meno di 350 esemplari, che vivono in un territorio che si estende dal Pacifico nord-occidentale alla bassa California. «Perdere 20 uccelli equivale a ritardare di 10 anni il programma di recupero», ha dichiarato il dottor Hendrik Nollens, vicepresidente per la salute della fauna selvatica della San Diego Zoo Wildlife Alliance.

La costa californiana destinata alla conservazione naturale

Il promontorio di Point Conception, lungo la costa sud-ovest della California, è diventata un’area di conservazione e studio degli habitat naturali grazie all’iniziativa di diversi enti statali americani, organizzazioni ambientaliste e team scientifici. «Stiamo trasformando gran parte di Point Conception in una piattaforma per i progetti di conservazione, ricerca e recupero ecologico. I nostri risultati forniranno degli scorci sul futuro costiero della California. Abbiamo ancora molto da imparare sulle piante, animali, insetti e altri organismi della terraferma e in mare aperto - su come dipendono l’uno dall’altro», ha affermato Mark Reynolds, direttore della conservazione del Point Conception Institute. Nella nuova area protetta sono in corso più di 100 ricerche scientifiche, dove si stanno applicando strumenti scientifici come l’analisi genetica e i sensori iperspettrali dei satelliti, in grado di mappare e rilevare la diversità biologica, le specie in pericolo e quelle infestanti.

Un’area protetta per i rospi

Il rospo del Wyoming è una delle specie in via di estinzione verso cui si stanno moltiplicando gli sforzi per aumentarne il numero e soprattutto per preservare l’habitat naturale in cui vive. Il piano di salvataggio proposto dalle istituzioni dello Stato americano è diretto dalla coordinatrice erpetologica Wendy Estes-Zumpf del Wyoming Game and Fish Department: «Poiché i rospi necessitano di paesaggi intatti e puliti delle pianure alluvionali, gli sforzi per migliorare la quantità e l’integrità di queste aree umide avvantaggiano contemporaneamente anche molte altre specie dipendenti dalle zone umide», ha sottolineato.

Centinaia di rospi, allevati in zone protette, verranno progressivamente rilasciati negli habitat naturali del Wyoming, monitorando la fase di ripopolamento.

La nascita di un nuovo ghiacciaio

In un mondo dove i ghiacciai stanno scomparendo a causa della crisi climatica, i contadini del villaggio Chunda hanno unito gli sforzi per dare vita a una nuova fonte di acqua dolce, provando a creare un mini-ghiacciaio negli altopiani del Pakistan. Grazie alla collaborazione con gli scienziati dell’Icimod, organismo delle Nazioni Unite che studia i cambiamenti climatici nelle alte montagne asiatiche, è stato possibile avviare un progetto che prevede il recupero del ghiaccio dalla parte più a valle della montagna, dove si sta sciogliendo, portandolo a quote più alte per formare una nuova formazione di ghiaccio.

Zakir Hussain, ricercatore della University of Baltistan ha affermato che «secondo la conoscenza indigena ci vorranno 12 anni per mettere radici e poi altri 12 anni per farlo crescere».

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