Ambiente

Il caldo riduce la produttività del lavoro (anche se c’è l’aria condizionata)

Lo afferma una nuova ricerca condotta dall’University of Exeter, che ha esaminato le condizioni dei lavoratori nelle fabbriche cinesi di prodotti hi-tech
Credit: Thirdman  

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11 ottobre 2023 Aggiornato alle 08:00

Questa estate, e in parte anche nelle precedenti, le ondate di calore dettate dalla crisi climatica hanno sollevato una questione cruciale per i lavoratori: si può lavorare quando fa troppo caldo? E come influisce questo su salute e produttività?

Allo stesso tempo, mentre a esempio in Italia è stato rilanciato il tema della possibilità della cassa integrazione sopra i 35 °C oppure delle condizioni bollenti in cui un professionista ha diritto a non lavorare, ci si interroga sempre di più sugli effetti che il caldo può avere anche sulle stesse imprese. Per molti la risposta è stata che grazie alla tecnologia, come l’aria condizionata che offre refrigerio, le condizioni di lavoro minime e la produttività possono permanere, ma ora una nuova ricerca ci spiega che non è affatto così.

Il clima caldo infatti - sostiene uno studio condotto dall’University of Exeter - incide sulla produttività dei lavoratori anche quando è presente l’aria condizionata sul posto di lavoro.

L’analisi si è concentrata sulle temperature esterne e la produttività dei lavoratori in una fabbrica high-tech in Cina: dai dati raccolti è emerso che nonostante le condizioni climatiche controllate all’interno della fabbrica, la produttività è diminuita dello 0,83% per ogni aumento di 1°C della temperatura esterna.

Questo perché, sottolineano gli esperti, il caldo notturno, che a esempio può influenzare il sonno, incide sul calo della produttività ma anche il caldo diurno, anche se non è chiaro il motivo in casi di aria condizionata, può impattare sulla produttività stessa (anche dopo notti fresche).I ricercatori affermano che i loro risultati devono fungere da “ammonimento” mentre i governi e le imprese si adattano all’aumento delle temperature globali.

«Di solito pensiamo al cambiamento climatico in termini di impatto su vasta scala, ma colpisce anche i singoli individui, i lavoratori. Ricerche precedenti hanno dimostrato che – e non sorprende – le condizioni calde riducono la produttività quando le persone lavorano all’aperto o in edifici senza aria condizionata. I nostri risultati però mostrano che il caldo colpisce anche i lavoratori in una fabbrica a clima controllato e forniscono un’ulteriore prova dei probabili impatti economici del cambiamento climatico», sostiene Jingnan Chen dell’University of Exeter.

La ricerca ha raccolto i dati sulla quantità e qualità del lavoro svolto in 35.190 turni in una fabbrica che lavora il silicio e le componenti per pannelli solari. All’interno i condizionatori mantengono una temperatura costante di 25°C e un’umidità relativa del 60%. Secondo quanto osservato il calo di produttività dello 0,83% per ogni grado di aumento della temperatura significava che un lavoratore produceva da 22,6 a 33,4 “wafer” di silicio in meno.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Environmental and Resource Economics, sostiene infine che è necessario indagare ulteriormente, anche per modelli e previsioni economiche, sul rapporto legato all’effetto del caldo sulla produttività.

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