Il caldo riduce la produttività del lavoro (anche se c’è l’aria condizionata)
Questa estate, e in parte anche nelle precedenti, le ondate di calore dettate dalla crisi climatica hanno sollevato una questione cruciale per i lavoratori: si può lavorare quando fa troppo caldo? E come influisce questo su salute e produttività?
Allo stesso tempo, mentre a esempio in Italia è stato rilanciato il tema della possibilità della cassa integrazione sopra i 35 °C oppure delle condizioni bollenti in cui un professionista ha diritto a non lavorare, ci si interroga sempre di più sugli effetti che il caldo può avere anche sulle stesse imprese. Per molti la risposta è stata che grazie alla tecnologia, come l’aria condizionata che offre refrigerio, le condizioni di lavoro minime e la produttività possono permanere, ma ora una nuova ricerca ci spiega che non è affatto così.
Il clima caldo infatti - sostiene uno studio condotto dall’University of Exeter - incide sulla produttività dei lavoratori anche quando è presente l’aria condizionata sul posto di lavoro.
L’analisi si è concentrata sulle temperature esterne e la produttività dei lavoratori in una fabbrica high-tech in Cina: dai dati raccolti è emerso che nonostante le condizioni climatiche controllate all’interno della fabbrica, la produttività è diminuita dello 0,83% per ogni aumento di 1°C della temperatura esterna.
Questo perché, sottolineano gli esperti, il caldo notturno, che a esempio può influenzare il sonno, incide sul calo della produttività ma anche il caldo diurno, anche se non è chiaro il motivo in casi di aria condizionata, può impattare sulla produttività stessa (anche dopo notti fresche).I ricercatori affermano che i loro risultati devono fungere da “ammonimento” mentre i governi e le imprese si adattano all’aumento delle temperature globali.
«Di solito pensiamo al cambiamento climatico in termini di impatto su vasta scala, ma colpisce anche i singoli individui, i lavoratori. Ricerche precedenti hanno dimostrato che – e non sorprende – le condizioni calde riducono la produttività quando le persone lavorano all’aperto o in edifici senza aria condizionata. I nostri risultati però mostrano che il caldo colpisce anche i lavoratori in una fabbrica a clima controllato e forniscono un’ulteriore prova dei probabili impatti economici del cambiamento climatico», sostiene Jingnan Chen dell’University of Exeter.
La ricerca ha raccolto i dati sulla quantità e qualità del lavoro svolto in 35.190 turni in una fabbrica che lavora il silicio e le componenti per pannelli solari. All’interno i condizionatori mantengono una temperatura costante di 25°C e un’umidità relativa del 60%. Secondo quanto osservato il calo di produttività dello 0,83% per ogni grado di aumento della temperatura significava che un lavoratore produceva da 22,6 a 33,4 “wafer” di silicio in meno.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Environmental and Resource Economics, sostiene infine che è necessario indagare ulteriormente, anche per modelli e previsioni economiche, sul rapporto legato all’effetto del caldo sulla produttività.