Ho sognato una scuola allungata
Stanotte ho fatto un sogno. Il sogno che la scuola si allunga.
Che si allunga al pomeriggio. E no, non è una questione “personale” perché per fortuna mio figlio è in prima elementare, e - a Roma - gode del privilegio della scuola full time.
Ma so che così nelle scuole italiane non è, perché occorre un’organizzazione potente da parte dei Comuni, dei Presidi e degli insegnanti, per dare questo servizio ai ragazzi e alle famiglie.
Soprattutto nelle scuole medie la questione è importante. Nel nord Italia un comune piccolo come Moncalieri ha investito 300.000 euro quest’anno, per offrire questo servizio ai cittadini e alle cittadine. Ma anche senza “la forza” e i fondi della politica, anche singoli presidi, partecipando a bandi pubblici, hanno ottenuto finanziamenti per riempire la giornata degli studenti di attività ancillari, e trasformare la scuola nel luogo - anche - dell’intrattenimento.
Per esempio a Torino, il dirigente scolastico della scuola “Gino Strada”, Oscar Maroni, l’ha fatto impegnandosi personalmente.
Cosa fanno i ragazzi a scuola durante il pomeriggio? Trasformano il tempo “sdraiato” in tempo “produttivo”: fanno attività, compiti, giocano a scacchi, nuotano, imparano la chitarra, fanno coding o si arrampicano.
In questo modo la scuola - che ancora dovrebbe essere anche un po’ scuola di vita - si amplia e travalica non solo le mura delle classi ma anche i tempi, per diventare il grande luogo privilegiato della socialità.
Ma poi, ho sognato - anche - che la scuola si allunga all’estate. Perché solo in Italia gli studenti frequentano la scuola per 9 mesi l’anno soltanto?
Una petizione lanciata dalla Fondazione We World e delle autrici Mammadimerda che propone di cambiare il calendario scolastico ha raggiunto oltre 30.000 firme. E chiunque abbia figli non può che condividerla.
Il calendario scolastico è legato a quello “ottocentesco” del grano - sì avete capito bene, anzi lo so che lo sapete, del grano - quando i nostri antenati utilizzavano i figli come aiuti nella raccolta nei campi. È cambiato molto negli ultimi 100 anni. Da giugno a settembre così come nell’arco degli altri mesi le donne lavorano e la casa di giorno è vuota.
Ma non è “solo” una questione di tempi di lavoro dei genitori, e tempi di apprendimento. È anche l’esigenza di ripensare la scuola perché durante la pausa estiva i ragazzi perdono competenze. Lo hanno spiegato più volte Francesca Fiore e Sarah Malnerich nelle loro interviste.
Il sogno che la scuola si debba allungare deve diventare un progetto da realizzare. Sono convinta che sia anche per questo - per mancanza di supporto e di tempo e di energie - che nessuno, in Italia, vuol più far figli.
Ci vuole una legge? Gli insegnanti si arrabbieranno? Sono rimasti gli unici a fare tre mesi di ferie.
*se non dormivi, forse hai ascoltato questo editoriale ieri notte su Radio Rai Uno dopo la mezza, all’interno del Post Scripmum di Vittoria