Bambini

Scuola: a che punto siamo con l’educazione interculturale?

Viviamo in società globalizzate, dove le differenze linguistiche e sociali possono diventare una ricchezza per i bambini. Facciamo il punto tra numeri, progetti (presenti e futuri) e risorse a disposizione
Credit: Mary Taylor
Tempo di lettura 8 min lettura
30 settembre 2023 Aggiornato alle 07:00

Introduzione e alcuni dati

È possibile rivelare l’origine del concetto di educazione interculturale grazie allo sviluppo del fenomeno migratorio (specialmente tra gli anni ’70 e ’80) e l’avanzamento di differenti realtà culturali, linguistiche e sociali anche negli edifici scolastici.

Le 2 parole coesistono armoniosamente, come per indicare fin da subito che le molteplicità culturali possono essere considerate enormi opportunità educative.

Sicuramente, l’evolversi della globalizzazione ha favorito un acceleramento della nozione stessa di interculturalità tra i banchi di scuola perché i bambini si ritrovano a confrontarsi e condividere il proprio quotidiano in un mondo sempre più caratterizzato da infinite interconnessioni.

Da un punto di vista più generico, l’essere umano è costantemente in contatto con nuovi soggetti e nuove identità all’interno di una lente interculturale sempre più visibile. Secondo il report pubblicato dal Ministero dell’Istruzione e del Merito (Mur), che si riferisce all’anno scolastico 2020/2021, le studentesse e gli studenti con cittadinanza non italiana sono in totale 865.388 di cui il 65,3% è centralizzato soprattutto al Nord, il 22,2% al Centro e il 12,5% al Sud.

La Regione dove questa presenza risulta maggiore è ancora la Lombardia: nell’a.s. 2019/2020, infatti, aveva accolto 220.771 studenti di altri Paesi, oltre un quarto del totale presente in Italia (25,5%).

Prendendo in considerazione sempre questo arco temporale, i dati sono aumentati specialmente come conseguenza del prolungamento delle migrazioni che si registrano ogni anno. Gli studenti di cittadinanza non italiana sono nativi di quasi 200 Paesi del mondo: il 44,95% è di origine europea, il 26,9% africana e 20,2% asiatica.

Tuttavia, anche se esistono molteplici definizioni di interculturalità, spicca una caratteristica importante ossia il forte legame tra cultura e identità dal quale scaturiscono le manovre verso l’integrazione educativa.

Cenni storici

Il termine in questione è apparso in via ufficiale nelle scuole italiane con la Circolare ministeriale del 26 luglio 1990 (n. 205) che si focalizzava sull’accoglimento delle alunne e degli alunni di altre nazionalità e, conseguentemente, sull’educazione legata all’interculturalità come “risorsa positiva per i complessi processi di crescita della società e delle persone”.

Pertanto, l’obiettivo primario dell’educazione interculturale si delinea come “promozione delle capacità di convivenza costruttiva in un tessuto culturale e sociale multiforme. Comporta non solo l’accettazione e il rispetto del diverso, ma anche il riconoscimento della sua identità culturale, nella quotidiana ricerca di dialogo, di comprensione e di collaborazione, in una prospettiva di reciproco arricchimento”. L’allora Miur creò, il 6 dicembre 2006, l’Osservatorio per l’integrazione degli alunni stranieri e l’educazione interculturale a vantaggio dell’intera collettività scolastica. Inoltre, alcune istituzioni europee e internazionali hanno posto già da qualche tempo l’accento sull’educazione interculturale.

Il 19 gennaio del 2016 si tenne la risoluzione del Parlamento europeo sul ruolo del dialogo interculturale, della diversità culturale e dell’istruzione come strumenti essenziali con i quali promuovere i valori fondamentali dell’Ue. Il documento Unesco, invece, Guidelines on Intercultural Education, riporta: “Tradizionalmente vi sono due approcci: educazione multiculturale e educazione interculturale. Il primo, usa gli apprendimenti delle altre culture per generare una loro accettazione. Il secondo, si propone di andare oltre la passiva coesistenza al fine di raggiungere un modo di vivere insieme in evoluzione e sostenibile attraverso la creazione di comprensione, rispetto e dialogo tra gruppi culturali differenti”.

Sono 2 accezioni distinte ma, allo stesso tempo, unite tra di loro: è proprio l’aspetto multiculturale della società (tradotto concretamente nell’individuazione delle differenze) che sottolinea il bisogno di adottare un’educazione interculturale caratterizzata da un notevole bagaglio di conoscenze e idee in costante aumento.

I progressi

Il 17 marzo 2022 sono stati presentati presso l’Università Roma Tre e, nel frattempo, applicati in molti istituti e università gli Orientamenti interculturali che mettono in luce le varie modalità organizzative e le proposte per una scuola in grado di garantire accoglienza, inclusione e formazione verso un’interculturalità sempre più duratura.

Il documento ha conosciuto poi una celere attuazione con lo scoppio della guerra russo-ucraina. Gli istituti italiani hanno applicato (e stanno mettendo ancora in pratica) progetti di integrazione grazie ai quali bambine e bambini in fuga dalle esplosioni e dal conflitto riescono a continuare gli studi. Il Mue ha stabilito una somma pari 31.133.046 euro per finanziare 3.702 scuole con attività che ricoprono la sfera linguistica e sociale.

Si tratta di un aspetto sostanziale che evidenzia, ancora una volta, l’impegno verso un’interculturalità priva di muri seppure con qualche ostacolo da superare. Infatti, tutti i discenti con background migratori necessitano di continue azioni e interventi a favore dei propri diritti socioeducativi.

La Commissione europea ha realizzato Horizon2020 (o H2020), strumento di finanziamento per sostenere e promuovere la ricerca scientifica e l’innovazione, che ha dato la possibilità di portare avanti un progetto molto importante, chiamato Integration Mapping of Refugee and Migrant children in Schools and other Experiential environments in Europe (IMMERSE) di cui Save The Children Italia è partner. Si tratta di una piattaforma online in cui si possono riunire varie personalità con lo scopo di ottimizzare la formazione dei minorenni rifugiati e migranti in Europa attraverso attività inclusive e interculturali.

Tra queste spicca IMMERSE YOURSELF AGAIN!, un’esposizione di poesie e disegni realizzati da bambine e bambini tra i 7 e i 14 anni, dedicati al valore della lingua come mezzo potente di comunicazione, capace di garantire una forte inclusione interculturale.

Il plurilinguismo, infatti, è una caratteristica che ha un certo rilievo nel nostro Paese e a livello europeo. Basti pensare ai numerosi dialetti tipici di ogni Regione e i vari idiomi della popolazione extra Ue. L’Istituto Nazionale di Statistica - Istat, fece alcune stime nel 2015: le lingue maggiormente parlate dagli adolescenti stranieri che frequentavano le scuole secondarie erano cinese, filippino o tagalog, francese, inglese e romeno.

Le Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione, stabilite nel 2012, asseriscono che “una molteplicità di lingue e culture è entrata nelle nostre scuole” avvantaggiando l’insorgere di condizioni positive, interazioni e coesistenze globali.

Nondimeno, si legge sempre nel testo, “l’intercultura è già oggi il modello che permette a tutti i bambini e ragazzi il riconoscimento reciproco e dell’identità di ciascuno. La scuola raccoglie con successo una sfida universale, di apertura verso il mondo, di pratica dell’uguaglianza nel riconoscimento delle differenze”.

Prospettive future

Le istituzioni, i dirigenti scolastici, gli insegnanti, gli educatori, gli operatori sociali e le associazioni del terzo settore si sono posti l’obiettivo di garantire una costante e univoca collaborazione che porterà a un aggiornamento del sistema scolastico. Da una parte, i nuovi strumenti dovranno da una parte, concentrarsi su una concreta integrazione di numerose culture che esisteranno insieme, unite, senza perdere la propria identità; dall’altra, bisognerà conservare (se non ampliare) il progresso e il benessere attraverso l’educazione.

Sempre all’interno del documento Orientamenti culturali, si legge che uno dei prossimi obiettivi sarà il riconoscimento delle lingue. Il risultato sarà la valorizzazione del patrimonio linguistico e culturale anche degli alunni nati in contesti differenti e altre Nazioni.

Stando all’elaborato del Mur, i nuovi progetti dovranno basarsi sui seguenti punti:

- potenziamento delle specificità per sostenere l’inclusione e garantire un benessere scolastico duraturo;

- optare per libri di testo e tematiche didattiche che tengano conto della grande quantità di culture esistenti (sia per gli studenti sia per gli italiani);

- portare avanti le numerose collaborazioni tra stakeholders e costruirne di nuove;

- sostenere un rinnovo della didattica e delle relazioni tra tutti gli studenti in un ambiente che predilige un fiorente pluralismo culturale;

- innalzare la figura dell’insegnante che deve andare di pari passo con le metamorfosi culturali, innovative, tecnologiche e sociali;

- guidare le istituzioni scolastiche a introdurre annualmente il concetto di interculturalità anche per una predizione dell’educazione civica;

- indirizzare l’istruzione al consolidamento nei confronti del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali.

Inoltre, l’impostazione scolastica italiana (le metodologie di apprendimento, insegnamento e valutazione) e i rapporti tra i docenti, gli scolari e le famiglie giocano un ruolo vitale per l’ampliamento di un’educazione interculturale scolastica ed extrascolastica, perché ciò che viene appreso tra le mura degli istituti verrà poi portato “fuori” dal bambino.

Infine, l’idea di un’educazione interculturale sta avanzando adesso in numerose forme che prendono in considerazione svariate situazioni economico-sociali e Paesi, dove l’esistenza di culture diverse viene rilevata a partire dall’infanzia e fino all’età adulta. Questo processo deve essere continuamente sostenuto da metodologie e scelte che si basano su politiche sociali e educative dirette all’identificazione di una pluralità condivisa.

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