Città

Roma: il trasporto pubblico è sempre più problematico

Dai taxi agli autobus, passando per le linee della metropolitana, la mobilità della Capitale è in una condizione critica. E con l’avvicinarsi del Giubileo 2025 la situazione si complica ulteriormente
Credit: Hynek Janac  

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6 ottobre 2023 Aggiornato alle 09:00

Dopo 15 mesi di stop, il tram 8 è ripartito. Per poco, però.

Un guasto all’alimentazione proprio nel giorno dell’annuncio della ripartenza ha interrotto, di nuovo, la linea che collega il cuore di Roma, con capolinea a Piazza Venezia, con la Gianicolense.

L’ironia crudele del rilancio fallito di una delle principali linee di superficie del trasporto pubblico romano, però, è solo la punta dell’iceberg.

Taxi introvabili, metro ogni 30 minuti, autobus eternamente in ritardo e sovraffollati, ascensori e scale mobili guasti: quello della mobilità romana è un girone dantesco, reso ancora più infernale dai cantieri straordinari in vista del Giubileo che hanno fatto scendere la “velocità commerciale” – il rapporto tra la distanza percorsa e il tempo impiegato per percorrerla – a 12 km/h e portato a un congestionamento del traffico che mette alla prova anche una città abituata da sempre a ingorghi e rallentamenti.

Per arrivare dal Circo Massimo a Borgo Pio nell’ora di punta, spiegava Antonello Caporale, possono volerci 100 minuti:1 ora e 40 minuti per fare meno di 5 km.

Giubileo, però, non significa solo lavori e cantieri, ma anche un aumento del flusso turistico che le infrastrutture già in affanno non sono preparate a sostenere.

La metro A sta subendo un processo di ammodernamento e fino a Natale si fermerà alle ore 21. Eppure, è probabilmente la linea che spicca per efficienza. Su 31 treni disponibili, sulla linea B ne girano tra i 12 e i 18 al giorno, con tempi di attesa che possono arrivare tranquillamente a 20/25 minuti. Nemmeno la nuova metro C fa meglio: nella tratta già conclusa viaggiano solo 13 treni su 30 e i 9 minuti di attesa spesso diventano 25.

Tutto questo sempre che si riesca ad accedervi: scale mobili, ascensori e montascale guasti rendono estremamente difficile, quando non letteralmente impossibile, usufruire delle metropolitane alle persone che hanno problemi di mobilità e a chi deve spostarsi con carrozzine e passeggini.

A marzo era fuori uso 1 ascensore su 2 e 1 scala mobile su 4, ma quello dei guasti e della manutenzione mancante è un problema che si trascina da anni.

In superficie le cose non vanno meglio. Non solo per la lentezza degli spostamenti – i tempi di percorrenza medi nell’area metropolitana sono di 51 min – ma anche, e soprattutto, per le disuguaglianze che caratterizzano il servizio.

Se la possibilità di accedere ai mezzi nelle zone centrali (al netto di guasti, ritardi e bus spesso affollati oltre la capienza) è tutto sommato buona, la situazione è critica nelle aree periferiche, con alcune zone in cui è praticamente inesistente.

In molte zone fuori dal Centro anche il tracking arranca: sebbene ogni autobus sia dotato di Gps, ha scritto Vincenzo Bisbiglia sul Fatto Quotidiano, almeno il 5% dei mezzi Atac non comunica con l’app di Google Maps.

In periferia la percentuale arriva al 18%. Un elemento, quello della disuguaglianza, che rischia di rimanere schiacciato sotto una narrazione che cancella una parte fondamentale delle criticità strutturali del trasporto pubblico romano.

Più visibile, anche grazie alle lamentele di vip e politici, l’ormai cronica mancanza di taxi.

“Il sindaco Roberto Gualtieri vorrebbe altre 1.500 licenze, Uri Taxi ha rilanciato con 200, le trattative sono in corso”, spiega Bisbiglia, che ha ricordato anche come quello dei taxi sia un “servizio cosiddetto ‘complementare’, tradizionalmente elitario, destinato a coprire non più del 5% del tpl. E infatti, i 45 milioni di utenti Taxi sono proprio il 5% dei 940 milioni di passeggeri Atac del 2021 (nel 2015 erano 1,2 miliardi)”. In una città, forse vale la pena sottolinearlo, che ha tariffe tra le più alte d’Europa.

Con 2 milioni di auto private per 2,8 milioni di abitanti, Roma è ancora una città autocentrica. Nel 2021 la percentuale di romani che sceglieva di spostarsi in auto era del 46%. Oggi 6 abitanti su 10 si muove in macchina e meno del 10% dei residenti (9,6%) sceglie i trasporti pubblici.

Questo ha conseguenze non solo sul congestionamento del traffico, ma anche sul numero di incidenti stradali – di cui Roma ha il triste primato – ma anche sui livelli di inquinamento. La cosa inquietante è che sono strade che dovrebbero essere a traffico limitato, “ma che purtroppo - ha spiegato Associazione Cittadini per l’Aria - nella realtà non lo sono, così delineate e costantemente oggetto di deroghe e violazioni”.

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